PIACERI E VERDURE: LA CICORIA DI CAIAZZO (CASERTA) SU 'LIBERO' DI FELTRI
Data: Domenica, 03 giugno @ 10:26:12 CEST
Argomento: Cultura




Caiazzo (di Giuseppe Sangiovanni da Libero del 3 giugno 2007) - «Caro Ciccio, ti invitiamo con la gentile consorte al Cicoria Day che si terrà nella nostra comunità dall'1 al 3 giugno». Comincia così la lettera inviata al vice premier e ministro dei Beni Culturali, Francesco Rutelli, scritta da una rappresentanza dell'Accademia della Cicoria, con il comitato (deus ex machina della tre giorni) dedicata alla gustosa pianta erbacea finita di recente nel mirino dei media per le miracolose proprietà afrodisiache. La caratteristica verdura, regina della tavola, sarà protagonista di una festa enogastronomica, che ha lo scopo di diffondere l'immagine di una città ricca di storia e cultura. Una tre giorni di gastronomia mixata all'arte, all'artigianato, con momenti di musica, teatro, visite guidate nella città "romana", danza e mostre. Un evento importante, che mira a valorizzazione il prodotto tipico della città(con olio e vino) che farà conoscere le bellezze architettoniche, le tradizioni di Caiazzo, in provincia di Caserta, ma poco distante anche dal Sud Pontino, che si appresta a diventare capitale della cicoria. Una città in fermento culturale che con l'umile cicoria tenta la scalata turistica. «Caro Ciccio», prosegue la lettera, «è l'occasione per provare il "principio attivo miracoloso" della nostra cicoria, da millenni decantato dai nostri avi. Ti aspettiamo, a Caiazzo, cittadina che ha dato i natali a Giuseppe Jovinelli, fondatore del teatro Jovinelli di Roma, patria del vino Pallagrello». Un invito ruspante, quello di una comunità forte nel carattere, gelosa della propria identità, ancora oggi visibile nell'elemento indigeno. Borgata casertana allevata e allenata al ragù, non a salmone, orgogliosa della propria cultura contadina, che sa ancora di canti sull'aia, di nenie, da mietitori, di cori di filande. Cose da amare e venerare. «Abbiamo bisogno di diluire pian piano il ragù (unendolo al salmone), familiare al nostro palato, per immergerci in un profumo, sia pure lontano, di cose sconosciute alle nuove generazioni che hanno l'opportunità di riscoprire sapori in via di estinzione». Ma da Rutelli, per ora, nessuna risposta.





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