CASERTA, SCRITTORI E RIFIUTI: LETTERA APERTA AD ANTONIO PASCALE
Data: Venerdì, 27 aprile @ 15:01:09 CEST
Argomento: Cultura




Uno scrittore, un intellettuale può essere contraddetto? Non è costume nel nostro Paese, attraversato da lobby e consorterie di vario genere. Lo faccio con questa lettera aperta ad Antonio Pascale (alla quale lui, forse impegnatissimo, non risponderà). Pascale è un giovane scrittore che stimo, per averne letto quanto ne potevo, anche uno “speciale” a puntate per “Il Riformista”! Oggi apprendo che lavora al ministero delle Politiche Agricole: una definizione strana che ne fa, ad un pubblico distratto, quasi uno scrittore della domenica. Invece, egli è affermato, premiato, bravo veramente. Direi anche coccolato, per questo strano vezzo italiano di tirare nei propri salotti, nelle proprie redazioni, nei propri premi chi ha avuto il “merito” di “cantargliene quattro” ad una certa classe politica. Una classe politica per certi versi volutamente indefinita e, nel più dei casi, davvero indifendibile. Pascale, con altri, ha indovinato quel filone, a metà tra il romanzo e il reportage, che fa diventare veramente strafighi gli scrittori. Nessuna novità: negli anni ’60 e ’70 quattro ragazzacci chiamati “Uccelli” erano straviziati dalla Roma intellettuale che, quella veramente sì, contava. E ne frequentavano salotti e letti, indifferentemente. Pascale da un po’ collabora, addirittura con un editoriale nelle prime pagine, al rinnovato mensile dell’amministrazione provinciale. Lo farà sicuramente a titolo gratuito (a differenza degli altri collaboratori, ritengo, i quali sono quasi tutti redattori e collaboratori degli organi di informazione della nostra città, per un’abitudine ormai praticata da decenni, qualunque scudetto fosse effigiato sul simbolo del partito del Presidente). Lì, nel mensile, Pascale discetta del più e del meno, regalando ai lettori l’arguzia e il fine ragionamento che solo uno scrittore può avere dalla sua “finestra sul cortile”. Oggi, poi, Pascale – evidentemente sollecitato dal Corriere del Mezzogiorno -, interviene sulla nostra ennesima emergenza rifiuti, bacchettando il vescovo Raffaele Nogaro e quelli che, come lui, avversano l’attivazione della discarica Lo Uttaro. Un’attivazione, è il caso di sottolinearlo, che interviene a seguito di un’intesa siglata tra il commissario emergenza rifiuti Guido Bertolaso, il sindaco di Caserta e il presidente dell’amministrazione provinciale (quella che edita il mensile cui collabora Pascale). Nogaro e gli altri, dice Pascale più o meno, sono ammalati di ideologie, perché – questo è il suo ragionamento – da qualche parte bisogna pur cominciare per arrivare come a Vienna dove l’inceneritore è addirittura elemento di bellezza della città. Ho sintetizzato male? Troppo? Benissimo. Non fa una grinza. Fin qui, però. Perché tutti siamo innamorati della bellezza, a tutti piace che i politici siano “interventisti” e non semplicemente lamentosi o protestatari. Ma, caro Pascale, Nogaro (sulle cui idee in generale sono pochissimo d’accordo), Messina e gli altri (idem con patate, se mi è permesso, nel dialogo con uno scrittore, questo tratto un po’ burino) non sono dei brigatisti rossi. O, meglio, dei luddisti. Qui, da mesi, si sta discutendo di altro e per altro si protesta. Di una scelta per lo Uttaro che ha scartato altri sei siti, dove probabilmente non si sarebbe sversato su montagne di altri rifiuti lì sotterrati. Di una scelta che taglia le gambe al futuro dell’ex St. Gobain, del Policlinico. Di Caserta. Di una scelta che non tiene conto degli effetti di quanto è scritto e temuto in un rapporto commissionato dallo stesso Bertolaso (riguardo a tumori, ecc.). Di una scelta per la quale si procede a sversare senza piano di gestione (un piano previsto dalla stessa intesa). Di una scelta che apre una discarica dove gli operai lavorano senza nemmeno l’impianto idrico. Di una discarica dove il Tg regionale della Rai (non un’emittente locale) dice che si sversa anche da fuori Caserta. Di una discarica dove (“La Repubblica” di oggi”) si pretende di venire a sversare da fuori Caserta (perché anche Caserta ha sversato altrove: questo il ragionamento, come quello di un bambino dispettoso all’asilo). Di una discarica dove (lo scrivono i giornali) si pesano ad occhio le tonnellate. Di una discarica per la quale il commissario De Franciscis non ha i soldi per pagare le analisi e i controlli (che però continuano ad essere fatti dall’Arpac . che intende consegnare i risultati dopo un mese!). Di una discarica per la quale tutti (credo anche Pascale) non vorremmo che facesse la fine di quella di Villaricca. Lì Bertolaso (lo scrive sempre “La Repubblica” di oggi) “si è sentito tradito dai suoi” perché ci sono tonnellate di percolato che non dovevano esserci. E si scusa. Deve finire così anche a lo Uttaro? Con qualche scusa per il percolato che già cola dai camion che arrivano dal Cdr di S.Maria C.V.(lo scrivono sempre i giornali)? Perciò, caro Pascale, va benissimo la discarica o l’inceneritore. A patto che, da subito, si faccia come a Vienna. Poi potrà farci un altro reportage, narrando con bravura del paesaggio urbano che si trasforma. O no?
(F.Caruso)

(glielo dico subito: il mio è uno pseudonimo. Così sgombriamo subito il campo dai discorsetti “lancia il sasso e nasconde la mano” et similia. Chi usa uno pseudonimo meriterà pure una confutazione sui fatti piuttosto che deviazioni del discorso, o no?). (27 aprile 2007-15:00)





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