TANGENTI SULLA COSTRUZIONE DEL CARCERE DI SANTA MARIA C.V.: 12 ARRESTI
Data: Venerdì, 12 dicembre @ 17:50:04 CET
Argomento: Cronaca




Dodici ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dalla Dia di Napoli e dalla squadra mobile di Caserta nei confronti di appartenenti al clan dei Casalesi, ad altri gruppi criminali del casertano e ad imprenditori collusi, per estorsioni alle imprese impegnate nella costruzione del nuovo carcere di S. Maria Capua Vetere. Cinque dei destinatari dei provvedimenti emessi dal gip Giovanna Ceppaluni su richiesta della Dda erano già detenuti. Tra essi Salvatore Belforte, 43 anni, ritenuto il capo del gruppo dei "marcianisani", alleati dello "scissionista" del clan dei casalesi Giuseppe Quadrano. I fatti risalgano a più di 10 anni fa, ma solo negli ultimi due anni gli investigatori sono riusciti ad infrangere il muro di omertà e di collusione dei responsabili dei cantieri e degli imprenditori, alcuni dei quali da vittime erano diventati complici dei clan. La "camorra imprenditrice" dei casalesi, con forti interessi nel settore edilizio - secondo quanto è emerso dalle indagini - era riuscita a mettere sotto estorsione anche imprese di livello nazionale come la "Pizzarotti s.p.a" e ad imporre omertà anche a tecnici che risiedevano in altre zone del Paese. La costruzione del nuovo carcere di S. Maria Capua Vetere, per un importo di quasi 82 miliardi vecchie lire, fu decisa dal ministero nel 1992. Ad aggiudicarsi l' appalto fu la Cmc (Cooperativa Muratori e Cememtisti) capogruppo di un raggruppamento temporaneo di imprese del quale facevano parte anche la "Pizzarotti" e la "Pro.ge.co s.p.a". Fin dall' apertura dei cantiere elementi di spicco dei clan casertani come Dario de Simone, attualmente collaboratore di giustizia, e Vincenzo Zagaria, 46 anni, raggiunto da una delle ordinanze di custodia cautelare, e già detenuto per altri motivi, intimidirono pesantemente le imprese. Un ingegnere della "Pizzarotti spa", Giovanni Negro, fu schiaffeggiato violentemente, riportando la perforazione del timpano. Il responsabile della società fu addirittura prelevato e portato davanti a Francesco Bidognetti, detto "Cicciotto 'e mezanotte'', braccio destro del capoclan dei Casalesi Francesco Schiavone, che impose all' impresa di affidare lavori in subappalto a ditte di fiducia della camorra oltre al pagamento delle tangenti. Anche l' impresa che doveva fornire il calcestruzzo fu scelta dai clan. Nei cantieri del carcere in costruzione furono compiuti diversi raid intimidatori, nel corso dei quali furono esplosi colpi di mitra e danneggiati mezzi ed attrezzature per spaventare gli operai. Il meccanismo estorsivo imposto dai casalesi trasformava le imprese da vittime in complici, attraverso i subappalti imposti dai casalesi e poi dagli "scissionisti" del clan che facevano a capo a Giuseppe Quadrano ed Alberto Di Tella, oggi collaboratori di giustizia. Le indagini della Dda hanno coinvolto diversi imprenditori: Stefano Ferraro, 70 anni; Dante di Puorto, 67; Francesco Fabozzo, 44; Rodolfo Statutto, 68, titolare della "Beton Caserta srl", alla quale fu affidata la fornitura del calcestruzzo; Antonio Pecchia, 64, e Guido Zagaria, fratello del boss Vincenzo Zagaria. Le imprese entrate nel giro della camorra ricevevano compensi molto più alti rispetto ai prezzi di mercato, e pagavano a propria volta tangenti. In cambio, fornivano prestazioni spesso scadenti, facendo nascere controversie legali sulla qualità dei lavori. A fare da collettore delle tangenti tra gli imprenditori era Antonio Pecchia. Solo ad un decennio di distanza e quando è scattata l' accusa di favoreggiamento e false dichiarazioni al pm Raffaele Marino, gli imprenditori hanno ammesso le estorsioni subite. Agli investigatori hanno detto di non averle denunciato perché anche i loro familiari erano stati minacciati.





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