L'ESPRESSO DEDICA DUE PAGINE ALL'IMMOBILIARISTA STATUTO DI CASALUCE (CASERTA)
Data: Sabato, 24 febbraio @ 21:35:48 CET
Argomento: Economia


Il 10 febbraio scorso un articolo su Milano-Finanza Vedi qui, questa settimana, per Giuseppe Statuto, originario di una famiglia di imprenditori di Casaluce e trapiantato a Milano, due pagine su L'Espresso. Il 26 febbraio compirà 40 anni


MILANO - L'immobiliarista dice di valere 3 miliardi. Fra terreni, palazzi di prestigio e alberghi. Ma i debiti salgono. E a Milano inciampa su due ostacoli
Ai tempi delle scalate bancarie, quelle di Gianpiero Fiorani, Danilo Coppola e Stefano Ricucci, le cronache lo avevano messo nel mazzo dei furbetti. Acqua passata. Adesso Giuseppe Statuto da Casaluce, provincia di Caserta, 40 anni da compiere il 26 febbraio, conquista i titoli dei giornali con un'altra etichetta: 'Mister 3 miliardi'. Di euro, naturalmente. Che poi, a conti fatti, sarebbe il valore del suo patrimonio in palazzi, alberghi e terreni nella sola Milano, dove ormai gravita la gran parte dei suoi affari. Mentre il resto d'Italia, a cominciare da Roma, vale in totale un altro miliardo di euro. Difficile fare cifre precise. A maggior ragione in un settore come quello immobiliare, da anni in costante fermento, dove le valutazioni rischiano di apparire quanto mai soggettive. Di certo, però, non si può dire che lo sbarco di Statuto a Milano sia passato inosservato. È arrivato a sborsare 40 mila euro al metro quadro per aggiudicarsi il cosiddetto palazzo Gucci di via Montenapoleone. E comprando l'hotel Four Season ha pagato un prezzo senza precedenti sul mercato europeo degli alberghi: qualcosa come 1.650 milioni di euro a stanza. "Si è mosso come un elefante in cristalleria", malignano i concorrenti. E via a elencare spese folli e incidenti di percorso. Come quello di via Magolfa, nella zona dei Navigli, dove l'immobiliarista di origine campana ha da tempo cominciato a vendere decine e decine di appartamenti di un nuovo centro residenziale da oltre 13 mila metri quadrati di superficie, con giardino e box di proprietà. Un'operazione sfortunata, perché due mesi fa è fallita l'impresa di costruzioni a cui era stato appaltato il lavoro. Il cantiere, già in ritardo di un paio di anni, si è fermato del tutto. E così Statuto è stato costretto a fronteggiare le proteste di decine di aspiranti proprietari che avevano sborsato caparre salatissime nella speranza di conquistare un posto al sole in uno dei quartieri più trendy di Milano. "Abbiamo trasferito l'appalto a un'altra ditta", spiega l'ex furbetto e promette che "entro la fine dell'anno i lavori saranno completati". Si vedrà. Di certo non è un esordio felice per un imprenditore che proprio in quello spicchio a sud-ovest di Milano, compreso tra i Navigli e la circonvallazione esterna, ha puntato decine di milioni di euro con progetti di sviluppo immobiliare, aggiudicandosi, per esempio, anche l'area dell'ex Sieroterapico. Tutti investimenti di rilievo, realizzati negli ultimi anni senza clamore e in qualche caso, come in via Magolfa, con l'appoggio della banca d'affari americana Lehman. La pubblicità, non sempre gradita, è invece arrivata con lo sbarco in grande stile nel centro città. Ha fatto un gran rumore, per esempio, l'acquisto del Palazzo del Toro, che occupa un intero lato di piazza San Babila, a pochi passi dal Duomo. E non solo per il prezzo da record dell'operazione conclusa nell'estate del 2005. In totale oltre 235 milioni pagati per aggiudicarsi un immobile di gran fama, opera degli architetti Emilio Lancia e Raffaele Merendi. Il fatto è che poche settimane dopo la firma dell'affare, i commercianti che hanno i loro negozi al piano terra del palazzo si sono visti recapitare onerosissime richieste d'aumento degli affitti. Stessa sorte anche per l'inquilino più prestigioso: lo storico Teatro Nuovo, che stava per chiudere i battenti. Per salvare il palcoscenico è intervenuto addirittura il Parlamento, che dopo mesi di polemiche ha varato in fretta e furia un decreto che proroga di nove anni i contratti per i teatri a rischio sfratto. I commercianti invece sono ancora sul piede di guerra. Statuto però si chiama fuori. Per mesi ha propagandato l'idea di creare proprio lì, in San Babila, la versione milanese degli Harrod's di Londra. Vetrine scintillanti, grandi griffe e marchi di prestigio. Ora che il progetto è tramontato, l'immobiliarista spiega invece di aver girato già molto tempo fa l'intera zona commerciale, e anche il teatro, al gruppo trevigiano Finint, tenendo per sé solo le aree a uso uffici dei piani superiori. E precisa anche che in realtà a gestire la vendita dei negozi adesso è la Fim, una società del gruppo Pirelli Real Estate. In effetti l'acquisto del Palazzo del Toro era stato finanziato con un leasing da 175 milioni siglato da Banca Italease. Nel giro di un mese, nel luglio del 2005, una parte del contratto è stato girato a Finint per 130 milioni. Chi comanda, allora? I vertici di Finint, interpellati in proposito, hanno ritenuto di non rispondere. Sul bilancio della società veneta si legge però che Finint "ha assistito il gruppo Statuto nell'analisi e nella strutturazione di diverse operazioni di finanza straordinaria". A ben guardare non è chiaro neppure il ruolo e la provenienza di un'altra società, la Sviluppo Immobili Milano Centro, che ha siglato gli avvisi di sfratto per alcuni degli inquilini del palazzo di San Babila. Da principio faceva capo agli stessi azionisti di comando di Finint (Andrea De Vido e Enrico Marchi) poi, nell'estate scorsa, il controllo è stato trasferito a una finanziaria lussemburghese di cui non sono noti i soci. In questa gran giostra di nomi e contratti l'affare San Babila stenta però a decollare, mentre continuano a correre gli interessi sul maxi leasing acceso per completare l'acquisizione. Poco male. Milano ormai è in cima ai pensieri di Statuto che nei quartieri del lusso, da Brera fino al quadrilatero della moda in via Manzoni e dintorni, si è messo a caccia di quelli che gli addetti ai lavori definiscono 'pezzi unici'. Veri gioielli immobiliari che in qualche modo sfuggono agli alti e bassi del mercato. Palazzi da collezione che possono sempre contare su un pubblico di amatori: investitori arabi, giapponesi, grandi fondi statunitensi. In altre parole, se dopo tanti anni di rialzi il trading è ormai diventato un esercizio ad altissimo rischio, allora meglio concentrarsi sugli asset di extra lusso, che, almeno sulla carta, offrono più garanzie nel caso di improvvisi tracolli del mercato. E allora Statuto gioca in difesa? A sentir lui pare proprio di no. Anzi, si dice pronto a indossare anche il cappello da albergatore. A Venezia ha comprato il Danieli, nel centro di Londra un hotel col marchio Crowne Plaza e a Milano, oltre al Four Season, ha avviato i lavori per altre due griffe di prestigio: il W in via Brera e il St. Regis in via Monte di Pietà. Il conto finale di questa raffica di iniziative dovrebbe arrivare a sfiorare i 600 milioni di euro. Per il solo Danieli, messo in vendita dal gruppo internazionale Starwood, è stato pagato un avviamento di circa 80 milioni su un prezzo complessivo di circa 177 milioni. Troppi? Sul mercato c'è chi parla di follie, ma finora Statuto è riuscito a finanziare senza grandi problemi la sua espansione a passo di carica. Il mercato immobiliare ha sempre premiato le sue incursioni all'insegna del mordi e fuggi. Le plusvalenze da trading di palazzi e terreni hanno sfiorato i 45 milioni nel 2005. Senza contare la fortunata puntata su Bnl, che gli ha garantito un profitto esentasse di 112 milioni di euro. Stesso discorso per altre redditizie compravendite messe a segno su Antonveneta e Rcs, a ruota dei furbetti, nella calda estate dei 2005. In quello stesso anno però, l'ultimo di cui sono disponibili i conti ufficiali, anche i debiti sono aumentati. Quelli finanziari sono arrivati a sfiorare il miliardo di euro, per almeno un terzo legati ai contratti di leasing. E per il 2006? Pare difficile ipotizzare un taglio netto all'esposizione bancaria. La scommessa sugli hotel si è rivelata molto costosa e dai ritorni tutt'altro che certi. Ma Mister 3 miliardi fa gli scongiuri. Dice che il mercato sta per ripartire. E finora ha sempre vinto le sue scommesse. (Vittorio Malagutti - L'Espresso - 24 Febbraio 2007)





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