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ASTE: COME "SCIPPA" LA "SCIP" DI STATO


Per acquistare gli immobili dismessi dallo Stato la (cospicua) cauzione va versata immediatamente ma, per riavere la somma in caso di non aggiudicazione, ci si deve immettere in una procedura burocratica lunga e costosa con il rischio di perdere i soldi se ci si dimentica per un attimo di sollecitare la restituzione dei propri soldi. E' capitato ad un professionista casertano che, partecipando ad un'asta indetta dalla «Scip» (Società Cartolarizzazione Immobili Pubblici) ha dovuto quasi elemosinare per ottenere indietro la somma versata, per legge, nelle casse dello Stato che tardava a restituire il danaro. In molti ci sono caduti. Anche cittadini casertani che – dopo il bando della «Scip» (per la vendita di numerosi immobili (alcuni anche a Caserta, alla Via De Martino) – hanno partecipato alle aste che si effettuano presso gli studi notarili per l’aggiudicazione degli immbili dismessi dallo Stato ed ora sono in attesa di avere il rimborso delle cauzioni. Ma vediamo più da vicino come si svolgono i fatti. La società di cartolarizzazione di stato, appunto la «Scip», bandisce la vendita di immobili e tra le condizioni previste per l’offerta è incluso, a pena di decadenza, il versamento del 10% (dieci per cento), del prezzo posto a base dell’asta. Per meglio comprendere, con un esempio concreto verificatosi nella realtà, un professionista casertano (noto avvocato civilista con studio in centro) che ha concorso all’asta per acquistare un immobile ubicato a Roma in Piazzale Clodio, 61, il cui prezzo era fissato in 139.000 euro ha versato, lo scorso dieci ottobre (per l’asta che si doveva tenere il dodici dello stesso mese) 13.900 euro – quasi ventisette milioni delle affascinanti e invidiate vecchie lire. All’asta hanno partecipato 60 offerenti e versato, quindi, 834.000 euro alla Scip (un miliardo e settecento), e, ovviamente, un solo partecipante è risultato aggiudicatario (pare che abbia praticato un aumento del 92%). La restituzione della somma a cauzione al professionista casertano è avvenuta il 20 novembre e verosimilmente anche gli altri 59 offerenti hanno avuto la medesima sorta, se non peggio, perché il professioinista casertano ha impiegato più di un mese per addentrarsi nei meandri della burocrazia Inps, Inpdai, per risalire al suo bonifico. La resittuzione è avvenuta grazie alle sue insistenze (quasi bonarie minacce), mentre i soldi dei più buoni sono ancora in tasca alla «Scip». Moltiplicando gli immobili posti in vendita per un numero medio di partecipanti alla gara, risultano cifre per migliaia di miliardi di vecchie lire che, per circa 60 giorni, sono detenuti illegittimamente, arbitrariamente e per scopo di lucro dallo Stato. Soldi, ed è vergognoso, che restano depositati presdso le banche, che come si sa, di certo non li custodiscono infruttuosamente come si converrebbe ad una normale custodia. Ecco spiegato il perché dei ritardi nelle restituzioni: ovvero un ritardo lucroso a scapito della povera gente che, senza quelle risorse, non può far fronte ad altri impegni e, perché no, ad altre offerte. In moti si chiedono: «Ma è possibile che il sistema consenta alle banche di arricchirsi in maniera così truffaldina e squallida»? Va detto che quei 60 giorni ripetuti per aste bandite in successione consentono lucro per centinaia di miliardi di vecchie lire perché i «custodi», nel frattempo, «vendono» i soldi degli altri (che, nella specie, non hanno voluto fossero nelle loro mani), spesso a tassi che rasentono l’usura. Della vicenda – a quanto è dato sapere – si occuperà, nei prossimi giorni, anche un noto parlamentare che ha preannuciato una documentata interrogazione.

 
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