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*'POLITICALLY CORRECT' NEL SISTEMA ITALIA: INTERVISTA A FRANCESCO FATICA*


GIOVANNA CANZANO
Intervista
FRANCESCO FATICA
21 GENNAIO 2007

‘POLITICALLY CORRECT’ NEL SISTEMA ITALIA

“...perché ho cominciato ad osservare il sistema mediatico dall’esterno, in quanto cosciente di essere un oggetto di suggestione, di manipolazione, di castrazione spirituale nelle loro mani”.
(Francesco Fatica)


CANZANO - 1. Oggi, quando entriamo in una cabina elettorale, pensiamo di aver espresso autonomamente il nostro voto, ma, la libertà di ogni elettore espressa
nell’urna elettorale, è molto spesso il risultato di un condizionamento
elettorale subito per mesi, se non da anni, dai mass media, o da altri
condizionamenti, come il bisogno di un posto di lavoro, "favori" ricevuti o da
ricevere che ci ‘rubano’ il voto come vogliono?

FATICA. - Credo di essermi liberato quasi completamente dai condizionamenti subiti per lunghi anni dagli opinion makers, cioè, come dice letteralmente l’espressione, dai fabbricanti di opinione, che operano attraverso i media.
Ciò è potuto avvenire anche perché, nel tempo, mi sono disaffezionato dai “grandi opinionisti” e a maggior ragione anche dai meno grandi, ciò non tanto perché sono montato in superbia e mi sento superiore a loro, anzi ho sempre più chiara la cognizione dei miei limiti, ma semplicemente perché ho cominciato ad osservare il sistema mediatico dall’esterno, in quanto cosciente di essere un oggetto di suggestione, di manipolazione, di castrazione spirituale nelle loro mani.
Pertanto penso che il voto dato da tanti soggetti, drogati dai media, non è affatto libero in quanto espressione di convinzioni costruite o almeno falsate pesantemente dalla propaganda.
I mezzi della propaganda oggi a disposizione dei “manovratori del vapore” sono veramente spaventosi e si sviluppano in maniera sconvolgente, sia per i progressi della tecnica degli strumenti materiali di propaganda, che per la crescente capziosità dei sistemi di persuasione occulta.
E ciò, ovviamente comporta la necessità di disporre di notevoli mezzi finanziari. Tutto è in funzione del denaro, come ben sappiamo.
Ovviamente, trattandosi di raccogliere un numero di voti il più alto possibile, non serve guardare alla qualità dei votanti e perciò fatalmente avviene che la maggioranza è ottenuta con il disprezzo della qualità e quindi molto spesso con l’oppressione ed il servaggio dei migliori, dei più coscienti.
Ma non è poi necessario convincere proprio tutti per poterli assoggettare? Basta convincere la maggioranza della popolazione “attiva”, attiva nel senso adesso considerato, cioè che esprime più o meno incoscientemente un voto, magari turandosi il naso alla Montanelli. Nei sistemi definiti “democratici”, dove vota ad esempio solo il 60 per cento della popolazione, basta impadronirsi del voto del 30 per cento più uno della popolazione per imporre la propria - anche se sporca, spesso molto sporca – volontà al 70 per cento restante.
Esistono poi i mezzi, i sistemi, i meccanismi collaudati per distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali che potrebbero e dovrebbero attanagliare le masse: più spesso si tratta di passione di invasati tifosi per uno sport, inteso passivamente da spettatori, o anche di imbastire feste in piazza, festival e così via dicendo, si tratta sempre della stessa intramontabile, collaudata tecnica del latino panem et circenses. Ma può accadere anche che si crei artificiosamente un casus belli per poter scatenare la reazione cieca delle masse, com’è pure avvenuto callidamente l’undici settembre del 2001 con l’attentato alle “torri gemelle”. In proposito bisognerebbe leggere il documentato libro di Michel Chossudovsky Guerra e globalizzazione, che, ovviamente, nel nostro ambiente, ipercontrollato e livellato obbligatoriamente al politically correct, è passato invece inosservato.
Ma dobbiamo considerare ancora che pesanti limiti alla libertà del singolo vengono anche dai partiti, i cui vertici imperano dittatorialmente sulla base, scegliendo i candidati alle elezioni, a loro insindacabile giudizio. E scartando tutti quegli elementi che non diano garanzie di assoluta e cieca obbedienza, cioè selezionando praticamente i peggiori. Siamo sempre liberi però di cambiare partito: dalla classica padella nella brace.
E ancora, per quanto riguarda il meccanismo perverso delle preferenze, dobbiamo ricordare che, se una lista di candidati raccoglie voti sufficienti per eleggere, mettiamo ad esempio, cinque cosiddetti “onorevoli” – ma l’onore non c’entra per niente – quei cinque saranno inesorabilmente coloro che avranno conquistato il maggior numero di preferenze, magari anche per le influenze dei vertici del partito. Tutti gli elettori che hanno votato, invece, per gli altri trentacinque, o settantacinque candidati, a seconda dei casi, si troveranno ad aver votato di fatto invece paradossalmente per quei cinque. Un’elegante truffa; accettabile? In pratica viene sempre accettata.
E’ ovvio a questo punto capire che questa “libertà” che è stata largita al mondo occidentale – e che si vorrebbe imporre obbligatoriamente ad altri popoli - è paradossalmente invece un gagliardo e vincolante sistema di asservimento al Grosso Capitale; basta disporre delle enormi somme necessarie, per poter dominare alcuni partiti e governare così interi Stati.
La democrazia viene di fatto annullata dalle imposizioni dei partiti. Dov’è la libertà?

CANZANO. 2. La libertà, come tu dici, è l’imposizione di un’organizzazione partitica pur essa dipendente in maniera drastica dalla disponibilità di ingenti somme di denaro?

FATICA. Per sopperire alle spese che un partito politico deve sostenere per lo svolgimento delle attività di propaganda, di organizzazione, di relazioni pubbliche, di assistenza, ecc. è necessario avere una notevolissima disponibilità finanziaria, che è necessario incrementare assolutamente in maniera esponenziale con l’aumento della incisività e dell’agognato peso politico del partito.
La favoletta dei partiti che si autofinanziano con il tesseramento e con i contributi degli iscritti e magari pure con qualche sovvenzione volontaria di qualche simpatizzante in vena di liberalità, e ancora con finanziamenti ufficiali dello Stato non attacca più. Per reggere la concorrenza dei partiti meglio strutturati e organizzati ci vogliono inderogabilmente capitali ingenti che solo i cosiddetti poteri forti potrebbero largire.
E’ quindi veramente illusoria la libertà di costituire un nuovo partito politico, in quanto i vincoli finanziari ne ostacolano tirannicamente la crescita e bloccano qualsiasi impulso libero che voglia poter competere con i partiti già costituiti.
E’ risaputo ormai chiaramente che durante la cosiddetta Guerra fredda - ma avveniva pure già prima della cosiddetta liberazione - il Pci riceveva regolarmente un fortissimo appoggio finanziario dall’URSS, e che adeguate sovvenzioni finanziarie erogavano pure gli USA per sostenere i partiti anticomunisti, che loro stessi avevano aiutato a nascere in Italia durante l’occupazione: in primo piano la Dc.
Già da allora le competizioni per il potere si svolsero ad un livello di esborsi finanziari astronomici, che andarono moltiplicandosi nel tempo. Con l’implosione dell’URSS, venuto meno il relativo sovvenzionamento, D’Alema si è rivolto piuttosto spregiudicatamente a Wall Street, attirando l’attenzione di tante persone che cercavano di capire certi fatti inspiegabili che avvenivano in un mondo senza più frontiere. Anch’io mi trovai tra questi ed ebbi occasione di far caso pure alle visite di altri personaggi in luoghi dove la puzza dell’oro è molto forte, sovrastata soltanto dalla puzza dell’oro nero. Si tratta, come ancora pochi sanno, di un enorme potenziale finanziario semi-occulto, investito da poche famiglie in aziende multinazionali, ma anche in grosse speculazioni di borsa. E soprattutto questi onnipotenti magnati amano ficcare il naso nelle Banche Centrali di molte nazioni.
La Cittadella di questo tirannico impero finanziario (le grandi famiglie dei plutocrati Rockefeller, Rothschild, Warburg, Morgan, Schiff, Lazard, Goldschmidt, Goldman Sachs & affini, grandi famiglie quasi tutte ebraiche,calviniste svizzere ed olandesi) opera prevalentemente nelle Borse di Wall Street e nella City di Londra, ma si basa su una enorme serie di strutture: commissioni, associazioni, comitati, ecc. Tra queste, determinanti per il loro enorme potenziale, sono le Fondazioni entro le quali i plutocrati depositano la maggior parte dei loro immensi guadagni, giovandosi così dell’esenzione dalle tasse delle fondazioni stesse.
La struttura più importante della Cittadella è il C.F.R. Council on Foreign Relations, fondato fin dal 1919. Il C.F.R., con sede nordamericana - struttura privata a difesa di apolidi interessi privati - controlla ormai sfacciatamente la politica mondiale usando gli States come zelanti e spietati esecutori materiali, attraverso suggerimenti al presidente degli USA, eletto sempre con i colossali finanziamenti necessari per vincere le campagne elettorali e cioè in assoluta dipendenza dal Grosso Capitale. Rispetto rigoroso e puritano delle apparenze democratiche, ma pugno di ferro di questo impero, il vero, concreto “impero economico del male”.
Una delle attività preferite dal grosso capitale apolide è quella del controllo delle Banche Centrali, a cominciare dalla Federal Reserve, americana …

CANZANO - 3. Le Banche Centrali, come erroneamente tutti crediamo, in effetti non sono
di proprietà dello Stato, ma di proprietà privata. Come gestiscono questo
enorme flusso di denaro?

FATICA. - Le Banche Centrali di quasi tutte le nazioni, sono assolutamente di proprietà privata. Ciononostante gli Stati “sovrani” hanno ceduto la sovranità monetaria a queste banche, che se ne giovano per stampare moneta dal nulla e per prestarla paradossalmente poi agli Stati rispettivi, lucrando pure gli interessi. Si sono formati così enormi capitali che vengono impiegati in predatorie speculazioni di borsa o per grandi affari, con una particolare competenza in materia di petrolio, in regime di assoluto monopolio, non dovendo temere concorrenza alcuna che possa raggiungere il potenziale di tanto capitale. In breve la disponibilità finanziaria in mano a poche famiglie è tale da potersi permettere anche operazioni di sovvenzione “gratuita” nei riguardi di certi importanti partiti o di qualche “eccelso” uomo politico, innescando così un meccanismo automatico di reciproci inderogabili favori, che possono giungere fino a far combattere qualche guerricciuola, magari anche preventiva, se necessario. Come è già accaduto e continua ad accadere.
E’ un vero e proprio inderogabile sistema plutocratico, un invasivo cartello bancario-politico-mediatico, che spiega anche come sia potuto accadere che politici irresponsabilmente complici abbiano potuto cedere la sovranità monetaria alle banche.
Viviamo infatti in un sistema demoplutocratico, come aveva giustamente analizzato e giudicato Mussolini per le demoplutocrazie della sua epoca. Allora in Italia erano state poste sotto il controllo dello Stato le banche di preminente interesse nazionale e quindi anche attraverso queste la Banca d’Italia, inoltre l’economia autarchica stava svincolando la nazione dall’asfissiante controllo economico delle plutodemocrazie che avevano accaparrato quasi tutte le materie prime e le ricchezze del mondo. Analogamente si era svincolata la Germania, dove era stata nazionalizzata la Deutsche Bank e dove il commercio estero si svolgeva, prescindendo dalla sterlina e dal dollaro, semplicemente ricorrendo al baratto. Altre nazioni stavano per imitarci; il pericolo per la supremazia dei magnati della finanza apolide fu una delle cause che provocò la seconda guerra mondiale, insieme al rifiuto di assoggettarci attraverso il sistema democratico. Ma torniamo allo stato attuale.
Oggi, con lo sviluppo della tecnica, il potenziale dei media e dei fabbricanti di opinioni è in fase crescente, e quindi il citato ormai totalitario cartello bancario-politico-mediatico è assolutamente vincente su un’opposizione sempre irrilevante; ma se per caso fortuito ed imprevisto, o più probabilmente per accorta regia, l’opposizione dovesse prevalere, il Grosso Capitale apolide sarebbe pronto a cambiare cavallo gattopardianamente, perché nulla, in sostanza, effettivamente cambi, lasciando al popolo bue l’illusione di essersi liberato di una casta opprimente. A pensarci bene è un truffaldino sistema per trasferire su di un falso obiettivo i giusti e pericolosi risentimenti del popolo lavoratore e tenerlo sempre più schiavo.
Così il sistema “democratico” è stato paradossalmente trasformato in sistema di spietato dominio e di assoggettamento totale.
Perfino lo stesso Giulio Andreotti, politico molto attento a misurare callidamente le parole, in un’intervista a Paolo Guzzanti in “La Stampa” del 15 settembre 1995 - già fin dal 1995 – si è lasciato andare, anche troppo apertamente, a rivelare che esistono « concentrazioni di grandi capitali mondiali senza patria e dalla mobilità fulminea. Io vedo un prepotere crescente di una certa altissima finanza senza volto ». Ed ancora: « Io vedo che certa finanza internazionale ha un peso crescente e riesce a far viaggiare il denaro con procedure e in quantità che poco tempo fa erano impensabili. Questi gruppi sanno esercitare pressioni violentissime e anonime, esattamente come le grandi centrali mafiose e, guarda caso, si nutrono sugli stessi pascoli della mafia ».
E’ accaduto che il governo attuale abbia espresso ufficialmente l’intenzione di nazionalizzare la Banca d’Italia, ma ciò avverrà, se pure avverrà, pagando ai privati gli ingenti valori che questi crederanno di far valere, naturalmente guadagnandoci, e certamente poi non rinunziando, con qualche diabolico éscamotage a trarre i soliti profitti dalla creazione di moneta dal nulla per l’avvenuta concessione della sovranità monetaria, magari restando con le mani in pasta nel nuovo ente nazionalizzato. “Il gattopardo” docet. E’ già successo in Francia, i Rotschild continuarono a giostrare nella Banca di Francia nazionalizzata finché non convenne tornare al vecchio regime.
Staremo a vedere cosa s’inventeranno in Italia.
Non dovremmo più meravigliarci di nulla ; come ha scritto Massimo Fini nel suo “Il denaro sterco del demonio”, Marsilio, 1998, p. 243: « Nel 1992 George Soros, con una speculazione sulla lira, costrinse il nostro paese ad uscire dallo Sme. […] Poco dopo, utilizzando anche gli enormi profitti fatti sulla lira, Soros, vendendo sterline per un intero pomeriggio, seguito da altri speculatori, mise in ginocchio in sole sei ore la Gran Bretagna nonostante il governo inglese avesse alzato del due per cento il tasso di sconto nel disperato tentativo di salvare la sterlina». Saskia Sassen in Fuori controllo, Il Saggiatore, 1998, p. 71, ha riferito che Soros guadagnò in un sol giorno un miliardo di dollari con la speculazione sulla sterlina.


CANZANO - 4. Con l’ISSES, Istituto di Studi Storici Economici e Sociali, hai scritto:
‘Mezzogiorno e fascismo clandestino’ e, adesso stai integrando con un libro
più completo sullo stesso argomento. Ce ne vuoi parlare?

FATICA. - Il fascismo, limitandoci ad argomentare degli italiani, si è dovuto sviluppare clandestinamente già prima della guerra, nelle terre irredente; inoltre si manifestò nelle colonie d’Africa, subito dopo l’occupazione di esse nel 1941, e soltanto più tardi sorse nel territorio metropolitano, durante l’occupazione del Mezzogiorno; ma continuò a manifestarsi in maniera meglio organizzata per le direttive di Alessandro Pavolini a Roma e nelle altre regioni occupate.
Riprese a manifestare spontaneamente la sua vitalità, sia in campo ideologico che con dimostrazioni concrete, anche nel dopoguerra con innumerevoli organizzazioni clandestine, condensatesi in massima parte nei FAR, Fasci d’Azione Rivoluzionaria, che diedero vita al Fronte dell’Italiano nel dicembre 1946. Il Fronte confluì subito dopo nel Msi, la cui costituzione causò però una spaccatura nei FAR: un troncone, al seguito di Pino Romualdi, entrò nel Msi, accettando formalmente le ingessature incapsulanti delle regole democratiche, rinunziando così definitivamente al mito della “rivoluzione”; ma l’altra corrente, sotto la guida di Cesco Giulio Baghino, Ursus II, pur partecipando ufficialmente alla vita del Msi, continuò la sua attività occulta muovendosi sul doppio binario tra attività politica legalitaria ed illegalità clandestina di ortodossa osservanza fascista. Purtroppo su un altro analogo doppio binario viaggiavano tanti massoni entrati nel Msi.

CANZANO - 5. Dopo i successi editoriali dei libri di Giorgio Bocca, presso il grande
pubblico stanno cominciando ad emergere i retroscena che hanno accompagnato
e seguito la guerra civile al Nord tra fascisti ed antifascisti; perché non
ci fu guerra civile al Sud, sebbene ci fossero moltissimi fascisti pronti ad
impugnare le armi e i cittadini stanchi della pesante occupazione alleata?

FATICA. - Come mi hanno testimoniato cameratescamente l’arch. Antonio de Pascale e l’avv. Nando Di Nardo, che furono a fianco al principe Valerio Pignatelli nel vertice del fascismo clandestino del Mezzogiorno, e come eravamo ben decisi a fare tutti noi fascisti clandestini di Calabria, per la nostra profonda formazione etica, in caso di scontri con gli “alleati” o con i loro servi rinnegati, ci eravamo impegnati ad autodenunciarci onde evitare nella maniera più assoluta rappresaglie alla popolazione civile.
Mussolini aveva sempre insistito a proibire inderogabilmente, ogni provocazione che potesse innescare la guerra civile al Sud. E per esserne personalmente sicuro ordinò che il principe si recasse al Nord, lasciandosi la possibilità però di rientrare al Sud, latore degli ordini del Duce.
Essendo risultati vani i tentativi di ottenere per il principe la certezza del ritorno, fu meno difficile ottenere un lasciapassare dell’Oss (il servizio segreto americano) per la principessa Maria, sotto altro nome, per l’intervento del tenente di vascello Paolo Poletti, agente speciale della Rsi, infiltrato nell’Oss americano.
La Pignatelli fu ricevuta dal Duce a Gargnano e raccolse dalla sua viva voce la conferma delle direttive per evitare lo scoppio della guerra civile anche al Sud, mentre gli riconfermava che le stesse direttive erano state sempre disciplinatamente osservate e sarebbero continuate ad essere assolutamente assecondate.
Sarebbe stato facile architettare uno o più attentati come quello di Via Rasella per ricavarne rappresaglie ben più feroci e sanguinose di quella delle Fosse Ardeatine. Sarebbe stato pure abbastanza facile attentare alla vita di Palmiro Togliatti, che all’epoca abitava alla via Broggia a Napoli, nascondendosi sotto lo pseudonimo di Ercole Ercoli. I fascisti lo avevano individuato, ma si limitavano a fargli trovare dei messaggi tra le vettovaglie che gli portavano in casa, audaci giovani sotto gli occhi di uno zelantissimo ed arcigno portiere ed eludendo la vigilanza di un’agguerrita squadra di guardie del corpo. Non fu mai aggredito, né lui né altri suoi compari, ma fu costretto a lasciare un inutile anonimato ed a trasferirsi a Roma.
Mussolini ci teneva a risparmiare ad ogni costo, almeno al Sud, gli orrori della lotta fratricida, tanto che non esitò a sacrificare coscientemente la leadership del fascismo clandestino del Sud pur di avere la certezza assoluta che le sue direttive di pace fraterna fossero osservate disciplinatamente.
Ne scaturì, com’era prevedibile, che in breve il principe, la principessa, e poi Di Nardo e pure de Pascale e molti altri ancora, furono arrestati ed imprigionati. Il principe e la principessa furono sottoposti a stressanti interrogatori; la principessa, ritenuta più debole, fu messa al muro per ben due volte per finte fucilazioni, fu pure percossa a sangue da un venduto capitano dei carabinieri reali. Il tenente di vascello Paolo Poletti fu torturato atrocemente fino a farlo impazzire e finì poi assassinato tracotantemente da un sottufficiale americano nel carcere di S: Maria Capua Vetere.
Mussolini richiese agli “alleati” tramite Rahn la liberazione e la consegna del principe e della principessa, offrendo in cambio qualsiasi persona, non escluso lo stesso Parri.
Ma ciò non avvenne perché i tedeschi preferirono consegnare Parri, ma soltanto a garanzia del tradimento di Wolf.

CANZANO - 6. Come vedevi il governo Berlusconi e come vedi l’attuale governo Prodi?

FATICA. - In concreto, trascurando le ipocrite apparenze, sono due facce della stessa miserabile medaglia: iperliberismo irresponsabile e sfrenato, appoggio incondizionato e criminale alla politica di sionisti & neocons, sia pure mascherandoci farisaicamente - per i risvolti e le apparenze di politica interna - da “peace-keeping”, nell’atlantismo più sfrontato. Meglio sarebbe intervistare Dante: “…ahi serva Italia, di dolore ostello / non donna di province ma bordello…”

BIOGRAFIA. Nato a Napoli il 20-04-1925, da genitori calabresi; dalla V elementare ha vissuto a Catanzaro finchè non fu arrestato alla fine di aprile del 1944 dai CC.RR. al servizio degli invasori, fu condannato nel processo agli "88 fascisti di Calabria" a soli 4 anni di carcere, ma faceva parte di bande armate; non vollero tenerne conto, gli "Alleati" la guerra la combattevano seguendo le direttive del PWB lo Psicological Warfare Branch. Potevano sempre servire di riserva per le rappresaglie e in mancanza per l'opposizione irriducibile al comunismo. Sul filo rosso dell'anticomunismo, in seguito furono asserviti.
Nel giugno del ’46 furono tutti amnistiati.
Aderirono nel dic. '46 al Fronte dell'Italiano che confluì nel Msi. Fu un umile attivista, ma senza limiti di tempo e di raziocinio. Obbedienza cieca ed assoluta.
Iscritto in ingegneria all'università di Napoli continuò nel volontariato attivistico, trascurando gli studi, finchè gli affidarono la presidenza del GUF "Rivolta Ideale". Continuò a fare l'attivista, e in più, fece anche l'organizzatore: propaganda, elezioni universitarie, volantini, manifesti, cortei, occupazione dell'Ateneo, ecc. A tempo pieno.
Dopo molti anni di fuori corso, abbondò l’università senza laurearsi. Ma in seguito ebbe occasione di ideare e disegnare progetti edili che venivano firmati da altri, ricavandone soltanto gli spiccioli ed una gobba strutturata biologicamente sui tavoli da disegno. Ma continuava a far l'attivista per il Msi a periodi alterni tentando di sostenere camerati che stimava.
Francesco FATICA continua dicendo delle sue esperienze politiche: “Non eravamo d’accordo con la linea politica di Fini; e subito dopo Fiuggi non fu più possibile tenere gli occhi chiusi. Tardi, ma abbandonammo An nelle mani del padroncino.
Avendo chiesto ad altri, che avevano vissuto la lotta fascista clandestina di raccogliere documenti, senza ottenerne un'adeguata risposta, per cui cominciò a maturare in me l'idea di costituire un Centro documentazione a Napoli sul fascismo clandestino. Dopo qualche anno, abbiamo costituito L'ISSES, Istituto di Studi Storici Economici e Sociali, che si sforza di fare onore al suo nome altisonante
pur dibattendosi nelle difficoltà finanziarie che affliggono tutti quelli che non riescono ad inserirsi nel cartello bancario-politico-mediatico.
Ho scritto per l'ISSES ‘Mezzogiorno e fascismo clandestino’, 1998; sto limando e integrando da una decina di anni un libro più completo sullo stesso argomento”.

giovanna.canzano@email.it
338.3275925

 
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