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INCENDIO CAMPO NOMADI: CAUSA ACCIDENTALE, POLITICI SI SFRENANO CON DICHIARAZIONI


Una causa accidentale, secondo quanto hanno ricostruito i carabinieri di Aversa ed i vigili del fuoco, ha provocato l'incendio che ha coinvolto la baracca di legno nella quale dormivano Cristina Mihalache, di 15 anni e Nicolae Ihnunt Laurentiu di 16, i due giovani rumeni morti avvolti dalle fiamme. A provocare il rogo sarebbe stato o un mozzicone di sigaretta o una candela lasciata accesa. Da quanto è stato accertato, infatti, è escluso il dolo e all'interno della struttura non sono state trovate stufe elettriche. Le fiamme si sarebbero sprigionate lentamente durante la notte, mentre i due dormivano. Le esalazioni avrebbero stordito la giovane coppia i cui corpi sono stati trovati carbonizzati nel letto. L'incendio ha coinvolto tre baracche - che sono andate completamente distrutte - ma gli abitanti delle altre due sono riusciti a mettersi in salvo. Il campo nomadi - costituito da una ventina di baracche di legno - si trova alla periferia di Orta di Atella, in località Cerbone e attualmente vi risiedono una cinquantina di persone. A identificare le vittime è stato il fratello di Cristina Mihalache. Secondo quanto si è appreso, i due giovani erano da poco a Orta di Atella, probabilmente erano giunti in occasione delle festività. I corpi sono ora a disposizione dell'autorità giudiziaria e sono stati portati nell'Istituto di Medicina legale di Caserta dove sarà effettuata l'autopsia. Erano sposati da circa due mesi Cristina Mihalache, di 15 anni e Nicolae Ihnunt Laurentiu di 14 (e non 16 come si era appreso in un primo momento), i due giovani rimasti uccisi nel rogo della baracca nella quale dormivano nel campo nomadi di Orta di Atella (Caserta). Ad accorgersi dell'incendio è stato uno dei vicini di Cristina e Nicolae che insieme con altri abitanti del campo - che sono tutti imparentati tra loro - hanno tentato di spegnere le fiamme con l'acqua contenuta nei bidoni: nel campo - che sorge sotto i piloni dell'asse di supporto Nola-Villa Literno, alla periferia di Orta di Atella ed al confine con l'area industriale di Pascarola di Caivano (Napoli) - infatti manca l'acqua corrente. I due giovani, che vivevano stabilmente nel campo nomadi di San Salvatore, a Casoria (Napoli), erano a Orta di Atella per trascorrere le festività con alcuni parenti. Il campo nomadi di località "Cerbone" è costituito da una ventina di baracche occupate da circa cinquanta persone che vivono facendo piccoli lavoretti. L'area dove sorge l'insediamento è degradata: vi sono rifiuti di ogni genere ovunque. I residenti sopravvivono facendo piccoli lavoretti, molti di loro estraggono rame dalle batterie per auto in disuso per poi rivenderlo, altri puliscono le cantine. Le baracche sono costruite con materiale di risulta e sono coperte da tappeti di bitume per cercare di limitare le infiltrazioni d'acqua. Oltre all'acqua manca anche la corrente: per illuminare le abitazioni vengono infatti utilizzate candele, per il riscaldamento stufe a gas. I nomadi che vivevano nel campo nomadi in località Cerbone, dove la notte scorsa è andata a fuoco una baracca e una coppia di giovanissimi è rimasta uccisa, stanno lasciando le baracche per dirigersi verso postazioni più sicure. Gli uomini, infatti, hanno caricato le masserizie su macchine e motocarri. "Stiamo andando via da qui - dice un rappresentante della comunità - perché non è più possibile vivere dove sono morti due nostri amici". Alcuni, secondo quanto si è appreso, troveranno una sistemazione in altri campi della zona. "Saremo lì per qualche giorno - prosegue il rappresentante della comunità - poi vedremo dove andare". Dalla stessa comunità di nomadi fanno sapere che i funerali delle due vittime si terranno in Romania, non appena saranno ultimati l' esame medico legale disposto dagli inquirenti.

Parla Bassolino

"La morte di Cristina Mihalache e Nicolae Ihnunt Laurentiu suscita profondo dolore; la vita è il bene più prezioso. Nessuno può restare indifferente di fronte a quanto accaduto oggi a Orta di Atella - dice il governatore della Campania, Antonio Bassolino - dove due giovanissimi sposi hanno perso tragicamente la vita in un contesto di povertà e abbandono". Per Bassolino "serve un lavoro continuo e costante per porre rimedio a situazioni di estrema difficoltà". Situazioni "come quelle che si verificano in molti campi rom abusivi presenti nel nostro Paese, dove vivono persone, donne e uomini, famiglie intere con bambini". "E' un grande e delicato tema, pieno di contraddizioni e di problemi, che reclama un impegno di tutti e una doverosa attenzione di tutte le istituzioni, nazionali e locali - afferma Bassolino - nel corso di questi anni, l'assessorato regionale alle Politiche Sociali si è fortemente impegnato per intervenire in diverse situazioni presenti sul territorio campano. Insieme con il Comune e con la Provincia di Napoli, è stato istituito un 'Tavolo permanente di concertazione sulle problematiche Rom', attraverso il quale la Regione ha finanziato la costruzione e il risanamento dei campi di Giugliano e Caivano, mentre altri importanti interventi sono in corso d'opera. Stiamo realizzando iniziative analoghe anche insieme alle amministrazioni di Giffoni, Battipaglia, Eboli, e in tutta la fascia a sud di Salerno". "Vogliamo potenziare ancora di più il nostro impegno, per garantire la messa in sicurezza dei campi a rischio e normali condizioni sanitarie e abitative ai loro abitanti. Per questo - conclude Bassolino - siamo pronti a collaborare con la Provincia di Caserta, la Prefettura e il Comune di Orta di Atella per aprire subito un tavolo operativo che si occupi costantemente dei campi rom in Terra di Lavoro".

Parla assessore regionale D'Amelio

"Rammarico e dolore" per la "tragica scomparsa dei due giovani rom morti a Orta di Atella" vengono espressi dall'assessore campano alle Politiche Sociali, Rosa D'Amelio. L'assessore sottolinea "l'urgenza di accentuare sempre più efficaci politiche di integrazione". "Vicende strazianti come questa - afferma - ci richiamano tutti a fare di più, anche se niente e nessuno potrà restituire la vita a questi due giovanissimi ragazzi. Spetta prima di tutto alla politica - istituzioni, forze politiche e sociali, società civile - sapersi far carico di problemi difficili come l'immigrazione e l'aiuto alle fasce sociali più deboli". "Noi come Regione siamo impegnati a fare la nostra parte, come dimostrano gli interventi di riqualificazione di diversi campi rom compiuti in questi anni. Vogliamo continuare su questa strada - conclude D'Amelio - approvando al più presto una legge regionale sui rom, che potrà essere un ulteriore contributo per la soluzione di questi problemi".

Ma sindaco Orta di Atella rilancia su Bassolino e Provincia

"Tornerò a scrivere alla Regione, alle Province di Caserta e Napoli e alle rispettive prefetture per chiedere la convocazione di un tavolo di confronto. Sono addolorato per quanto è accaduto ma non siamo in grado di offrire, nel nostro Comune, ospitalità a circa duecento nomadi". Salvatore Del Prete, sindaco di Orta di Atella, rilancia così l'allarme dopo la morte di due giovanissimi sposi rom. Il campo dove è accaduto l'incendio questa mattina non è l'unico presente nel piccolo comune casertano: a pochi chilometri di distanza vi è un'altra baraccopoli, dove oltre centocinquanta persone vivono in precarie condizioni igienico-sanitarie. Una situazione già denunciata nei mesi scorsi dallo stesso Del Prete. "La politica deve fare di più - prosegue il sindaco - è mortificante ospitare stranieri in queste condizioni. Si trovi una soluzione condivisa". Del Prete chiede anche l'intervento della prefettura di Napoli ritenendo che la maggior parte dei nomadi presenti nel suo comune provenga da alcuni centri dell'hinterland partenopeo dove alcuni mesi fa sono stati smantellati alcuni campi ma anche in considerazione del fatto che "a qualche chilometro di distanza, nel territorio del Comune di Caivano (Napoli) - spiega ancora Del Prete - c'é una struttura attrezzata per accogliere i nomadi in maniera adeguata". Intanto, nel pomeriggio di oggi ad Orta di Atella sono giunti due funzionari dell'assessorato regionale alle Politiche sociali che hanno preso contatti con l'amministrazione comunale per discutere dei provvedimenti da adottare nei prossimi giorni.

Caruso se la prende con parte politica che rappresenta Governo

"Una morte annunciata" quella avvenuta nel campo nomadi di Orta di Atella, secondo il deputato del Prc Francesco Caruso. "Quando si lasciano intere comunità nel degrado e nell'abbandono più totale, quando bambini e ragazzini sono costretti a vivere senza luce, senza acqua, senza riscaldamento, circondati da ratti, quando il razzismo, l'egoismo e l'indifferenza sono i nostri unici parametri del confronto sociale e culturale, quando nel nostro Paese si perseguono le politiche di 'segregazione razziale' nei confronti dei rom, come denunciato nei richiami dell'Unione Europea dell'aprile di quest'anno, le tragedie come quelle di Orta di Atella - afferma il parlamentare - sono e saranno sempre all'ordine del giorno: non si tratta semplicemente di eventi fortuiti, ma un epilogo drammatico di una condizione drammatica di degrado e di abbandono". "Oggi, mentre visitavo le baracche del campo rom di Cosenza, - ha aggiunto - mi sono vergognato di essere un parlamentare di questa repubblica italiana. I razzisti volgono lo sguardo da un'altra parte, io non riesco a ignorare lo sguardo di quei bambini che ogni giorno devono combattere contro il freddo, i topi e il degrado per sopravvivere: questa non è civiltà, è barbarie. Delle morti di Orta di Atella siamo tutti responsabili perché non solo il razzismo ma anche l'indifferenza uccide".

E ci si mette anche il Codacons

La magistratura deve indagare sul rogo del campo nomadi di Orta di Atella dove hanno perso la vita due giovani rom, al fine accertare eventuali responsabilità del Comune che ospitava la struttura. Lo afferma in una nota l'associazione dei consumatori Codacons. "L'amministrazione comunale - si legge nella nota - deve garantire la sicurezza anche dei campi nomadi, e il rispetto di tutte le norme igienico-sanitarie al fine di evitare spiacevoli episodi che possono portare a conclusioni tragiche. Chiediamo alla magistratura di verificare se il Comune abbia messo in atto tutte le misure atte a garantire la sicurezza del campo nomadi dove si è verificato il rogo, e accertare eventuali omissioni e relative responsabilità".

De Franciscis colpito da terribile notizia

“La comunità di Terra di Lavoro è profondamente colpita dalla tragica scomparsa dei due giovani rom avvenuta nell’incendio all’alba di oggi ad Orta di Atella. In tutti noi è molto forte il dolore per la perdita di due giovani vite ed esprimiamo vicinanza ai familiari delle vittime e a tutta la comunità rom”. Lo afferma il presidente della Provincia di Caserta, Sandro De Franciscis. “Nessuno si nasconde che all’interno di contesti ambientali difficili – prosegue il presidente De Franciscis –, che lentamente ma progressivamente risalgono la china per una accresciuta attenzione da parte delle Istituzioni alle problematiche legate alla vivibilità, permangono tuttavia vere e proprie emergenze. Come Provincia di Caserta non possiamo che cogliere, ancora una volta, la concretezza dell’iniziativa della Regione Campania che con il presidente Antonio Bassolino si è detto disponibile a ricercare con noi e con le Amministrazione comunali interessate al fenomeno della presenza dei rom sui rispettivi territori le condizioni ambientali e sanitarie più idonee ad una dignitosa coabitazione con le comunità locali. Al governatore, nelle ore immediatamente successive alla tragedia, abbiamo già rilanciato la nostra disponibilità e concorderemo presto modalità e obiettivi del tavolo di lavoro. Come Provincia promuoveremo ogni sforzo nelle nostre possibilità per sostenere l’impegno dell’Amministrazione di Orta di Atella a fronteggiare l’emergenza di queste ore”.

Parla Sandra Lonardo Mastella

"Sono profondamente dispiaciuta per la morte dei due giovani rom. Mi ha colpito in modo particolare la notizia della loro tenera età. Ciò deve spingerci non solo a provare sentimenti di cristiana pietà ma anche di profonda giustizia. Mi auguro che si accertino le cause di questa tragedia e le eventuali reponsabilità". Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Campania, Sandra Lonardo. "In ogni caso - ha aggiunto - occorre davvero che ognuno di noi faccia la sua parte, anche più del suo dovere, per evitare il ripetersi di tragedie così grandi, per intervenire con concretezza e decisione sulle cause, per contribuire ad estirpare ogni forma di isolamento e discriminazione, per riuscire sul serio e definitivamente a rimuovere condizioni di disagio sociale, di sudditanza economica e culturale, ancora troppo diffuse. La migliore maniera per far sentire il proprio dolore è impegnarsi nella costruzione di un futuro migliore, per tutti".

Domenica rom avevano festeggiato per ingresso in Ue

Al campo nomadi Orta di Atella, dove la scorsa notte sono morti in un incendio due giovanissimi sposi, domenica sera hanno festeggiato; lo hanno fatto non solo per dare il benvenuto al nuovo anno ma anche per festa per salutare l'ingresso della Romania nell'Unione Europea. "Lo abbiamo sentito per televisione che nel nostro Paese si faceva festa e l'abbiamo fatta anche qui. Per noi è stata una tappa fondamentale - dice un rappresentante della piccola comunità rom che ha vissuto fino a qualche ora fa in fatiscenti baracche sotto un viadotto dell'asse di supporto Nola-Villa Literno - un evento che ha riacceso la speranza di trovare più facilmente un lavoro, con il quale sfamare le nostre famiglie. Ma credo che sarà difficile che questo sogno si avveri". Il rappresentante della comunità che parla ha quarantasette anni, è sposato da oltre ventotto ed è giunto in Italia due anni fa. Ha fatto a bordo di un vecchio autobus, pagando un biglietto dal costo di novanta euro, il suo viaggio della speranza, da Bucarest a Roma. Poi ha chiamato anche la moglie ed i figli. "Siamo poveri ma viviamo onestamente, non rubiamo, viviamo raccogliendo per strada quello che gli italiani buttano ma qui, come altrove, ci continuano a guardare con sospetto", spiega in un italiano stentato. Nel campo dove è divampato l'incendio, infatti, sono state trovate batterie esauste di auto (che sarebbero state presto smontate e vendute), rottami di ferro. A chi gli chiede perché non sono andati altrove, semmai nel vicino campo di Caivano, che è più attrezzato il rappresentante della comunità risponde deciso: "Non c'era ragione di andare via. Finora qui siamo stati benissimo", lasciando poi capire che altrove sarebbe stata davvero difficile l'integrazione con gli slavi presenti. (3 gennaio 2007-18:45)

 
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