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FUNERALI GEPPINO SANTONASTASO: IL DISCORSO DELL'EX MINISTRO SCOTTI

Nella foto Enzo Scotti ai funerali del senatore Giuseppe Santonastaso


Caserta (da: http://digilander.libero.it/mauronemesio/) Carissimo Geppino, non avrei mai pensato di dover tentare di rompere, con queste poche parole, il silenzio di fronte al mistero della tua morte. La morte è incomprensibile, incomprensibile come Dio è incomprensibile è tuttavia non meno reale. Pochi minuti fa il celebrante ci ha ricordato quello che il figlio di Dio torna a dirci “chi crede in me anche se muore vivrà; e chiunque vive e crede in me non morrà in eterno". Lo spirito non può morire. Evidentemente la vita non muore, perché altrimenti non sarebbe vita. La vita è vita perché è vita, vivente — dunque immortale. Carissimo Geppino, in questo momento con la tua morte ci richiami a una altra dimensione delle cose di cui dobbiamo tener conto nel mistero del tempo, ed è questa: “il fatto di essere vissuto non può essere cancellato e rimane per sempre se così si può dire”. E’ una bellissima frase di cui parlammo un giorno ricordando le difficoltà e le miserie della vita “colui che è stato non può più ormai non essere stato; il fatto misterioso e profondamente oscuro di aver vissuto e il suo viatico per l'eternità”. Si carissimo Geppino essere vissuto, è vivere ancora ed è vivere ugualmente domani. Allora che succede con la morte? Niente. Sono scomparsi i tuoi limiti terreni, le cose negative che dovevi fronteggiare per portare avanti il tuo impegno civile e politico, è scomparso tutto quello che ti ha fatto soffrire, la realtà superficiale delle vicende umane, delle gelosie, delle invidie, della irriconoscenza di tutti coloro che hai incontrato nel tuo cammino giorno dopo giorno. Quello che resta è l'autenticità della tua vita. E sempre la, e rimane. Durante il tuo passaggio su questa terra, quando la vita ha abitato e riposato su di te tu hai tentato, con tutti i limiti della tua finitezza, di renderla più umana, più vasta, più vitale, più reale, più bella, migliore non per un tuo egoismo individuale ma per portare avanti quello che sentivi come il bene della comunità di cui eri parte in profonda e intima relazione con la gente semplice che incontravi ogni giorni. Questo è stata la dimensione religiosa della tua vita della tua realtà. Questo non essere è quello che ha percepito chi ti ha conosciuto un po' a fondo, al di la della scorza esteriore della tua persona. Ed è stata soprattutto quella gente semplice, quella che priva di arroganza, non giudica ma è entrata in contatto con te ed ha capito e dietro la facciata dell'uomo politico, del senatore c'era una umanità vera si sforzava giorno dopo giorno di rispondere ad una vocazione di servizio. In questo momento nel silenzio profondo che accompagna il mistero della tua morte, tua moglie, (l'ombra della tua esistenza), i tuoi figli che hai sempre visto insieme alle loro nuove famiglie come la continuità del tuo cammino terrestre, i tuoi veri amici che hanno condiviso con te gioie, speranze, delusioni e sofferenza della vita politica, la gente comune che ti ha sempre trovato disponibile, sono spinti a percepire e penetrare l'autenticità della tua vita per poter continuare a "vivere" insieme a te nella nuova dimensione nella quale è entrato la tua vita. Ancora pochi minuti fa il celebrante ci ha ricordato che la vita ti è stata mutata non ti è stata tolta. L'emozione mi rende ancora più difficile cogliere questi tratti fondamentali della tua esistenza, quella che è stata oltre l'apparenza delle cose e delle vicende particolari e che hanno fatto di una persona particolare. Andare oltre la scorza e capire chi è, non chi è stato, Geppino Santonastaso. Chiedo scusa per le carenze di questo mio ricordo a chi ti ha conosciuto veramente nella intimità della famiglia, nei momenti in cui eri pienamente te stesso, fuori dal peso delle responsabilità e degli impegni dell'agire politico, quando giocavi con i nipotini. In queste ore ho cercato a caldo di recuperare la memoria della tua vita come l'ho potuta percepire. Mi sono allora venute alla mente tue confidenze che nel corso di alcuni bellissimi incontri questi ultimi anni, mi hai fatto. Eri ormai libero da responsabilità pubbliche; cercavi di capire il senso della tua esperienza umana e politica, dei successi e delle sconfitte, delle gioie e delle sofferenze, dei sogni e della realtà. La tua famiglia era stata la tua forza anche se gli impegni politici ti avevano sottratto tante energie e tanto tempo. E ne eri rammaricato anche se tua moglie e i tuoi due splenditi figli ti avevano capito a fondo ed erano stati la tua forza nei momenti difficile della tua esistenza. Sella tua "avventura" civile e politica non ti nascondevi mai i limiti e le insufficienze rispetto a quello che avresti voluto fare. Accettavi le critiche degli avversari, ed anche quelle dei tuoi colleghi di partito, ma quello che ti facevano giustamente soffrire erano i pregiudizi idi chi forse non ti conosceva neppure ed aveva solo sentito parlare di te, le meschinerie e le ingratitudini dei tempi presenti. La tua vocazione politica era maturata giovanissimo e si era misurata subito con i problemi del governo della comunità locale, della tua Santa Maria, a cui sei rimasto sempre legato da un rapporto profondo. Tu avevi scelto di diventare un ingegnere, un uomo del fare. Ricordo sempre che di questa tua vocazione al "fare" eri orgoglioso e la ritenevi una dote essenziale per la vita politica dove occorreva rispondere in modo puntuale ai bisogni della gente. Noi possiamo chiamare la gente a partecipare alla vita politica solo se diamo loro il senso della concretezza nella costruzione di una società più giusta ed umana. La Democrazia Cristiana, il partito quello a cui sei rimasto fedele fino alla tua morte, ai tempi della tua giovinezza era impegnato in una straordinaria azione politica. A livello nazionale De Gasperi aveva realizzato la più grande stagione riformista che il paese abbia conosciuta, e a Caserta alcuni maestri educavano voi giovani all'impegno duro del costruire una moderna democrazia. Le condizioni di vita di Terra di Lavoro erano segnate dalla miseria, dalla disoccupazione e dalla emarginazione, come rilevava l'inchiesta del Parlamento Nazionale alla fine degli anni quaranta. Erano anni in cui la battaglia per la libertà e per la giustizia animavano l'impegno del partito e tu ti formavi dedicandoti alla sua organizzazione e al governo della tua comunità di Santa Maria Nella vita politica avevi scelto la dura fatica di Marta e in questo tuo compito non ti sei mai risparmiato assumendoti fino in fondo le tue responsabilità e pagando sempre di prima persona. Pensavi giustamente che un partito di popolo, se non vuole lasciare al dominio dei poteri forti la conduzione della politica, ha bisogno di far crescere la partecipazione dei cittadini attraverso forme organizzate ed efficienti tali da consentire lo svolgimento di un dibattito, di un confronto alla ricerca di una politica condivisa. Ricordo, caro Geppino, le lunghe riunioni degli organi provinciali del Partito a Caserta. Quella robusta presenza di giovani, quella ricchezza di apporti. Ricordo anche la tua impazienza, e a volte anche la tua impulsività. Ma il nostro anche trovarci ire disaccordo, in nessun momento, ha fatto venir meno l'amicizia e la stima. Anzi proprio nel confronto siamo diventati più amici, siamo andati oltre il formalismo delle buone maniere. Ti avevo conosciuto, al Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, al tempo di Giulio Pastore, quando ancora non ero impegnato nella vita politica e tu non ancora parlamentare. Eri attento alle cose concrete e alla realizzazione delle stesse. L’assetto delle infrastrutture, agili insediamenti industriali e soprattutto l’Università di questa tua terra sono tutte cose che portano il segno delle tue intuizioni, della tua tenacia e del tuo sacrificio. Io sono stato testimone della tua tenacia nel portarla avanti anche contro ogni ostacolo. Ricordando la tua chiarezza con Luberti e credo che nessun tuo concittadino possa negarlo. E’ vero che una certa furia distruttiva ha tentato di cancellare la memoria dello cose e di tramandare una vulgata delle storia di questa provincia, inventando protagonisti che non lo sono mai stati e sopprimendo l’azione di chi l’ha trasformata . lo credo che tutti noi tuoi amici abbiamo un debito nei tuoi confronti restituire la verità dei fatti e rendere giustizia, dando ai giovani il senso della continuità delle vicende umane, riscoprendo, come scriveva un grande storico moderno, che per essere bisogna essere stati. Dal silenzio di questi momenti prorompe una parola di verità si riscopre l'autenticità di una vitae il suo mistero, oggi che questa vita è mutata. Carissimi Pina, Mimmo Annalisa, Pasquina, Giancarlo, Ilario Giuseppe Maria, Silvio, Fabiana, grazie per essere stati voi nei momenti difficili di Geppino a dargli la serenità e la forza morale per affermare la sua generosità, la sua integrità morale il suo dedicarsi al bene della comunità. Oggi il nostro rapporto con te è mutato, è un modo diverso di comunicare tra noi cui dovremo abituarci con dolore, ma anche con gioia. Sappiamo che sarai sempre con noi con la tua irruenza, concretezza e profonda umanità. Noi ti salutiamo ma non ti diciamo addio, deponiamo nella terra il tuo corpo ma sappiamo che la vita eterna non viene dopo il tempo. La vita eterna non ha durata non è temporale e non dipende dall'economia del tempo. E' una vita infinita che non viene dopo la vita finita: essa è la dimensione più profonda della stessa vita presente. E' questo che ci da la certezza di restare insieme con te carissimo Geppino. (Servizio di MauroNemesioRossi.it)

 
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