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*DESTRA E SINISTRA NELLA POLITICA ITALIANA: INTERVISTA A GEPPY RIPPA*


GIOVANNA CANZANO
intervista
GEPPI RIPPA
30.12.2006

LA DESTRA E LA SINISTRA NELLA POLITICA ITALIANA

A Geppi Rippa, direttore di Quaderni Radicali e direttore della Nuova Agenzia Radicale.it, di Sinistra, come lui stesso si definisce, abbiamo chiesto di fornirci alcune riflessioni sui politici sia di Destra che di Sinistra. A Rippa abbiamo ancora chiesto come vede la Sinistra e quali prospettive ha quest'ultima di continuare a governare l'Italia imbrigliata com'è nella finanziaria ormai approvata. .

CANZANO. Come è nata la tua passione per la politica?

RIPPA. Il mio primo impegno politico è stato con il movimento federalista europeo, con Altiero Spinelli a 14 anni. L’incontro con il partito radicale mi ha portato ad essere tra i primi sei obbiettori di coscienza in Italia, quando la legge ancora non c’era. La battaglia, anche se un po’ rischiosa perché si rischiava di essere arrestati per reticenza di leva, fu vissuta all’interno di una cultura antimilitarista non violenta. Nel tempo, l’obbiettore di coscienza ha perso questo interesse sul fronte squisitamente antimilitaristico e non violento, ed è diventato una realtà che ha gestito il collocamento di persone che non volevano fare il militare.

CANZANO. Come radicale sei reduce di tante battaglie anche vinte, che oggi sono un fatto scontato. Cosa si può ancora fare?

RIPPA. Non proprio tutte scontate. La recente dichiarazione di Fini sulla storia di Pietro Welby. Chi chiede di porre fine alla sua sofferenza di bloccare la respirazione artificiale di non produrre ancora quel accanimento terapeutico è un assassino. E, abbiamo visto che qualcuno è riuscito a porre fine a quella sofferenza. Questo ci dice come la pensano circa l’assorbimento della sensibilità culturale che hanno nei diritti di libertà e anche tra qui quello di una morte degna e vissuta con dignità.

CANZANO. La tua identità di radicale…

RIPPA. Gli anni della vicenda radicali che mi hanno portato come vice segretario del partito e deputato, sono stati anni importanti. Ancora oggi la battaglia radicale è vissuta con grande intensità, la nostra rivista, Quaderni Radicali, ha ormai ha trent’anni, e costituisce un’analisi necessaria nell’aria laica liberale e libertaria socialista liberale. Abbiamo anche un’agenzia che sta assumendo sempre più dimensione di grande collettore di comunicazione. I suoi contenuti sono connotati sui i diritti umani, sui diritti della persona, sulla non violenza, e, sta diventando un veicolo importante anche di nuovo e moderno modo di concepire l’informazione stessa. In un’intervista al vicepresidente del consiglio e ministro degli esteri Massimo D’Alema dove parlava di come doveva essere concepito il sistema radiotelevisivo, egli oltre a confermare una battuta che già consegnò alla stampa circa 5 o 6 anni fa come presidente del consiglio dei ministri, dove affermò che Mediaste era un patrimonio del paese, che è un fatto quasi scontato, e, mi sembra più un tentativo di assolvere Berlusconi che un interesse a rappresentare il diritto della pluralità dell’informazione, ebbene D’Alema ribadisce che uno degli aspetti su cui l’Italia dovrebbe dedicare il massimo delle proprie attenzioni è il problema dei contenuti. Questa affermazione è talmente vera che lo stesso D’Alema poi si dimentica di dire che in Italia per esempio esiste una legge sui finanziamenti per l’editoria di cui giovano le grandi testate nazionale e non si capisce perché prendono ancora i finanziamenti statali. Ad usufruire di questi finanziamenti, è tutta la rete di pubblicazioni fasulle messe in piedi dai partiti che giovano tutta un’altra rete di soggetti che producono di tutto ma però dell’informazione non ne producono affatto. Noi siamo invece convinti che questa è l’era della comunicazione intesa come potenzialità, che attraverso il web si può raggiungere risultati insperati. Questo tipo di comunicazione può dare anche una possibilità di sbocco politico che sia in grado di fornire delle risposte di governo a delle situazione che in questo momento invece sono lontane da un processo reale di presenza reale nel dibattito politico e culturale e anche delle scelte strategiche a livello mondiale. Ti faccio due esempi che servono a dare chiarezza a questi contenuti. Noi abbiamo attraverso l’agenzia e la rivista elaborato un percorso di rapporti fortemente legati a una cultura occidentale che veda la dialettica vissuta fuori dalle finte contrapposizioni o dalle sfide culturali o dalle sfide di religione. Il lavoro di questi anni, ha raggiunto un risultato significativo, tanto è che noi vareremo nel prossimo mese una associazione di arabi democratici liberali, tali si definiscono tutti coloro che ne fanno parte mentre noi siamo il soggetto che lo organizza. Si tratta quasi sempre di accademici, di donne e di uomini arabi mussulmani e islamici, i quali proclamano questa loro identità culturale ma si proclamano con fermezza democratici liberali. Basti immaginare che dietro l’associazione arabi democratici è contenuto il più grande disegno strategico di confronto anche con quelli che sono i settori del mondo islamico tentati da una cultura fondamentalista. Questo gruppo ormai di settanta intellettuali ha deciso di scendere in campo proclamando la loro identità araba e mussulmana ed esprimersi come democratici liberali.

CANZANO. Non dobbiamo esportare la democrazia?

RIPPA. Non parliamo di esportare la democrazia, qua c’è un problema di identificazione, mi sento tale e lo dichiaro. Normalmente chi si dichiara tale viene ammazzato, questo è il punto sostanziale, dichiararsi in questo modo diventa un punto di esistenza e volontà politica che noi può essere donata da qualcuno, è prodotto dalla consapevolezza di chi lo vuole affermare. E’ anche il più grande patrimonio di organizzazione intellettuale che il mondo arabo pone in disposizione, anche per le dialettiche con l’occidente contrapposto ad esempio ai fratelli mussulmani che sono i grandi teorici dello jiadismo fondamentalista islamico. Questa te la dice lunga su come si costruisce un’interlocuzione un interfaccia che lascia intatti i diritti dei singoli di esprimere la propria identità culturale di fede di religione e anche delle altre espressioni delle interiorità di una persona, ma contemporaneamente è anche votata ad uno scontro. In questo modo si apre uno scontro nel mondo arabo che vive il conflitto tra modernità e carattere medioevale a cui certe leadership jiadista tentano di connotare la cultura islamica. C’è questo tipo di soggetto che noi con la nostra umile opera di ricerca di raccordo abbiamo cercato di mettere in campo e che costituisce anche una grande risorsa stessa della realtà occidentale che non si nutre di arroganza supremazia ma si nutre di dialogo e di potenzialità naturalmente. Il dialogo va fatto costruendo il dialogo del dialogo il modello del dialogo. Quando nel mondo arabo nasce questa volontà ad essere e a proclamarsi democratici liberali senza il timore di essere ricattati da queste bande di fondamentalisti, ti accorgi quale è la risorsa che abbiamo saputo costruire, quali sono i nuovi percorsi di coloro che si erano battuti per i diritti civili. I nuovi percorsi sono quelli di creare il territorio entro cui un’identità umana, il diritto della persona, il diritto delle donne, devono essere garantiti. Nel mondo arabo il soggetto del mutamento, come il mondo occidentale è la donna, perché la donna non ha niente da perdere e quindi di conseguenza vive una condizione intenzione politica che non può che avere riflessi clamorosi nella situazione attuale.

CANZANO. In che senso la donna?

RIPPA. La donna che si proclama come soggetto individuale. Trovo assolutamente intrigante che le donne arabe hanno deciso di costituirsi, abbiamo ribadito che uno degli aspetti del tempo che viviamo, oltre le contraddizioni che vive l’occidente è rispetto al mondo islamico il tentativo di strumentalizzare la fede islamica a finalità che sono assolutamente politiche ed autoritarie. Nella realtà un gruppo di mula di jidatisti ha deciso che il mondo islamico è quello configuarato attraverso le dinamiche che abbiamo vissuto anche nella logica del terrorismo, e molti di costoro che sono ormai nostri collaboratori, attraverso quaderni radicali hanno per esempio operato un processo di decodificazione del Corano e hanno ribadito che non è scritto da nessuna parte che il velo che copre l’intero viso della donna lo ha dettato il corano, è una strumentalizzazione nato nel 1500 e che per quel momento andava bene. Che ci siano delle persone che sono legate alla sensibilità islamica e a Maometto, c’è da ribadire che da nessuna parte sta scritto questo. Significa letteralmente togliere, sottrarre alla strumentalizzazione dei gruppi di potere islamici jiadisti e fondamentalisti i quali in realtà stanno vivendo un conflitto interno, che è il conflitto tra la modernità e il tentativo medioevale di mantenere un certo tipo di società. Lì appare evidente che la donna è il soggetto del cambiamento, perché la donna è un soggetto che contiene in se una vastità di domande di mutamento che sono utili a se stessi e alla società messa insieme, e quindi è la donna il veicolo del mutamento più intenso perchè è quella che ha meno da conservare, non c’è l’ha nel mondo occidentale figuriamoci nel mondo islamico. In questo senso il soggetto del mutamento prende forma. Per mutamento si intende ribaltamento di equilibri di potere, delle dinamiche che vengono poste in essere. Prende forma dentro a questa parabola che è appunto la parabola della centralità dell’individuo, il diritto della persona, il diritto della donna che non vuole più subire infibulazione e la donna che non vuole avere il marito con sette moglie e tutto l’insieme di categorie di cose sostanziali che giustamente portano la donna a ribellarsi.

CANZANO. Oppressione?

RIPPA. Più che un problema di oppressione, è un problema di dignità della persona, la quale viene reclamata in modo intenso e con un livello di consapevolezza che non ha limite. La donna è stanca di dover dividere la vita coniugale con altre donne come lei succube dei desideri serali del marito. Questa è una domanda che mette in crisi l’impianto autoritario piramidale del sistema medioevale jiadista entro il quale si nasconde la cultura islamica. L’islam non è questo. E’ come dire che l’occidente è la mafia perché dentro c’è la mafia. Non è vero che quello sia una società patriarcale con una vocazione anche di aggressione dell’uomo su l’uomo, e viceversa, in questa chiave stiamo lavorando sul territorio dei diritti umani e ai diritti delle donne. Ma fondamentalmente i diritti delle donne sono i diritti delle nigeriane che vengono qui e sono condotte alla prostituzione, o alle donne dell’est. E’ quella la frontiera della domanda delle donne e del diritto ad avere una propria dignità da esprimere. Quella è la frontiera alla quale ci dedichiamo. Abbiamo lavorato all’interno di tutta la nostra costellazione, parlo del movimento federativo radicale, parlo dei quaderni radicali, parlo dell’associazione arabo liberale, parlo di agenzia radicale, parlo dell’associazione dei diritti civili del 2000. Questo nucleo è quello di salva bebè, che è una cosa enorme. Siamo partiti laicamente con una provocazione che invitava le donne che decidevano di buttare nel cassonetto il loro bambino, e che non era una scelta consumata dentro un cinismo. Molto spesso abbiamo indagato, studiato e proposto un’interpretazione precisa quelle donne avevano già come dire subito un trauma interiore, perché già a nove mesi prima avevano buttato il bambino. In questa chiave, partendo da quel lavoro che ci vide protagonisti di una provocazione, come dire, torniamo alla ruota medioevale, il bambino buttatelo nella ruota non nel cassonetto, poi non vogliamo sapere niente di voi, bene, dietro quella provocazione è nata il modello del salva bebè che è diventato una macchina da guerra micidiale. Lo scorso anno la nostra associazione ha raccolto la domanda di 1200 donne di tutte le nazionalità, le quali erano tutte irregolari e, a cui lo stato non sapeva che cosa rispondere. Le istituzioni quando si trovavano davanti ad una donna clandestina in Italia, al settimo mese di gravidanza, non sanno che fare, ammazzano a lei e il bambino? Oppure devono trovare una sistemazione. Ebbene, noi eravamo su quella frontiera. Raccoglievamo quella domanda, che era una domanda di vita, di umanità e poi provavamo a ricondurre nell’alveo legale e giurisdizionale certi valori, Come si può vedere, siamo più che mai dentro ai ritmi del nostro tempo ma dentro ad un profilo molto chiaro che ha al centro l’individuo la donna l’uomo il giovane l’anziano ed identità individuale come diritto sostanziale da innervare nella legge nelle norme della la costituzione.

CANZANO. Come vedi oggi la politica italiana? Come ti collochi con gli schieramenti di questi ultimi anni in quanto prima non c’era il bipolarismo?

RIPPA. Noi siamo sempre stati dei bipolarismi convinti peccato che la forma del bipolarismo italiano è un bipolarismo come dire all’amatriciana. E’ molto probabile che le caratteristiche che lo compongono sono assolutamente improprie. Si tratta di clan di potere residuo del vecchio sistema, che si sono riproposto con formule diverse. E’ evidente che una storia come la nostra per modello culturale, è una storia di sinistra ma non di una sinistra marxista leninista che abbiamo conosciuto, come quello comunista. E’ la storia della sinistra libertaria, della sinistra liberale della sinistra dei diritti civili della sinistra, che è nel luogo delle domande di libertà. Noi stavamo nel luogo dei 18enni per il voto ai diciottenni, stavamo nel luogo delle donne e degli uomini che volevano chiarezza sul divorzio, stavamo nel luogo dell’aborto clandestino, non perché volevamo l’aborto ma perché volevamo porre un’argine, risolvere un dramma che era quello dell’aborto clandestino. Nessuno di noi è stato mai un abortista convinto, noi siamo stati coloro che hanno cercato di ricondurre la drammaticità dell’aborto clandestino dentro una condizione che fosse in grado di non essere vissuto nella solitudine nel dramma della criminalizzazione della donna stessa. Siamo stati in tutti i luoghi della domanda della giustizia giusta. Noi siamo per natura e per vocazione di sinistra liberale anche che se i contorni di questa sinistra e destra così come si è sviluppato il sistema in questi ultimi 10 anni sono di difficile derivazione. Alcuni soggetti della margherita si potrebbero collocare anche all’estrema destra dello schieramento di destra italiano e contemporaneamente anche per intenderci alcuni estremismi della sinistra ‘radicale’ tra virgolette per prendere per i fondelli questo termine, ebbene dove li vuoi collocare sono dei classici conservatori. Il profilo del Fini liberale che fino a quest’ora è stato designato, come lo collochi rispetto alla dichiarazione secondo cui sarebbe un assassino quello che mette Welbi nella condizione di esprimere la propria volontà. Questa te la dice lunga sui residui sulle tossine che sono tossine autoritarie, in quanto tale quindi, noi siamo per nostra vocazione in una sinistra liberale che trova difficoltà a sistemarsi in questo quadro politico.
Non sta con il centro destra, perché il centro destra ha fallito il suo obiettivo di libertà, anche se fa un gran parlare di libertà, ormai è come se facesse dei gargarismi. Il centro sinistra, questa vecchia struttura di conservazione che abbiamo descritto, quindi noi restiamo soggetti dislocati nel centro sinistra ma con la vocazione a far si che nel centro sinistra nonostante tutta la mandea di contraddizioni possa venir fuori una identità che sia liberale. Per il momento dislocato questo meccanismo politico in un contesto il cui quadro informativo è occupato dai vecchi sistemi politici, non è tanto differente quando i radicali operavano nel sistema politico precedente. Allora non erano dislocabili in una precisa rappresentazione. Certo, hanno vissuto delle stagioni di contiguità con il pensiero politico, non certo con il pensiero politico clericale, non certo con il pensiero politico comunista, hanno vissuto in contiguità con il pensiero laico, hanno vissuto in contiguità con il socialismo umanitario, che era quello appunto che prestava attenzione attraverso l’obiezione di coscienza, attraverso i diritti umani. A queste sensibilità le nostre erano più accentuate. Uno dei motivi per cui, con il primo Craxi, il sottoscritto ha sviluppato un rapporto di raccordo molto intenso, perché era il Craxi che rompeva con una certa tradizione della sinistra marxista, che imponeva un certo sistema. Adesso non stiamo a discutere la parabola craxiana, diciamo che sicuramente la cosiddetta parente di rivoluzione che c’è stata negli anni novanta si è rivelata una vera bufala. Il contesto nostro è un contesto nel quale quelli che sono deperiti sono i luoghi della democrazia politica liberale socialista laica, e oggi, i due poli hanno entrambi un profilo di conservazione, entrambi un profilo di il liberalità. Detto questo, noi operiamo per pressare quella sponda di centro sinistra dentro la quale possono essere contenuti potenzialmente gli elementi di contraddizione su cui poter andare a reagire ma non ci illudiamo che questo sia un fatto certo e comunque la nostra vocazione laica liberale socialista e radicale.

CANZANO. Come vedi il comportamento della sinistra per quanto riguarda la legge finanziaria?

RIPPA. La finanziaria, diciamo le cose come stanno, è un’autentica schifezza. E’ una costruzione delirante, dentro la quale sono contenuti tutti i vizi di questa sinistra senza traettoria. Nessuno può dimenticare che Berlusconi ha avuto per cinque anni il governo del paese, ha fatto grandi proclami di cultura liberale, di cultura di mercato, e nessuno ha visto niente. In cinque anni non ha fatto nessuna riforma liberale nel sistema, testimonia che questa destra non contiene in se gli strumenti per essere democratica e liberale, però contemporaneamente, detto questo, c’è da dire che questa finanziaria di Prodi di Padoa-Schioppa è una finanziaria inconcludente che non innerva nessuna riforma reale.

CANZANO. La legge finanziaria è un gradino importante per ogni governo…

RIPPA. Nessun governo è mai caduto per la legge finanziaria. oltre al fatto che la legge finanziaria è una bufala. Nessuna legge finanziari corrisponde ad una verità, nessun governo può cadere sulla legge finanziaria, perché la legge finanziaria è una grande finzione. E’ il momento massimo in cui il parlamento confronta le posizioni dei due schieramenti dentro una certa ipotesi di bipolarismo. Di due schieramenti che hanno in tensione quello di mettere in confronto due politiche economiche di tipo diverso. Nessuna finanziaria che viene votata è stata poi realmente applicata. Questo parlamento oltre a votare una finanziaria che è una bufala, vota il bilancio che sarebbe l’atto conclusivo. Per intenderci, è come dire che noi vogliamo costruire un palazzo, ebbene noi lo mettiamo su carta e diciamo che noi costruiamo dieci palazzi ma in realtà, non ne costuiamo nemmeno uno. Alla fine si fa il bilancio e diciamo, e diciamo che questi non hanno fatto nemmeno un palazzo. No, loro votano il fatto che dieci palazzi non solo non si sono fatti ma votano un bilancio in cui dicono i dieci palazzi sono stati fatti. Falsa la finanziaria, falso il bilancio. A me non risulta che un governo sia caduto per la finanziaria, i governi cadono per beghe interne, per situazioni politiche, per equilibrio di potere, non per le finanziarie che notoriamente non sono altro che spunti simbolici.

CANZANO. Le beghe interne sono state create dalle finanziaria…

RIPPA. Questo testimonia che la stupidità del centro sinistra.

CANZANO. Queste beghe potranno poi avere altro significato che potrebbe portare alla caduta del governo?

RIPPA. La finanziaria è un luogo di falsificazione, che però ha innestato delle contraddizioni. Vediamo che sviluppo prendono queste contraddizioni. E’ evidente che questo centro sinistra non potrà andare sotto l’egemonia della sinistra estrema, è evidente che questo centro destra non potrà contestare fino a se stessa, però si sono innestate delle contraddizioni sociali e di classi che potranno essere messe in cantiere.
Diciamo che la finanziaria non conteneva in se i caratteri per cambiare o mettere in crisi il governo ma ha evidenziato le contraddizioni su cui politicamente vedremo in sei mesi cosa ne verrà fuori

CANZANO. Casini può essere la persona adatta per creare dei cambiamenti all’interno del centro-destra?

RIPPA. Non credo che possano esserci delle condizioni sia storiche, politiche e culturali oltre che economiche, per avere un nuovo centrismo come vorrebbe Casini. Voglio dire che questa storia della presunta frantumazione del centro destra, è un ulteriore errore della sinistra, perché il centro destra è soltanto preda delle sue debolezze strutturali analitici, ma non è meno compatto di quanto sia compatto il centro sinistra dove sono contenuti posizioni filoterroriste e quindi, non è assolutamente questo centrosinistra in condizioni di fare la morale a chi che sia circa la compattezza e la credibilità. E’ un tentativo dei giornali che sono quasi tutti in mano al centro sinistra, dico da sinistra questo, intendiamoci. Ma i giornali sono quasi tutti in mano al centro sinistra che approfittano degli errori un po’ patetici del centro destra. Però forzare la mano davanti a situazioni di popolo reale, come abbiamo visto il 2 dicembre a Roma, cercando di caricare l’identità di Casini significa far del male a Casini, perché in questo caso Casini risulta ancora più pateticamente debole e fragile, quindi è un modo per ammazzarlo. Casini rischia di essere marginalizzato. In Iitalia il berlusconismo è un fatto serio, e la sinistra è il più grande sponsor di Berlusconi . Per ora la sinistra con le sue scheletricità intellettuali, dico sempre da sinistra per ora ci ha consegnato Berlusconi, se prosegue su questa strada ci preparerà la base materiale di un nuovo autoritarismo e ci darà anche un bel lieder di destra autoritario e fascista, perché la sinistra in questo è bravissima. Lo fu la sinistra degli anni 20 e 21 che ci dietero Mussolini. Con questa traettoria culturale sta preparando la nuova definizione in questa chiave di non governo politico delle situazioni. Con tutto il rispetto per Casini, mi sembra una vera cazzata pensare alla frantumazione attraverso questi aspetti. Le debolezze del centro destra non sono superate da Casini. Faccio un esempio, al senato. durante la discussione sulla finanziaria. è stata presentanto un emendamento dal mio amico Enrico Morando della liberal democratici di sinistra. che non era un emendamento clamoroso. era un semplice emendamento con il quale si diceva, visto che aumentate le tasse e siccome gli introiti fiscali sono aumentati, si chiede che se entro due anni la situazione mantiene questa stabilità e quindi l’introito è vessatoro ed inutili non necessario, si chiede che vengano eliminate queste tasse. A favore di questo emendamento, ha votato tutto il centro sinistra, ha votato tutta la casa delle libertà, l’unico che si è astenuto è Casini. Quale sarebbe la differenza di Casini rispetto agli altri? Fare casini. Lui è pronto a prendere una posposizione antagonista pur di darci una propria identità, spero che non arrivi all’assurdo che per non apparire omogeneo a Berlusconi, decida di diventare il fautore della pena di morte o il fautore dei forni crematori. Spero per lui. Questa preoccupazione assassina di dover cercare il punto di distinzione, a volte lo rende anche patetico, tanto è che questa volta, pur di mantenere un profilo di autonomia, si è inventato questa bufala, sicuramente condivisa dal suo partito e da lui stesso. Quindi questo tentativo di essere subalterni ad un profilo che il sistema informativo gli cuce addosso è la prova provata della sua debolezza politica, non è in grado di scegliere i propri atteggiamenti perché lui pur di mantenere un livello di contraddizione sarebbe pronto a negare anche se stesso.

CANZANO. È un ledere che non riesce più ad essere credibile?

RIPPA. Ho l’impressione, che lui sia in un vicolo cieco in questo momento, perché nonostante tutto ha l’idea di rappresentare la destra moderata in Italia, almeno che non ha fatto un accordo con Rutelli, questo è un altro discorso. Se per destra moderata intendiamo quattro gatti che stavano in un palasport in Sicilia, siamo messi male per loro. Se quello che è stato in piazza il 2 dicembre è tutto fascismo ed estremismo se lui è il moderato vuol dire per il centro destra che è preoccupante quindi lui stesso si è andato a cacciare, e non a caso questa sinistra un po’ ottusa lo esalta, pensando che possa risolvere il problema del centro destra e i suoi problemi, che sono problemi di spaccatura. Berlusconi con i suoi limiti però porta la gente in piazza la gente che non si identifica assolutamente con i fascisti, ma popolare, della gente normale che sta lì in piazza. Casini cerca di darci un profilo, cerca di creare una specie di pontiere con tutto l’ex mondo democristiano e che tutto l’ex mondo democristiano equamente diviso nel centro destra e nel centro sinistra. Si illude di poter creare una centralità della DC. La centralità della DC è morta venticinque anni fa e non è più riproponibile, perché il tempo politico è mutato, perché la DC corrispondeva ad un certo tempo politico quando doveva svolgere un a funzione di distribuzione dentro un certo schema internazionale di bipolarismo coatto, in cui la DC tornava utile per questo tipo di lavoro. Oggi non ha niente da distribuire, perché lo stato non ha niente da produrre e quindi quello che viene proposto da Casini è un pianto vecchio ammuffito che però non significa che il centro sinistra abbia un proprio impianto interpretativo tanto è che ha fatto una cazzata di finanziaria. Berlusconi oltre al consenso che riesce ad ottenere in modo intelligente non ha nessuna proposta politica e la prova di questo è che i cinque anni di governo sono stati assolutamente fallimentari, non hanno delineato un’azione di politica economica che sia alternativa uno scenario nefasto che però è bene riscrivere così com’è nella verità.

Giovanna Canzano
giocanzano@email.it
338.3275925


 
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