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CASERTA: SCOPERTA SCIENTIFICA IGNORATA DA ISTITUZIONI LOCALI E NAZIONALI


Per gli abitanti del posto, fino al tredici marzo 2003, erano le “orme del diavolo”, denominate così dall’antica credenza popolare: orme “inquietanti”, che sembrano esprimere, per la caratteristica forma, una passeggiata di un essere soprannaturale. Impronte, che sarebbero state impresse dal diavolo sulla lava fuoriuscita dal vulcano di Roccamonfina! A sfatare questa colorita leggenda locale, dopo studi approfonditi, con l’eccezionale scoperta, resa nota nel marzo scorso, su “Nature”, tre studiosi: il prof. Marco Mietto, docente di geologia stratigrafica dell’Università di Padova, dall’icnologo Marco Avanzini, del Museo Tridentino di Scienze Naturali e dal prof. Rolandi, vulcanologo dell’Università di Napoli, quest’ultimo, con metodi radiometrici, ha datato le orme risalenti ad un periodo compreso tra 325 mila e 385 mila anni fa, ossia 200 mila anni prima dell’uomo di Neandherthal. L’importantissima scoperta pubblicata da “Nature”, il 13 marzo scorso: ripresa da Focus, Guardian, Sole 24 Ore, Le Figaro, National Geograpfic, Corriere della Sera, e da tantissime testate nazionali ed internazionali, finita nel dimenticatoio. Occorre precisare che ha valorizzare e “custodire” in ambito provinciale e regionale le orme, per mezzo secolo, è stato Alfredo Iulianis, 82enne storico del luogo, che ha sempre creduto nel valore delle impronte, da lui attribuite ai sanniti- che dopo il clamore suscitato dalla stampa internazionale, denuncia il totale abbandono del sito, abbandonato e dimenticato da tutti. “ Tutto finito nel dimenticatoio”- sottolinea amareggiato Iulianis: le promesse, le prospettive, sono solo un ricordo- la salvaguardia, la conservazione, la valorizzazione. Speranze svanite nel nulla. Non è stato fatto nulla. Solo parole. Di pochi giorni fa, l’avvio per rendere meno impervio il sentiero d’accesso al sito. Sovrintendenza, Università, Ministeri, Regione, Provincia: nessun intervento. Promesse da marinaio, per un sito di grande importanza, che poteva fare da volano al turismo verde e scolastico: aula open per lezioni d’antropologia dal vivo”.

Contributo a cura di Giuseppe Sangiovanni

 
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