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IRAQ, ANTICA BABILONIA: NAPOLITANO E PARISI A CASERTA CHIUDONO MISSIONE


Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e il ministro della Difesa, Arturo Parisi, hanno scritto la parola fine sulla missione militare italiana in Iraq con una cerimonia sobria e solenne nel parco della Reggia di Caserta, inondato da un sole quasi primaverile. La missione si e' chiusa ufficialmente sabato scorso con l' ammainabandiera a Nassiriya. Il Tricolore e' stato poi consegnato a Romano Prodi, e oggi Parisi, a nome del Governo, lo ha trasferito al capo dello Stato, racchiuso in una teca. Sara' il Quirinale a decidere dove custodirlo con onore. ''La bandiera del presidio di Nassiriya e' stata ammainata con dignita', a testa alta e - ha detto Napolitano - sara' conservata tra le memorie preziose della nostra Repubblica. Abbiamo vissuto un' esperienza di condivisione nazionale che dovra' fare testo sempre, in qualsiasi circostanza futura''. Ne' Napolitano, ne' Parisi hanno fatto velo ai contrasti politici e alle divisioni che fin dall' inizio hanno accompagnato questa missione. Napolitano ha ricordato che ci furono controversie sia nel nostro Parlamento sia nel Consiglio di sicurezza, controversie legittime, democratiche che ''non hanno impedito la vicinanza dell' intera collettivita' nazionale al contingente e la piu' profonda affettuosa solidarieta' per le prove di sacrificio generosamente offerte dai caduti e dai feriti''. Parisi ha fatto eco, ricordando che all' inizio della missione lui militava all' opposizione ed espresse vedute diverse da quelle del Governo Berlusconi, ''ma esiste un piano che supera le legittime diversita' e ci chiama a sentirci tutti componenti di una grande comunita', a riconoscerci nelle decisioni assunte dalla Repubblica attraverso le regole della democrazia. Percio' - ha aggiunto il ministro - i nostri militari in Iraq sono stati nostri, di ognuno e di tutti dal primo all' ultimo giorno: soldati italiani che si sono spesi in nome dell' Italia''. Il bilancio, ha detto, e' positivo, nonostante molte perdite umane. Trentacinque caduti, 35 croci che pesano. Nomi che, assicurano Napolitano e Parisi, non saranno dimenticati, campeggeranno sul frontone di caserme e istituti militari. Parisi li ha chiamati uno per uno dal palco d' onore e, secondo l' usanza militare, ad ogni nome, l' ufficiale d' ordinanza ha risposto: Presente! Napolitano, dopo aver preso in consegna la bandiera, affidata ad un corazziere in alta uniforme, ha consegnato cinque croci d'onore agli ultimi cinque di questi caduti, tre carabinieri, due dell' esercito. Poi ha ricordato che sono morti ''non in un' impresa bellicista, offensiva, ma di pace e di civilta'''. Questo e' un dato di fatto nonostante la drammatica situazione attuale in Iraq e, ha sottolineato il capo dello Stato, il ''dibattito critico'' che si sta sviluppando negli Stati Uniti. Per tutelare la pace e la sicurezza internazionale, ha ricordato il capo dello Stato, come altre volte, ''puo' essere necessario l' impegno delle forze armate di qualsiasi paese membro dell' Onu''. L' Italia partecipa a tali missioni ''con una sua peculiare sensibilita' e umanita''', che e' riconosciuta. Poi, rispondendo implicitamente alle obiezioni del fronte pacifista, ha ricordato che l' art.11 della Costituzione non si ferma al ''ripudio di un passato di guerre di aggressione e di conquista'', ma impegna l' Italia a fare la sua parte insieme alle organizzazioni internazionali. ''Dobbiamo essere consapevoli dello sforzo che si richiede e si richiedera' all' Italia in un mondo scosso da cosi' gravi turbamenti ed allarmi come quello in cui purtroppo oggi viviamo''. Parisi ha annuito, ma ha ricordato che, per far fronte a questi impegni, occorre dare piu' soldi alle forze armate, e la finanziaria - ha sottolineato il ministro - seppur ha invertito un ''andamento catastrofico'' del precedente governo, non fa ancora abbastanza. (7 dicembre 2006-18:59)

 
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