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*PUTIN E LA CULLA DELLA MAFIA: INTERVISTA SUL 'CASO' A GIOVANNI BARTOLONE*







Giovanna Canzano intervista Giovanni Bartolone
“La mafia in Sicilia e non solo”
24.10.2006

Dopo la dichiarazione di Putin dove egli dice che l’Italia è la ‘culla della mafia’, abbiamo intervistato il prof. Giovanni Bartolone, storico siciliano, autore del libro ‘Le altre stragi, le stragi alleate e tedesche nella Sicilia del 1943-1944’ è stato pubblicato presso la tipografia Aiello & Provenzano di Bagheria nel 2005, e del saggio che ha per titolo "Luci ed ombre nella Napoli 1943-1946", che sta in Atti del Convegno di studi tenutosi a Napoli il 5 marzo 2006, AA.VV., "Napoli nella seconda guerra mondiale", I.S.S.E.S. ( Istituto di Studi Storici Economici e Sociali, Napoli, 2006.



DOMANDA. La mafia come vediamo dai processi e dai film è qualcosa che c’è. Ma non solo la Sicilia e l’Italia sono ‘famosi’ per questi motivi, ma anche la Cina, e la stessa Russia e l’America non ne sono assenti…

RISPOSTA. Purtroppo, oltre la Sicilia, anche Cina, la Russia e l’America sono afflitti da fenomeni mafiosi. Basti pensare alle famose Triadi cinesi, la cui ferocia è tale che i pur terribili crimini commessi da Cosa Nostra si ridimensionano fino quasi a sembrare peccati di timide educande. Anche in America non si scherza: la formidabile rinascita di Cosa Nostra, seguita alla sconfitta del Fascismo nella Seconda guerra mondiale, origina dai “consigli”, dall’appoggio dato ai mafiosi, reduci dal confino, da parte di noti gangster italoamericani, penso a Lucky Luciano o Vito Genovese, giunti in Italia nel 1943 per favorire l’occupazione Alleata della Penisola e piazzati in posti strategici nel Governo Militare d’Occupazione Alleato. Il fenomeno del banditismo mafioso in America è annoso e coinvolge diverse etnie. Già Solgenizin nel suo Arcipelago Gulag denunziava la presenza di fenomeni paramafiosi in Russia. Le mafie negli stati ex sovietici sono numerose e molto potenti. I loro rapporti con la classe politica sono accertati e do*****entati. Molte pagine di giornale o libri sono stati dedicati alla presenza di queste “famiglie” in Italia e ai loro rapporti con Cosa Nostra.

DOMANDA. In America, dove tu sei andato anche per studio, e. il tuo libro ‘Le altre stragi’, ci fa capire che l’America la conosci bene, … in che misura, se c’è lo puoi spiegare, la mafia non è solo siciliana ma c’è anche quella cinese e quella ebraica?…

RISPOSTA. In America in seno a molte etnie sono sorte organizzazione mafiose. Ad esempio “l’avvocato” di Lucky Luciano era l’ebreo Meyer Lansky. Cosa Nostra americana negli ultimi anni ha avuto diversi problemi per reggere la “concorrenza” delle altre mafie. In alcuni casi è stata costretta a ricorrere all’aiuto della “consorella” mafia siciliana. “Picciotti” siciliani sono stati inviati in America per fare qualche “favore” agli “amici” negli States. Qualche mafioso italoamericano sarebbe stato inviato negli ultimi anni in Sicilia a seguire un “corso d’aggiornamento”, ad esempio su come si deve chiedere il "pizzo", fare un estorsione.

DOMANDA. Tu come intellettuale e storico siciliano, che siciliano sei da sempre, come vivi nella tua città Bagheria il rapporto tra persone ‘perbene’ e ‘mafiosi’ se ci sono se li conosci…

RISPOSTA. La presenza di fenomeni mafiosi data a Bagheria fin dalla prima metà del 1800. La Piovra ha vaste radici in città. Negli ultimi anni, grazie ad una maggiore sensibilità antimafia non è stato così conducente ostentare amicizie mafiose, ad esempio durante una campagna elettorale, come accadeva fino agli anni ’60. I rapporti tra mafia e persone “per bene” sono antichi. A volte mafiosi e persone “per bene” sono stati la stessa cosa. Il mafioso fa una “normale” vita di società. Cosa che non fa il “normale” delinquente. A volte, però, si scopre che una persona è mafiosa solo dopo che è stata arrestata per collusione o appartenenza a Cosa Nostra. Due scioglimenti per mafia, ed un terzo evitato per poco, hanno indotto una parte della classe politica bagherese ad una maggiore prudenza nei rapporti con personaggi “chiacchierati”. Molti politici locali non sono stati mai collusi. Son finiti i tempi, anni ’70, quando qualche politico locale dichiarava: “La mafia non esiste”. Altri hanno combattuto la mafia e i suoi rapporti con la politica. Purtroppo a volte si sono conosciuti, quelli che poi sarebbero diventati mafiosi, alla scuola elementare, alle medie o al liceo. E’ la vita. Poi ognuno per la sua strada. Ma è difficile in un paese non salutare quello che è stato il tuo compagno di classe a 14 anni, o che abitava nella casa vicina alla tua e con la quale ci hai giocato per le vie, o tirato quattro calci ad un pallone in piazza a 10 anni. Io sono stato fortunato in tal senso: nessuna conoscenza con persone poi diventate “chiacchierate” o, peggio, in “odore” di mafia.



DOMANDA.Cosa ti ha spinto a scrivere un libro come il tuo ultimo ‘Le altre stragi’ e cercare tanti fatti storici che ormai nessuno più cercava e dava per scontato la storia già scritta?

RISPOSTA. Il desiderio di contribuire affinché i morti dimenticati abbiano giustizia dopo 62 anni di vergognoso silenzio è ora di recuperare completamente la nostra memoria storica. Per questo ho dedicato sei anni della mia vita per scrivere il libro. Ho condotto numerose ricerche negli archivi italiani e stranieri e nei luoghi dove si sono svolti i fatti. Non amo il modo come la storiografia dominante racconta i fatti accaduti nel passato. Sono anticonformista e revisionista per natura.

 
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