Il capo deve sempre dare il buon esempio dimostrando "estrema correttezza" in tutte le occasioni di lavoro, anche quando un dipendente a lui gerarchicamente sottoposto lo provoca ostentatamente fino a cercare il contatto fisico. Lo sottolinea la Cassazione confermando il licenziamento - per giustificato motivo, con preavviso - nei confronti di Michele I., dirigente di una società farmaceutica 'colpevole' di aver aggredito fisicamente Angelo D.P., suo collaboratore. L'episodio che è costato il posto di lavoro a Michele è avvenuto in un albergo di Caserta, durante un meeting aziendale. Angelo lo aveva avvicinato al bordo della piscina e, provocatoriamente, gli aveva fatto cadere il bicchiere dalle mani pronunciando anche frasi offensive nei confronti di Michele. A quel punto il dirigente ha inseguito Angelo nel salone dell'hotel venendo alle mani. Per questo episodio l' azienda lo ha messo alla porta e senza successo l'ex dirigente ha fatto ricorso prima al tribunale e alla corte di appello di Milano, e adesso in Cassazione. I supremi giudici hanno, infatti, sottolineato che "in ogni caso l'esercizio da parte di Michele di violenza nei confronti del suo sottoposto, giustifica il licenziamento, giacché il dirigente, posto ai vertici dell' organizzazione aziendale, dovrebbe dare il buon esempio e dimostrare estrema correttezza". Così i supremi giudici hanno rigettato il reclamo di Michele (con la sentenza 19562 depositata oggi) ma non hanno 'infierito' su di lui e hanno stabilito che le spese processuali non saranno tutte a suo carico, ma saranno pagate anche dall'azienda che lo ha licenziato. Di solito, invece, le spese di giustizia vengono accollate interamente a chi perde il ricorso: in questo caso, evidentemente, gli 'ermellini' hanno giudicato non del tutto 'ingiustificato' il reclamo del dirigente provocato. (13 settembre 2006-14:50)
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