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DALLA SALUMERIA ALLA DIREZIONE GENERALE DI UN ENTE: IL CASO ACCONCIA


(di Riccardo Ventre, Eurodeputato, Consigliere Comunale a Caserta) - La recrudescenza di violenza registrata negli ultimi tempi rende doveroso richiamare nuovamente l’attenzione su quanto già segnalato al prefetto qualche mese addietro, ai partiti, all’opinione pubblica. Ossia sull’assenza, in pratica, di controlli esterni sulla dirigenza burocratica, e in special modo sui direttori generali degli enti. E’ appena il caso per dovere etico e per il non ingenerare dubbi, stante la recente sua nomina, che il riferimento non solo non è alla neo direttrice generale del comune di Caserta né ad alcun dirigente in particolare. Il mio è un riferimento al sistema per cui è necessario fare un breve passaggio procedimentale per i lettori e gli elettori che non conoscono i meccanismi di tale settore, previsti dalla legge. Oggi la gestione degli enti pubblici è in buona sostanza completamente affidata alla dirigenza burocratica ed in particolar modo ai direttori generali. Dirigenti e direttori generali, sulla base della normativa vigente, possono essere nominati sulla base di un rapporto fiduciario con la maggioranza che governa quel determinato ente. Fin qui la normativa nel cui merito non entro, piacerci o non piacerci (a me personalmente non piace) ma è legge e bisogna rispettarla. Sempre più frequentemente sta avvenendo che la scelta ricada non tanto su persone che abbiano particolari capacità quanto sulla base di tessere di partiti, di amicizia, insomma di quello che un tempo si chiamava “meriti del compare”. Sempre più assistiamo a politici “trombati” e riciclati che entrano nella spartizione delle poltrone alla stessa maniera di come avviene per le nomine a cariche politiche vere e proprie (assessori, consiglieri di amministrazione ecc.). Da ciò deriva che il prescelto è organico alla formazione politica con una differenza sostanziale ossia che mentre su quest’ultima c’è un controllo popolare attraverso il voto, attraverso la stampa e, nei casi previsti dalla legge, attraverso il prefetto, direttori generali e dirigenti così nominati dovrebbero essere controllati nel loro operato proprio da coloro che li hanno nominati e dei quali sono sodali, praticamente costoro sono privi di controllo. Insomma i direttori generali e i dirigenti di nomina politica sono privi di controllo. Il caso più eclatante è quello, soggetto al vaglio della magistratura, del ragionier Antony Acconcia, unico non laureato tra decine di aspiranti con corposi e qualificati curriculum, scelto sulla base della sua pregressa esperienza, pare, di responsabile di una salumeria o qualche cosa di simile, ma fortemente legato a chi lo ha scelto, cioè il presidente della Provincia De Franciscis, godendo di costui la fiducia. Non c’è chi non veda come con questo sistema sia teoricamente tutto possibile. La giunta, poniamo, dà l’indirizzo di costruire una strada, indica dei criteri di massima dopo di che se la vede il sodale dirigente o direttore generale che, miracolosamente ripescato dalla sua “trombatura” politica, e lautamente remunerato, ha eventualmente l’obbligo di portare a casa del politico benefattore il risultato che costui o costoro gli hanno imposto, pena il venir meno del rapporto fiduciario ed il conseguente licenziamento. E l’ulteriore conseguenza è che se la criminalità organizzata, tanto presente sul nostro territorio provinciale, mette piede attraverso il dirigente in quell’ente, come si dice sempre più frequentemente stia avvenendo, facilmente si sfugge anche allo scioglimento del consiglio per condizionamento camorristico. E’ una situazione inquietante alla quale, a mio giudizio, chi esercita il controllo sugli organi, pur rimanendo nell’ambito delle sue attribuzioni e senza debordare, può e deve porre rimedio proprio per evitare che situazioni di malaffare penetrino sempre di più nella pubblica amministrazione. (7 settembre 2006-15:23

 
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