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PROCESSO TRUFFA AIMA: PM ANTIMAFIA CHIEDE PENE E ASSOLUZIONI PER 200 PERSONE


Pene e assoluzioni per oltre duecento persone, tra cui esponenti della criminalità organizzata, imprenditori, finanzieri e funzionari per Coomercio estero sono state chieste nella serata di ieri dal pm antimafia Francesco Curcio nell'ambito del processo denominato «Aima». Nella maxi-inchiesta finirono oltre duecento persone coinvolte a vario titolo in una maxi-truffa indebiti contributi ricevuti nell'ambito dei centri Aima. L'inchiesta - dove si ipotizzano i reati di associazione camorristica, corruzione, frode ai danni dell'Aima nell'erogazione dei contributi comunitari e falsità in atto pubblico - portò, nel luglio del 1998, ad una ottantina di arresti su 112 ordinanze di custodia cautelare in carcere chieste dai pm della Dda. Arresti quasi tutti annullati dal Tribunale della Libertà (restarono in carcere personaggi di grosso calibro coinvolti in precedenti operazioni della Dda) che colpirono una parte dei duecento imputati. Il pubblico ministero ha chiesto pene che variano da un anno e sei mesi ai nove anni di reclusione e alcune decine di assoluzioni anche per esponenti ritenuti al clan dei casalesi. Gli episodi riguardano un periodo che va da metà degli anni Ottanta agi inizi degli anni Novanta. Al centro dell'indagine, gli esborsi non dovuti dalla Comunità Europea sulla scorta di conteggi fasulli di quantità di prodotti ortofrutticoli destinati al macero. Molte delle operazioni di lucro, come ha raccontato il pentito Carmine Schiavone nell'ambito della prima inchiesta «Spartacus 1», sarebbero state gestite dalla criminalità organizzata attraverso il controllo delle associazioni di categoria.

 
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