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**CASO MOGGI, LA FUGA DI NOTIZIE EVITO' ARRESTI. MA COSA SAREBBE CAMBIATO?**


Le continue fughe di notizie che si sono protratte nel tempo, con la pubblicazione di tre informative riservate dei carabinieri contenenti intercettazioni telefoniche, ha danneggiato seriamente l'inchiesta della procura di Napoli sugli illeciti del mondo del calcio, evitando gli arresti di alcuni tra i principali indagati (tra cui Moggi), e soprattutto impedendo che lo scandalo investisse l'intero sistema calcio dell'ultimo ventennio. E inoltre c'é stata un'intenzione precisa di bloccare l'estensione delle indagini. E' quanto emerge da ambienti della procura della Repubblica di Napoli. A puntare l'indice contro ambienti dei carabinieri, è un articolo del quotidiano 'La Repubblica', con la tesi, che si afferma essere sostenuta dai pm di Napoli, che la fuga di notizie "é stata così imponente e distruttiva che deve essere stata autorizzata dal comando del Nucleo provinciale dei carabinieri e da altri ufficiali dell'Arma". Nel pomeriggio dopo che inutilmente i giornalisti avevano tentato di incontrare il procuratore Giovandomenico Lepore per raccogliere commenti sui retroscena rivelati dal quotidiano romano, lo stesso Lepore ha diffuso una nota di poche righe nella quale si afferma che "la procura di Napoli nel ribadire la piena fiducia nel personale del Nucleo operativo del Comando provinciale di Roma con il quale continua la fattiva collaborazione, precisa che in ordine alla fuga di notizie procede alle opportune indagini la procura della Repubblica presso il tribunale di Roma". Tra i commenti raccolti "a microfoni spenti" nel palazzo dei pm al Centro Direzionale, ci sono diverse reazioni di magistrati di vertice, uno dei quali ha parlato di "ricostruzione perfetta" dello scenario. "L'obiettivo delle fughe di notizie - ha spiegato la fonte - era di ribaltare il sistema Moggi, ma allo stesso tempo impedire che l'intero sistema venisse stravolto". Secondo le fonti contattate dai giornalisti, anche gli inquirenti napoletani sottolineano che le richieste di arresto erano ormai già pronte quando la diffusione delle intercettazioni impedì ai magistrati di procedere con la cattura degli indagati. Chi ha favorito la pubblicazione anticipata degli atti avrebbe pertanto agito per evitare che gli indagati, una volta in stato di arresto, decidessero di collaborare con la giustizia per svelare il sistema di illeciti che condizionava il mondo del calcio italiano. Inoltre è assolutamente vero - spiegano ancora le fonti - che la conoscenza del contenuto delle intercettazioni avrebbe consentito agli indagati di concordare versioni difensive. Tutto allo scopo di evitare un allargamento dello scandalo e consentire il perpetuarsi, con altre persone al vertice, di un sistema illecito. Tra le notizie di Repubblica confermate in procura la pubblicazione su un giornale di alcune pagine dell'inchiesta, relative al rapporto tra il Milan e il mondo arbitrale, che non risultano agli atti. Negli uffici al Centro Direzionale ricordano la dichiarazione di Lepore del 23 maggio scorso nell'annunciare la scoperta di una "talpa" e nel rinnovare la fiducia ai carabinieri, scrisse: "La Procura della Repubblica di Napoli, naturalmente estranea ad ogni indebita propalazione ha operato immediatamente affinché le fonti di prova raccolte (e che erano rimaste coperte da un segreto assoluto sino a qualche settimana fa, mentre i sostituti assegnatari del procedimento stavano lavorando al complesso materiale acquisito) non venissero progressivamente disvelate, nella piena consapevolezza che tale illecita divulgazione recasse pregiudizio, ad un tempo, agli interessati ed agli stessi sviluppi investigativi". Una dichiarazione che sembra ora assumere nuovi significati alla luce dei retroscena. (15 giugno 2006-16:50)

 
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