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*DOPO IL CASO D'ELIA, NOMINA 'SCANDALO' ALLA COMMISSIONE GIUSTIZIA*

Dopo il caso del segretario di Montecitorio, già terrorista di Prima linea, un'altra nomina 'scottante'. E' stato denunciato per traffico di droga, porto abusivo di armi, fabbricazione di bombe, violenze, lesioni: il neo onorevole Farina è il vicepresidente della Commissione Giustizia


Un curriculum, come dire, di tutto rispetto. Scorriamo il casellario penale di Daniele Farina, neo-vicepresidente della commissione Giustizia di Montecitorio (avete letto bene: Giustizia, non Agricoltura, Cultura o Affari sociali). Dunque: «Oltraggio, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali ». Vabbè, è il capo storico del Leoncavallo, sono robette a cui i no global - purtroppo - ci hanno abituato. Ma no, il neo-eletto vanta ben altro: «Produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti », «oltraggio-resistenza- violenza», ma anche «lesioni personali», «reati contro l'incolumità pubblica e lo Stato», «porto abusivo di armi », «fabbricazione e detenzione di esplosivi». (...) Leggendo le diciassette notizie di reato comunicate dalla Digos di Milano al ministero dell'Interno viene da chiedersi: com'è possibile che Daniele Farina, l'oggetto delle segnalazioni, sia diventato vicepresidente della commissione Giustizia alla Camera? Ha fatto scalpore il caso di Sergio D'Elia, già terrorista di Prima linea ed ora segretario d'aula a Montecitorio. Ma il centrosinistra andato ben oltre, ha nominato numero due dell' organismo che fissa le regole per i magistrati un uomo che ha messo insieme una fedina penale di quattro pagine. Sembra una barzelletta, invece è tutto vero. Diranno: chi lo ha eletto era a conoscenza di questi fatti. Anzi, è stato votato proprio per questo. Un riconoscimento a chi ritiene che la legge, certe volte, giusto violarla. Lo chiamano conflitto sociale o disobbedienza civile. Ogni opinione è legittima. Ma che senso ha nominarlo al vertice di un organismo chiamato a scrivere le norme che Farina e i suoi pensano sia legittimo, seppure qualche volta, infrangere? Il governo Prodi, è vero, ci ha abituato a questa strategia: di qua un riformista, di là un antagonista. (Paolo Emilio Russo da: Libero del 14 giugno 2006)

 
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