Il comunicato inviatoci dall'onorevole Cesare Previti in merito ad un articolo apparso su Repubblica e ai suoi rapporti con il professionista campano Renato D'Andria
Repubblica è rea confessa e due volte colpevole. Truccando le carte per il secondo giorno consecutivo, il quotidiano house organ della Procura di Milano mi attribuisce fra virgolette una frase mai detta: “Mai visto d’Andria”, mentre io nel mio comunicato ho spiegato di “non avere memoria” di aver conosciuto questa persona. Prima falsificazione, addirittura evidenziata con un occhiello, e prima prova di colpevolezza. Non contenta, Repubblica sottolinea, nella sua risposta, di aver citato un’intervista rilasciata all’Unità dallo stesso D’Andria. Quel che il giornale dimentica (o fa finta di dimenticare) di aver letto è che il soggetto in questione dice nell’intervista di essersi rivolto a me per chiedere un favore che io rifiutai, diventandogli così immediatamente antipatico. Seconda falsificazione e seconda prova di manipolazione. Quindi, se c’è qualcuno che mesta nel torbido, cita ciò che conviene e tace ciò che farebbe crollare tutto il castello di menzogne, questo va ricercato dalle parti di piazza Indipendenza. Sede di un quotidiano specialista nel generare sospetti attraverso l’astuto assemblaggio di dati neutri. E quando poi questo quotidiano scrive la verità, cioè le prime due puntate del caso Telekom-Serbia, appena può la rinnega per non pestare i piedi agli amici e agli amici degli amici. (CESARE PREVITI)