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CASERTA, CAMORRA: SCATTANO 5 ARRESTI PER PIZZO DI 10 ANNI FA


Un pizzo di tre milioni e mezzo delle vecchie lire per ciascun appartamento costruito: era l'estorsione messa in atto da esponenti del clan camorristico dei Casalesi, a metà degli anni Novanta, contro alcuni imprenditori edili che venivano anche costretti ad approvvigionarsi di materiale da una ditta controllata dalla cosca. E' lo scenario emerso da una indagine della Dda di Napoli che ha portato all'emissione di cinque ordinanze di custodia cautelare, quattro delle quali notificate in carcere. A finire in manette è stato un commerciante, Vincenzo Di Bona, incensurato e finora ritenuto estraneo alle attività del clan. Si trovavano invece già in cella gli altri quattro destinatari delle misure restrittive: Francesco Bidognetti, ritenuto capo della frangia dei Casalesi operante tra Villa Literno e Castelvolturno, il cugino Domenico Bidognetti, esponente di primo piano del medesimo gruppo criminale, Luigi De Vito e Giuseppe Cristofaro, entrambi ritenuti affiliati al clan, quest'ultimo "referente" nel settore delle estorsioni nei comuni di Lusciano ed Aversa. Secondo quanto ricostruito dai pm della Dda Raffaele Cantone e Giovanni Conzo, il clan avrebbe imposto il pizzo ad alcuni imprenditori edili operanti tra Aversa ed i comuni limitrofi: per ciascun appartamento realizzato l'estorsione ammontava a tre milioni e mezzo di lire, e in più ai costruttori veniva imposto l'acquisto di materiali edili in una ditta, intestata a Di Bona ma, per gli inquirenti, appositamente costituita dal clan Bidognetti a Casal di Principe. Il complesso delle attività estorsive avrebbe fruttato alla cosca casertana proventi per circa 900 milioni di lire. Le ordinanze di custodia sono state firmate dal gip Oriente Capozzi, ed eseguite dai carabinieri di Parete (Caserta).(3 aprile 2006-14:26)

 
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