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ELEZIONI, ONOREVOLI ESCLUSI: I PIAGNISTEI DELLE VEDOVE INCONSOLABILI


Il piagnisteo dei trombati ha invaso soprattutto i giornali locali e le agenzie di stampa: pagine umidicce di lacrime, lamentevoli proteste, lagnanze, accuse di scarsa generosità e scarsa democrazia, minacce. Un madido coro si solleva dalla provincia italiana: squillino le trombe, rullino i tamburi, ecco a voi la ballata del candidato mancato. Era sicuro, tranquillo di tornare a Roma, aveva l'ufficio e il segretario, camminava lungo il corso e lo chiamavano onorevole. E domani non più. Scusi, signor Mario Alberto Taborelli, da Faloppio, provincia di Como, forzista della prima ora. E pure lei, Antonio Russo, napoletano di Giugliano, avvocato con seggio in Parlamento e fino a poche ore fa tessera di Forza Italia in tasca. E lei, Antonio Guarino, sindaco di Solofra che sabato ha firmato la candidatura al Senato per il partito di Berlusconi e domenica è passato alla Margherita di Rutelli. Scusate tutti, signori forse non più onorevoli, inconsolabili vedove del seggio perduto, ma perchè vi lamentate? Un caso emblematico: ieri, il sito internet del Comitato provinciale di Como di Forza Italia si presentava con la bandiera del partito listata a lutto. Sotto il simbolo, l'annuncio della prematura dipartita: «Il nostro unico rappresentante a Roma, on. Taborelli, non è stato inserito nei primi 11 candidati, estromettendolo di fatto in caso di vittoria della Casa delle Libertà ». Ei fu. E tutti noi dovremmo piangere e mandare corone e cuscini di fiori? E per quale motivo, perchè l'onorevole Taborelli, ricco imprenditore comasco, è stato eletto per due volte di seguito e ora rischia di rimanere a casa? Oppure perché (altra storia, altro pianto) Franco Bianco, ex capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Campania, aveva ottenuto la candidatura al Senato (numero nove) e non sentendosi garantito se n'è andato con l'Udeur accusando l'ex partito di scarsa democrazia? Promemoria per i trombati illustri e meno illustri: ci dispiace per voi, e anche per le vostre mogli e i vostri amici che ora accorrono con fazzoletti e catini raccogli-lacrime. Ci dispiace sinceramente. Ma voi sul serio pensavate che oltre ai senatori a vita potessero esistere i candidati perenni? Di Andreotti ce n'è uno, tutti gli altri sono Russo, o Bianco, o Raffaele Grazia, vicentino, ex Ccd approdato in Forza Italia, che candidamente annuncia ai suoi elettori: «Cari amici, sono in lista ma non votate per il mio partito ». Una rivolta, un terremoto all'insegna degli accordi non rispettati e del territorio dimenticato. Ragionano tutti così: «In Forza Italia la democrazia interna è finita, le scelte vengono imposte dall'alto, i rappresentanti locali devono cedere il posto ai paracadutati. Ha vinto la logica romana ». Qualcuno, per la verità, è ancora più arrabbiato. Luciano Falcier, veneziano, vicepresidente dei senatori uscenti di Forza Italia: «Prendo atto di essere stato escluso, che è stata fatta una lucida e premeditata "pulizia etnica" ». E giù una pioggia di fax, telegrammi e lettere con l'annuncio o solo la minaccia di dimissioni da questo e quell'incarico. Promemoria 2 per i trombati di tutta Italia scesi armi, bagagli e lacrime sul sentiero di guerra: ma questa Forza Italia che oggi è così poco democratica, che ha inserito in lista tante persone che nulla hanno a che fare con il territorio, ieri com'era? Non vi viene almeno il sospetto che nulla sia cambiato, che una volta nel partito-azienda decideva il capo e ora continua a decidere il capo, che ieri i beneficiati eravate voi, amici e amici degli amici, e oggi sono altri amici degli amici? Strana Italia questa dei candidati piangenti e minaccianti, Italia che raccoglie voti, vola a Roma e subito dimentica che oltre ai biglietti di andata esistono anche quelli di ritorno. Ce l'hanno con i paracadutati, e fanno finta di non rendersi conto che l'uomo che apre il paracadute è lo stesso che cinque anni fa li fece salire sull'aereo e li depositò a Roma: volo in prima classe e atterraggio morbido grazie al leader che aveva organizzato tutto. Dimenticavamo di dire: noi, fra tante lacrime e urla, non abbiamo udito neppure una vocina che abbia fatto un minimo di autocritica, neppure un accenno, velatissimo accenno. E tu, caro lettore, hai sentito qualcosa? Promemoria 3 per i trombati: voi che parlate tanto di territorio, ricordate ciò che è successo alle Regionali? Giudizio unanime dei soloni della politica italiana e anche dei semplici elettori di centrodestra: Forza Italia non è andata bene perchè non è un partito agganciato al territorio, è un movimento che rende al massimo alle Politiche, non alle elezioni parziali che presuppongono segreterie locali, attivisti, uomini che lavorano casa per casa, che organizzano manifestazioni, mettono su circoli e parlano con gli elettori. E chi erano gli uomini che dovevano agganciare Forza Italia al territorio, chi doveva lavorare bussando ai citofoni di Vicenza e Napoli e Caserta e pure Canicattì? Sveliamo il mistero: eravate voi, quegli uomini, voi ieri sugli scudi e oggi non più. Con tutto il rispetto per il lavoro che avete fatto e che sicuramente vi sarà costato tempo e fatica, ma siete proprio sicuro di essere immuni da ogni colpa, unicamente vittime di decisioni romane (anche se Arcore non è nel Lazio)? Noi, se fossimo nei vostri panni, qualche dubbio lo avremmo: in fin dei conti, in un partito azienda conta essere amico del presidente e dei consiglieri di amministrazione, ma anche portare in consiglio qualche risultato positivo. (Mattias Mainiero da Libero del 8 Marzo 2006)

 
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