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CASERTA: PENTITO DELLA CAMORRA FA SCOPRIRE TRAFFICO D'ARTE


Casal di Principe (Caserta) - Lo stralcio di una inchiesta della Dda di Napoli trasmesso alla Procura di Santa Maria Capua Vetere riguardante un altro dei tanti business della criminalità organizzata fa tornare a parlare – a distanza di alcuni anni dai casi che riguardarono Galasso e Alfieri – di opere d’arte e camorra. A dare un nuovo spunto alla Direzione distrettuale antimafia, quasi quattro anni fa, è stato un ex esponente del clan dei Casalesi, Domenico Frascogna, oggi collaboratore di giustizia lui stesso, a quanto emerge dall’indagine, fra coloro che si dedicavano all’attività di «tombarolo». Frascogna ha raccontato che tra le varie attività di riciclaggio dei proventi di operazioni illecite a Casal di Principe, si era venuta a creare ua florida attività di commercio di reperti archeologici. L’inchiesta Dda firmata inizialmente dall’ex pm antimafia Francesco Curcio (poi passata al collega Giovanni Conzo) è arrivata alla Procura di Santa Maria Capua Vetere nell’ufficio del sostituto procuratore Alessandro D’Alessio che nei giorni scorsi ha disposto la chiusura delle indagini a carico di sette persone: cinque sono residenti nell’agro aversano e due in provincia di Napoli. L’inchiesta sammaritana, che per competenza territoriale non prende in esame l’aspetto del favoreggiamento camorristico ipotizzato inizialmente dalla Dda di Napoli, si focalizza sull’appropriazione indebita di materiale archeologico di proprietà dello Stato. Nei mesi scorsi, durante alcune perquisizioni effettuate nelle abitazioni e in altri luoghi della disponibilità degli indagati (si tratta di commercianti e trafficanti in genere di opere d’arte e reperti archeologici), i carabinieri sequestrarono alcune centinaia di pezzi attualmente sotto sequestro periziati come autentici da una terna di archeologi nominata dalla Procura antimafia. Tra i beni recuperati vi sono piatti, statue e diverasi reperti archeologici: olle, brocche, boccali, skyphos, kantaros, lekythos, lucerne, kylix, guttus di varie dimensioni. Gli indagati, naturalmente, si difendono e, assistiti dai penalisti Alessandro Diana, Gennaro Coronella e Antonio Cassino, hanno già prodotto alcune memorie. «Per quanto attiene il mio cliente – spiega l’avvocato Antonio Cassino – abbiamo provato con riviste specializzate e altra documentazione che i reperti che gli sono stati sequestrati si trovano attualmente nella Galleria degli Uffici di Firenze e pertanto sosteniamo che quelli prelevati dalla sua abitazione sono delle repliche, i cosiddetti falsi d’autore».

 
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