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MAGISTRATURA, CONCORSO TRUCCATO (2): I RETROSCENA


Un’ombra si è allungata sulle prove scritte dell’ultimo concorso per magistrato. La correzione dei compiti consegnati tra settembre e ottobre scorso sta attraversando una fase a dir poco critica. Il tentativo di un magistrato di Cassazione con funzioni di sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello (di cui omettiamo il nome perché non è fondamentale), componente della commissione esaminatrice costituita per il concorso indetto con decreto ministeriale del 12 marzo 2002, di favorire una candidata sua amica e “molto brava”, è stato scoperto grazie allo zampino di una fotocopiatrice degli uffici della commissione. Il magistrato, dopo aver inizialmente negato, ha ammesso l’intervento “irregolare”, confessandolo ad un collega di commissione nel pieno di una notte buia e tempestosa, dopo aver telefonato al collega alcune ore dopo la mezzanotte dalla sua stanza d’albergo.Questa la vicenda: durante le correzioni il magistrato di Cassazione chiede ad alcuni colleghi come sia stata valutata la prova di una candidata. I colleghi mostrano il risultato: respinta, c’erano alcune lacune che non consentivano un giudizio favorevole. “Ma come? – chiede il magistrato-commissario – è una ragazza molto brava”. “Sarà – rispondono – ma la prova non va bene”. Il giudizio era già stato verbalizzato, non c’era più nulla da fare. E così il magistrato-commissario pensa ad un rimedio: torna negli uffici a sera inoltrata. Quando non c’è più nessuno. Riapre la busta della candidata bocciata e inserisce alcuni fogli supplementari, redatti apposta, che avrebbero dato alla candidata l’opportunità di presentare un ricorso al Tar contro la valutazione negativa. Poi, per fare le cose per bene, decide di fotocopiare i fogli. E qui è cascato... l’asino: per adoperare la fotocopiatrice dell’ufficio della commissione, ogni commisario ha a sua disposizione un codice di quattro cifre. Il magistrato-commissario inserisce il codice ma, per errore, lo digita anche nello spazio riservato al numero di fotocopie da fare: la macchina, nel pieno della notte, ha cominciato così a vomitare oltre un migliaio di fogli. Panico: dove la mettiamo tutta questa carta? Prova che ti riprova, la fotocopiatrice si ferma. Finalmente...In realtà però le fotocopie non erano finite: era finita soltanto la carta. Ma il magistrato-commissario non l’aveva capito. E così il giorno dopo, di buon mattino, il primo cancelliere che arriva in ufficio, si accorge che la fotocopiatrice era rimasta senza carta e, diligentemente, ci infila una risma nuova. Non l’avesse mai fatto: la macchina ha ripreso a vomitare le fotocopie della sera prima: ce n’erano ancora un centinaio in memoria, in attesa di un’anima buona che caricasse il cassetto. Ohibò, ha esclamato il cancelliere, cosa sono questi? Fogli di un compito. Con tanto di vidimazione e intestazione. E da dove saltano fuori? Fermi tutti, nessuno si muova: l’edificio è circondato.Una serrata e precista indagine interna tenta di accertare l’arcano. Sulle prime non si viene a capo di nulla. Ma la coscienza del magistrato-commissario-fotocopiatore potè più che le investigazioni: la sera successiva il peso del rimorso comincia a farsi sentire più pesante delle migliaia di fogli stampati dalla fotocopiatrice. Dalla sua stanza d’albergo, l’incauto fotocopiatore telefona ad un collega di commissione.“Vieni qui, ho da dirti una cosa, fai presto”. Ammette l’errore, chiede scusa, lascia la commissione. Ora sarà sostituito – o sostituita, ci sono anche donne magistrato in commissione – ma prima di procedere con le correzioni bisognerà essere certi che la vicenda non crei rischi di invalidazione complessiva. (da Diritto e Giustizia)

 
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