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CASTELVOLTURNO (CASERTA):ARRESTATO IMPIEGATO UNIVERSITA'. UN MLN DI EURO IN CASA


Era il 7 febbraio anche l'anno scorso, quando in una lussuosa villetta a tre livelli, a Pinetamare, sul litorale casertano, i carabinieri sequestrarono a Aldo Scarpato 1.086.340 euro, dei quali non seppe giustificare la provenienza oltre a 3 auto, una Mercedes, una Golf ed una Smart, parcheggiate in garage. Oggi l'arresto, con l'accusa di trasferimento fraudolento di valori. E' tornato così in carcere il napoletano Scarpato, di 45 anni, impiegato nell'Università di Napoli (che si era trasferito da tempo a Castelvolturno), ritenuto personaggio di rilievo tra i soggetti che si occupano dello smercio della cocaina. Personaggio in grado, secondo gli inquirenti, di finanziare l'acquisto di ingenti partite di sostanza stupefacente delle quali, poi, curava lo smercio. I carabinieri del reparto operativo di Caserta, dopo il sequestro dell'ingente somma trovata nella villetta di Pinetamare, a conclusione di indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di S. Maria Capua Vetere. Maria Di Mauro, sono riusciti ad accertare, tra l'altro, che Scarpato, denunciato per riciclaggio, stava tentando di eludere gli effetti della normativa antimafia applicatagli, procedendo alla fittizia intestazione di beni e titoli a terzi con false fatturazioni. Di Scarpato gli investigatori hanno documentato vicende legate al traffico di stupefacenti tra New York e l'Italia e contatti con elementi di vertice delle 'ndrine calabresi' e della camorra napoletana, per smerciare la droga. Dopo una condanna a nove anni di reclusione per traffico di droga, aveva ottenuto in appello l'assoluzione con formula dubitativa, ma spiegano gli investigatori dagli accertamenti "emerge inconfutabile il suo ruolo di rilievo nel mondo del traffico degli stupefacenti". Denunciato per associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga dalla squadra mobile di Napoli, nel 1999, Scarpato, secondo gli accertamenti degli investigatori avrebbe continuato l'attività illecita con continui contatti con affiliati ai clan Giuliano di Forcella, Limmelli Vangone di Torre Annunziata, Di Lauro di Secondigliano e la famiglia Rizzo del Rione Traiano.(7 febbraio 2006-15:44)

 
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