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CASTELVOLTURNO, OPERAZIONE 'FREE RIVER': RACKET, OMICIDI E CAMORRA


Sono 34 le ordinanze di custodia eseguite dalla squadra mobile di Caserta, dal commissariato di Castelvolturno e dalla compagnia dei carabinieri di Mondragone nell'ambito dell'inchiesta sul clan dei Casalesi. I provvedimenti sono stati firmati dal gip Giovanna Ceppaluni su richiesta dei pm della Dda di Napoli Raffaele Cantone, Giovanni Conzo e Raffaele Marino. L'indagine riguarda l'attività del clan dei Casalesi dall'inizio degli anni '90 sul litorale domizio e in particolare nella zona di Castelvolturno. L'inchiesta ha preso avvio dalle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia sulla gestione di numerose attività illecite da parte della organizzazione camorristica. In particolare il clan, secondo quanto emerso dalle indagini, ha imposto il pagamento di tangenti a commercianti e imprenditori, ha gestito lo spaccio di stupefacenti, il contrabbando di sigarette e il racket della prostituzione: i Casalesi, tra l'altro, imponevano pagamento di somme di denaro agli immigrati presenti nella zona per consentire lo spaccio di droga e l'attività di prostituzione. Dalle indagini è emerso anche che uomini del clan "rubavano" l'acqua potabile dalla rete idrica comunale per rivenderla agli abitanti della zona destra del Volturno, dove negli anni scorsi non c'era allacciamento con la rete. I proprietari di villette del litorale erano inoltre costretti a pagare tangenti per il servizio di vigilanza effettuato da alcuni affiliati alla organizzazione. Le indagini hanno consentito di scoprire i presunti responsabili di alcuni omicidi e tentativi di omicidio avvenuti nel corso degli ultimi anni. Le vittime del racket che si rifiutavano di pagare le tangenti venivano punite spesso con furti e rapine per costringerli ad accettare la "protezione" della camorra. Tra gli arrestati figurano anche un agente di polizia penitenziaria, accusato di aver procurato cocaina a detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta); ed un vigile urbano in servizio a Castelvolturno, che é ritenuto legato al clan e che avrebbe favorito la latitanza di alcuni esponenti dell'organizzazione. L'inchiesta ha messo in luce in particolare il rapporto esistente tra camorra e gli immigrati che si insediarono sul litorale domizio negli anni scorsi. Inizialmente si trattò di un rapporto conflittuale: il clan, infatti, non gradiva la presenza degli extracomunitari, il cui insediamento aveva provocato la crisi del turismo locale e una conseguente diminuzione degli affari della camorra. All'inizio degli anni '90 risalgono una serie di episodi di intimidazione ai danni degli immigrati, tra cui diversi incendi delle loro abitazioni e un raid punitivo che si concluse con la morte di Carolina Mocerino, ''accusata" di aver fittato un appartamento a una coppia di nigeriani. La donna morì per le conseguenze delle ustioni provocate dall'incendio della sua abitazione. Successivamente, il clan dei Casalesi giunse ad una sorta di "accordo" con alcuni gruppi di extracomunitari ai quali venne consentito di svolgere attività illecite (droga e prostituzione) in cambio di somme di denaro. Dalle indagini sono emersi anche condizionamenti della camorra sulle attività delle amministrazioni pubbliche locali che portarono, tra l'altro, nel 1998, allo scioglimento del consiglio comunale di Castelvolturno. Per quanto riguarda gli episodi di sangue avvenuti a Castelvolturno nella metà degli anni '90, sono stati scoperti i presunti autori di ferimenti ai danni di alcuni nomadi dediti a furti.(25 gennaio 2006-16:06)

 
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