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MILANO-CASERTA, PARENTELE PERICOLOSE. L'ESPRESSO DIMENTICA IL DEPUTATO DIANA

Nella foto Giuseppe Statuto in una foto pubblicata dal settimanale Panorama lo scorso anno


(P.B.-B.S.) Il settimanale L'Espresso in edicola oggi 13 gennaio ( sotto si può leggere l'articolo integrale) si accorge di una parentela imbarazzante dell'immobiliarista d'assalto, oramai naturalizzato milanese, Giuseppe Statuto. Il giovane rampante, famiglia originaria di Casaluce, vicino Aversa (Caserta), una madre professoressa, è nipote di Rodolfo Statuto, condannato per concorso esrterno in associazione camorristica (reato al confine con la camorra) al processo Spartacus, sentenza di primo grado emessa nel settembre scorso dalla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere. Anche se il settimanale riporta la dichiarazione del giovane Statuto che 'non vede lo zio da 25 anni', il cronista non fa a meno di associare la particolare parentela di nipote e zio.
Dunque la stessa identica situazione capitata al già senatore ed oggi deputato della Camera e componente della commissione antimafia Lorenzo Diana (Ds), con uno zio camorrista poi pentitosi, Giacomo Diana detto 'Cappellone', coinvolto nell'affare ecomafie fra Firenze e Caserta. Quando fu arrestato, qualche anno fa, Giacomo Diana non esitò a dire 'sono lo zio del senatore Diana'. E il parlamentare, come ha fatto Statuto con lo zio, non esitò a prendere le distanze dal parente. 'Non lo vedo da venti anni', disse il componente dell'Antimafia con lo zio mafioso. Ma si sa la parentela è un caso, coma la nascita. Però perchè L'Espresso non si occupa anche del caso Diana? Sarà forse un articolo impastato solo per cavalcare la moda degli scandali che hanno per protagonisti immobiliaristi e company? Ma è lecito colpire un personaggio attraverso certe brutte parentele? E' una colpa quella di nascere sotto qualche cattiva stella?

L'articolo di oggi 13 gennaio de L'Espresso a firma di Marco Lillo

La prima ad accorgersene è stata la Direzione investigativa antimafia. In una nota del 2005 si legge: "Rodolfo Statuto, ritenuto organico al clan camorristico dei casalesi, è lo zio di Giuseppe Statuto". Davvero una brutta storia questa parentela per il più simpatico degli immobiliaristi d'assalto. Giuseppe Statuto, insieme a Danilo Coppola e Stefano Ricucci compone il terzetto che ha messo a soqquadro i salotti della finanza italiana con le scalate estive. Solo grazie alla vendita del suo pacchetto del 5 per cento della Banca Nazionale del Lavoro, ha realizzato un guadagno di 207 milioni di euro e oggi siede su un patrimonio da un miliardo e mezzo di euro. A differenza degli altri immobiliaristi nessuno gli chiede dove ha preso i soldi perché Statuto ha ereditato nel 1993 un'impresa dal padre, che dichiarava redditi personali oscillanti tra i 200 e i 700 milioni annui. Di lire. Trentotto anni, figlio di Raffaele, un costruttore di Casaluce, 10 mila anime a metà strada tra Caserta e Napoli, Statuto ci tiene a marcare la distanza dagli altri immobiliaristi più scapigliati. Ha scelto il basso profilo e uno stile diverso. Così, mentre comprava con una mano azioni Bnl e Mediobanca, Statuto con l'altra stringeva accordi con la finanza che conta. Prima ha costituito una società immobiliare con la banca d'affari americana Lehman Brothers e poi si è messo a ristrutturare palazzi con i figli dei banchieri più potenti di Roma: Benedetta Geronzi e Luigi Carraro. L'informativa della Dia giunge come un fulmine a ciel sereno per questo imprenditore nato ad Aversa e ormai trasferito a Milano. E arriva dopo una denuncia presentata dalla Guardia di finanza di Napoli nel 2004 per un'ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta. Di questa inchiesta si sa poco, ma sembra che Statuto sia rimasto impigliato in un'informativa su una dozzina di persone relativamente a fatti risalenti al 2000. Una storia su cui si pronunceranno i magistrati ma, a chi gli chiede se abbia mai avuto noie, lui replica tranquillo: "Non sono mai stato indagato nemmeno per un reato minore". Se si escludono un paio di denunce per violazione di norme urbanistiche, Statuto può vantare un curriculum immacolato, come suo padre Raffaele. C'è solo quello zio legato alla camorra che pesa come un macigno nell'album di famiglia. Nessuno si sceglie gli zii e le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, figurarsi i nipoti. Però, vista l'entità dei suoi precedenti, è opportuno raccontare la storia di zio Rodolfo. Il 15 settembre scorso Rodolfo Statuto è stato condannato a 4 anni per concorso esterno in associazione mafiosa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Già destinatario di una confisca e di un obbligo di soggiorno definitivamente confermati dalla Cassazione, Rodolfo Statuto è stato arrestato l'ultima volta nel 2003 per rapina ed estorsione. Finì in manette la prima volta nel 1992 per il pizzo pagato alla camorra nella costruzione della Fiat di Melfi, ma fu assolto. Nel 1995 è stato arrestato di nuovo perché "appare indiscutibile che la forza imprenditoriale di Rodolfo Statuto sia riferibile esclusivamente all'organizzazione delinquenziale. Grazie alla sua antica e consolidata affiliazione alla famiglia Bardellino prima e ai Casalesi poi è stato sicuramente utilizzato come uno dei canali privilegiati per il reinvestimento dei proventi illeciti". La famiglia Bardellino era quella che dominava la provincia di Caserta fino all'avvento del clan di Casal di Principe, guidato da Francesco Schiavone, detto Sandokan, uno dei boss più potenti della camorra negli anni recenti. Già nel 1998, la commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti definisce così Rodolfo Statuto: "Personaggio inserito organicamente nell'organizzazione camorristica dei casalesi ha compiti prettamente imprenditoriali interessandosi, per conto dell'organizzazione, di vari settori della finanza. È l'esponente di maggior rilievo attraverso cui avviene l'intera gestione del ciclo dei rifiuti tossici". Il pentito Carmine Schiavone ha raccontato: "Era un componente della nostra organizzazione, consegnatosi anima e corpo a mio cugino Ciccio Schiavone, detto Sandokan. La fornitura di calcestruzzo del carcere di fu assegnata alla sua società Casertana Beton e la cosa mi infastidì moltissimo perché quell'appalto spettava a me. Ma era intervenuto Sandokan e aveva preteso che al mio posto subentrasse Statuto". Sandokan non è un boss qualunque. Lo scrittore Nanni Balestrini gli ha dedicato una biografia edita da Einaudi. Arrestato dalla Dia nel 1998, è stato condannato nel 2005 all'ergastolo per cinque omicidi dopo la requisitoria del pm Federico Cafiero de Raho. 'L'espresso' ha controllato negli archivi delle Camere di commercio e non ha scoperto alcuna cointeressenza di Raffaele e Giuseppe Statuto con Rodolfo. C'è solo una coincidenza di indirizzi. La prima impresa dello zio, fallita nel 1977, aveva sede a Casaluce allo stesso recapito della Radogiista Costruzioni, fondata dal fratello Raffaele nel 1978. Papà Raffaele lasciò ai figli oltre alle società di costruzione anche una serie di partecipazioni nella grande distribuzione (Casertana Supermercati; Nugnes Supermercati; Distribuzione Associati Casertani) e nei surgelati (Frigo sud). Ma in pochi anni Giuseppe ha liquidato tutto. Alfonso Letizia della Frigo Sud, ricorda: "Raffaele era un grande imprenditore, come il figlio, e non aveva niente a che vedere con il fratello". Il sindaco di Casaluce, Proto Fedele, ha dedicato una piazza a don Raffaele e conferma: "I due fratellli erano cose distinte e diverse". Sul sito Internet del Comune, il sindaco dedica un ritratto a don Raffaele: "Con tutti i soldi che aveva girava ancora con una vecchia auto A112. Un giorno mi disse: usa tutti i soldi per comprare libri e leggili". Giuseppe Statuto ogni tanto torna a Casaluce dove vive la mamma, una professoressa. "Non vedo mio zio da 25 anni", dice l'imprenditore, "non ricordo nemmeno come è fatto. Non c'è mai stato nessun affare in comune tra mio padre e mio zio. Lui si occupava di calcestruzzo, noi costruivamo grandi opere. Sono settori diversi. Quanto all'indirizzo comune, stiamo parlando di 30 anni fa. Chissà, forse è il palazzo dove abitavano i nonni. So solo una cosa: le nostre famiglie sono sempre state distinte. Completamente".

 
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