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CASERTA, OPERAZIONE MALUS: IN 21 A GIUDIZIO PER TRUFFE AD ASSICURAZIONI


False residenze, ma anche false classi di merito e falsi dati anagrafici, in primo luogo quelli relativi all'età: erano questi i meccanismi alla base della maxi-truffa ai danni delle compagnie assicurative e dello Stato scoperta in provincia di Caserta, dove aveva la sua sede centrale l'organizzazione composta quasi esclusivamente da agenti o ex agenti assicurativi. A distanza di un anno, l'altro giorno sono arrivati i 21 rinvii a giudizio. Destinatari otto residenti in provincia di Caserta, tre in provincia di Napoli ed i restanti in diverse regioni dell'Italia centrale alle quali i carabinieri di Latina giunsero attraverso perquisizioni, sequestri di documentazione assicurativa e di strumentazione informatica, interrogatori di agenti assicurativi e di contraenti di polizze RC auto, controlli incrociati della documentazione. Complessivamente furono accertati danni per 20 milioni di euro nei confronti di 57 compagnie assicuratrici, quattro milioni di euro nei confronti dello Stato e 27 milioni di euro per il giro d'affari relativo a falsi incidenti stradali. In Abruzzo, fu coinvolto anche un assessore. Contattando diverse agenzie assicurative di regioni al di fuori della Campania - Lazio, Abruzzo, Toscana, Molise, Umbria, Marche, Veneto, Puglia, Basilicata e Lombardia - e utilizzando falsi documenti, gli indagati riuscivano ad ottenere il rilascio di polizze auto per un importo inferiore al dovuto, in base al rischio, la residenza e anche l'età dei contraenti utilizzando falsi documenti. È stato accertato, infatti, che l'organizzazione provvedeva a falsificare attestazioni di rischio, i documenti da cui risultava la residenza e talvolta anche l'età anagrafica del contraente. Quest'ultimo, in realtà residente nelle province di Caserta e Napoli dove i gruppi tariffari sono i più alti d'Italia, risultava risiedere nella sede dell'agenzia assicurativa che emetteva la polizza e in molti casi anche un'età compresa tra i 25 e i 65 anni, cumulando in tal modo due risparmi: quello relativo alla classe di rischio e quello derivante dal gruppo tariffario determinato dalla residenza e dall'età. Le persone indagate, secondo gli inquirenti, stipulavano polizze pagando un premio inferiore (tra il 60 e 80 per cento del dovuto). Dalle indagini, scattate nel giugno del 2000 a Latina e concluse nel novembre del 2003, è emerso anche il sistema utilizzato dall'organizzazione per la falsificazione dei documenti, spesso esibiti in fotocopia. L'attestato di rischio veniva scannerizzato, memorizzato all'interno di un pc, successivamente modificato nella parte relativa ai dati del contraente e del veicolo per poi essere stampato su carta intestata delle società assicuratrici. Stesso sistema veniva utilizzato per la falsificazione delle carte di circolazione, e per i documenti di identità dei contraenti. I magistrati samaritani competenti sul reato maggiore consumato nel Casertano, evidenziarono le «obiettive ripercussioni» che l'attività dell'organizzazione ha avuto sui cittadini delle province in cui hanno sede le agenzie cui facevano riferimento le polizze anomale. Uno dei parametri per l'individuazione dei massimali da inserire è rappresentato infatti dal rapporto tra veicoli circolanti e sinistri prodotti, che prende in considerazione come riferimento la provincia in cui ha sede l'agenzia che ha emesso la polizza e non quella in cui avviene l'incidente. Risultato: nel giro di pochi anni, nelle province coinvolte sono stati elevati «in maniera sicuramente non rispondente ai valori reali» i massimali da applicare alle Rc auto. …

 
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