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COCCODRILLI A SESSA AURNCA (CASERTA): NO MINISTERO. RISARCIMENTO MILIARDARIO


Aveva chiesto più volte e con insistenza un’autorizzazione ministeriale per importare coccodrilli da allevare in provincia di Caserta ma, quando il provvedimento (di rigetto) è arrivato, un imprenditore campano, Pasquale Del Gaudio, aveva già speso ingenti somme per l’edificazione delle opere necessarie alla creazione dell’allevamento (un laghetto, vasche, pozzi artesiani, strade, un centro studi) sull’area di un complesso immobiliare a Sessa Aurunca comprendente 36 vasche di circa 115 metri quadri l’una che avrebbero potuto ospitare oltre cinquemila coccodrilli. Svanito il sogno dei «loricati», l’attività si è spostata sull’allevamento delle bufale ma Del Gaudio non si è perso d’animo e una soddisfazione l’ha avuta: è riuscito ad ottenere una sentenza con la quale ben due ministeri dovranno risarcirlo di cinque milioni di euro. L’idea dell’allevamento di coccodrilli per commercializzare le loro pelli (e, pare, anche la loro carne) importandone da Israele, all’inizio, oltre mille esemplari nati vivi in cattività, era sfumata dopo quel diniego da parte della Pubblica Amministrazione ritenuto poi illegittimo. Ma dopo un’azione civile avviata contro un primo Ministero ed una serie di rimpalli giudiziari, è arrivato il verdetto emesso dal tribunale di Roma. Il giudice capitolino Francesco Oddi, dopo aver disposto una consulenza tecnica d'ufficio ha ritenuto dover liquidare il danno emergente commisurato alle spese sostenute per la ristrutturazione dell’impianto, negando il risarcimento sul possibile guadagno che gli avrebbe consentito la futura attività, in considerazione dell'inidoneità dell'impianto all'allevamento dei coccodrilli. In giudizio erano stati chiamati i ministeri per le Politiche agricole e forestali e quello per le Attività produttive sulla scorta delle spese ingenti sostenute per l’edificazione delle opere necessarie alla creazione dell’allevamento. La vicenda – iniziata negli anni ‘90 – si è conclusa processualmente solo qualche mese fa. Il provvedimento di diniego, secondo il giudice, non era stato fondato sui parametri previsti dalla normativa e così prima è stata giudicata illegittima la decisione ministeriale e poi è stato liquidato il risarcimento del danno al quale erano stati condannati in precedenza i due ministeri.

 
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