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A SESSA AURUNCA (CASERTA) MOSTRA SU RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI


Una necropoli databile al IV secolo a.C, la traccia più antica mai rinvenuta sulle origini dell’occupazione aurunca in età preromana. E’ questo il tesoro che la terra di confine tra Lazio e Campania, all’ombra del vulcano di Roccamonfina, ha restituito nei mesi scorsi grazie agli scavi per i lavori di ristrutturazione della rete d’adduzione all'impianto idrico di Cellole, finanziati dai fondi POR Campania 2000/2006. Un contesto archeologico di rilevante importanza sia per la quantità e qualità dei reperti rinvenuti, in ottimo stato di conservazione, sia quale attestazione più antica della fase d’occupazione del territorio da parte di un popolo sulle cui origini si conosce ben poco. Nell’ambito della settimana della cultura la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli e Caserta, in sinergia con il Comune di Sessa Aurunca, ha organizzato per venerdì 13 maggio prossimo il convegno “Le memorie suessane di Matidia – Città e territorio: dagli Aurunci all’età romana” con l’intento di presentare al grande pubblico i primi reperti archeologici rinvenuti nei mesi scorsi. Oltre 70 le sepolture a cassa di tufo e a cassa di tegole portate alla luce negli ultimi 4 mesi, insieme ai corredi funerari che le arricchivano. Alla inaugurazione, che si terrà dalle ore 17.30 nel Salone dei Quadri di Castello Ducale a Sessa Aurunca, interverranno la Soprintendente per i Beni Archeologici delle Province di Napoli e Caserta Maria Luisa Nava, il sindaco di casa Elio Meschinelli, il funzionario responsabile dell’ufficio archeologico di Sessa Maria Grazia Ruggi D’Aragona, l’amministratore delegato della Xenia Angela De Filippis, nonché Sergio Cascella della New Archeology, Luca Vitelli dell’Edil Atellana, ed Emilia Marocco della Capuantica Festival. I relatori porranno l’accento sull’importanza storica di tale ritrovamento che pure s’inserisce in un quadro più ampio d’indagini e rinvenimenti archeologici effettuati dal luglio del 2003, sempre nell’ambito dei lavori all’impianto idrico di Cellole. Nel corso del primo lotto di lavori, infatti, lo scavo portò alla luce un lungo tratto d’acquedotto romano ed una necropoli pure d’età romana, le cui sepolture sono databili tra il I e il III secolo d.C.. Con il secondo lotto dei lavori, invece, oltre alla necropoli del IV secolo a.C sono stati recuperati altri due consistenti tratti dell’acquedotto romano, un’opera colossale che presupponeva un impegno economico e tecnico notevole tanto da essere motivato solo da un utilizzo altrettanto rilevante. Quale potesse essere il committente di una simile opera monumentale, quali i rapporti con eventuali altre strutture, con la viabilità, e con il vicino centro urbano di Suessa, sono solo alcuni degli interrogativi che potranno essere chiariti dal prosieguo delle indagini e dalla correlazione di tutti i dati registrati nel corso dei lavori. La mostra espone anche i reperti provenienti dallo scavo dell’area del Teatro Romano e della villa adiacente cominciato nel 2000 ed ancora in corso. Gli scavi hanno restituito ceramiche, affreschi e statue di notevole pregio storico-artistico. Al rientro della scena del teatro doveva essere collocata la splendida statua di Matidia Minore, nipote dell’imperatore Antonino Pio e grande mecenate della città. La statua, che oggi fa bella mostra di sé nel Castello Ducale di Sessa Aurunca, è stata esposta di recente alla mostra “Marmi colorati di età imperiale” tenutasi ai Mercati di Traiano a Roma.

 
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