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GAROFALO E ROMANO (FI) CHIEDONO DI INDAGARE SULLA TANGENTOPOLI CASERTANA


Gli azzurri Nicola Garofalo e Paolo Romano, il primo noto penalista del foro sammaritano nonché assessore provinciale alla Cultura ed il secondo consigliere regionale, si dicono favorevoli alla proposta del portavoce di Forza Italia che nei giorni scorsi ha lanciato una proposta relativa ad una commissione di inchiesta sui magistrati che hanno condotto processi politici ma, sottolineano i politici casertani, sarebbe utile che l'istituenda commissione si occupi anche di Napoli e Caserta. "Posso assicurare che il tintinnio di manette si è sentito forte anche a Napoli e a S.Maria - ha spiega Garofalo - ed allora sarebbe utile sapere, per esempio, per quel che più riguarda da vicino il territorio casertano, se anche la Procura sammaritana ha fatto o no un uso improprio della carcerazione preventiva, cioè di quel 'parla ed esci', insomma, che pare abbia contagiato proprio tutti". Per l'onorevole Romano, "la necessità di una commissione parlamentare d'inchiesta su tangentopoli è stata da tempo avvertita ed il recente intervento dell'onorevole Bondi non ha altro significato se non quello di dichiarare apertamente la determinazione degli azzurri affinché si proceda in tal senso". L'avvocato Garofalo ha ricordato, in particolare, che "vi sono stati episodi giudiziari che hanno visto arrestate, processate e poi assolte persone che sono finite indagate da emuli di Di Pietro. Non comprendo - ha poseguito Garofalo - la posizione di chi si proclama contrario all'istituzione di un organismo parlamentare che non avrebbe altra finalità se non quella di fare chiarezza. Chi non ha nulla da temere dovrebbe risparmiarsi la solita litania su autonomia e indipendenza della magistratura che non c'entra un bel niente". Per Romano e Garofalo dunque la commissione parlamentare dovrà essere istituita senza indugi. "Biagio Di Muro, per esempio, - ha ricordato Garofalo - non era nemmeno amministratore, ma solo figlio dell'ex vice sindaco sammaritano Nicola: fu costretto prima alla latitanza, poi al carcere per quasi un anno e quando infine venne in Italia a costituirsi ancora arresti domiciliari addirittura motivati con il pericolo di fuga e per finire obbligo di firma e divieto di espatrio. Alla fine è stato assolto con sentenza passata in giudicato. Il sindaco democristiano di Santa Maria, in quegli anni, fu inquisito, processato e naturalmente assolto finanche perché un dipendente comunale tagliava l'erbetta nei parchi senza mascherina protettiva. C'è o non c'è un forte squilibrio tra Procure un tempo così iperattive ed oggi a regime minimo di produttività? E' questo solo uno dei tanti casi di tangentopoli nostrana su cui non sarebbe sbagliato far luce".

 
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