Dopo dieci proscioglimenti e dodici anni di calvario tra arresti e processi celebratisi tra i tribunali di Santa Maria e Napoli, la sesta sezione della Corte di Cassazione ha messo la parola fine alle vicende giudiziarie dell’ex sindaco di Caserta Giuseppe Gasparin contro il quale la Corte di Appello di Napoli aveva pronunciato una conferma della sentenza di condanna a 2 anni e sei mesi (irrogatagli in primo grado dal gup di Santa Maria Capua Vetere) per due episodi di corruzione. Verdetto, quello napoletano, annullato nel tardo pomeriggio di ieri dalla Suprema Corte che con la stessa decisione ha anche annullato le pene che erano state ridotte agli ex componenti della commissione edilizia del 1992, Giuseppe Corbo e Cesare Oliva accusati rispettivamente di concussione e millantato credito. Il processo, nel quale sono stati impegnati gli avvocati Alberto Barletta e Federico Simoncelli, si riferiva all’inchiesta-madre sulla tangentopoli casertana sviluppatasi in più filoni processuali. In particolare, erano state le dichiarazioni accusatorie del costruttore Vincenzo Di Rosa a rafforzare l’ipotesi di concussione ed altro sostenuta dall’allora pm sammaritano Francesco Curcio che chiese ed ottenne l’arresto dell’ex primo cittadino di Caserta. L’imprenditore-vittima, peraltro, si era anche avvalso della facoltà di non rispondere all’ultima udienza del processo di primo grado celebratosi davanti al gup sammaritano.