Incredibile ma vero. Fino a quando dura il matrimonio, bella mia e vita mia. Tutto va a gonfie vele. Compreso quello che serve, tra i coniugi, quotidianamente, settimanalmente e mensilmente, per vivere con dignità. Se si presenta la tempesta e il matrimonio va a mare o a monte, si piange ..... miseria. Accade quasi sempre nelle aule di Giustizia. E particolarmente da parte di chi, da separato o divorziato, ha l'obbligo dell'assegno di mantenimento. Da milionario o miliardario diventa, inaspettatamente, povero. E, dinanzi al Giudice, tutto accorato e comprensivo ( se è lui o lei, tutto ciò è indifferente), si è pronti a versare e a trattare la cifra. Pur di sganciare ... la catena. Fatti i primi versamenti, si piagnucola miseria. E ci si sottrae all'obbligo divorzile o se ne chiede il ridimensionamento. E si passa dal milione alle centomila lire. La Cassazione è ben precisa, al riguardo. Con sentenza 9792/99 ha ritenuto che è ben possibile una modificazione della condizione economica della parte / partner obbligata all'assegno. Nulla toglie, però, che il Magistrato, a fronte di una richiesta di " revisione", al negativo, abbia a disporre un accertamento tributario. Con altra sentenza, poi, sub.n.10260/99, sempre della Cassazione, Sez.I, si ribadisce questo concetto e si tende a mantenere in vita il primitivo ed originario assegno. In altri termini, ogni variante deve essere onesta e corretta. Il pretesto non serve. Siete avvertiti, voi tutti, ex.
a cura del prof. avv. Centore (clicca qui)
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