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PESTAGGI A DETENUTI: INDAGATI 44 AGENTI A S.MARIA C.V. CON CAPO MANGANELLI

Santa Maria Capua Vetere (Caserta), 11 giugno 2020 - Telexnews.it - I carabinieri hanno notificato 44 avvisi di garanzia ad agenti della Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per i presunti pestaggi di detenuti avvenuti il 6 aprile scorso. Si tratta del dieci per cento del persone presente in carcere con 450 unità.Pestaggi denunciati dai familiari dei detenuti e che, a loro dire, sarebbero stati originati dalle proteste dei reclusi avvenute in carcere qualche giorno prima. Gli agenti sono stati perquisiti in carcere e anche presso le loro abitazioni, sequestrati i loro cellulari. La Procura guidata da Maria Antonietta Troncone contesta i reati di tortura, violenza privata, abuso di autorità. La notifica degli atti ha determinato tensioni stamattina, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), tra la polizia giudiziaria (i carabinieri) e gli agenti della Polizia Pentenziaria. Alcuni sono saliti sui tetti per protestare contro le modalità adottate per le notifiche. Nell'istituto penitenziario casertano si è recato stamattina anche il procuratore aggiunto Alessandro Milita con due sostituti. Tra i poliziotti raggiunti dall'avviso di garanzia, anche il Comandante della Penitenziaria Gaetano Manganelli. Durante l'operazione i carabinieri hanno sequestrato i cellulari agli agenti indagati.

Agente sale sui tetti per protesta contro pm

"Io ho regole da far rispettare e i detenuti le devono rispettare. Ma si è perso pure questo. Io non rappresento più la legalità". È così che un poliziotto penitenziario in servizio al carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) si è rivolto al Procuratore aggiunto Alessandro Milita dopo essere salito su un tetto per protestare contro la notifica degli avvisi di garanzia per tortura e abuso di autorità; notifica avvenuta questa mattina da parte dei carabinieri, che ha coinvolto 44 agenti penitenziari. Un video documenta tutte le fasi della trattativa con il magistrato che cerca di convincerlo a scendere. "Se devo dare il sangue ad un detenuto che ne ha bisogno lo faccio" ha urlato l'agente mentre Milita, ex pm anticamorra, provava a convincerlo a scendere.

Parlano i sindacati, personale lasciato solo

"Situazione fuori controllo quella del carcere di Santa Maria Capua Vetere, la cui responsabilità è in capo alla direzione del carcere. L'amministrazione è responsabile della sicurezza e dell'incolumità del personale e dei detenuti. Non c'è stata alcuna gestione delle rivolte, i lavoratori sono stati lasciati soli". Questa la denuncia della Fp Cgil Polizia Penitenziaria e della Fp Cgil Campania sul caso di questa mattina, con le forze dell'ordine che hanno sbarrato l'accesso all'istituto al personale di polizia penitenziaria per via di indagini in corso a seguito di alcune segnalazioni legate alle rivolte dello scorso 5 e 6 aprile, in piena emergenza sanitaria. "La Magistratura deve assolutamente procedere e accertare i fatti. Ma ancora una volta ci troviamo a dover sottolineare come il personale di polizia penitenziaria sia stato lasciato solo ad affrontare una situazione critica e pericolosa, senza alcuna guida. L'amministrazione non ha saputo gestire la situazione, nel momento in cui era necessario riportare la calma nell'istituto. Se avesse lavorato bene, questo non sarebbe successo. Ad alimentare le tensioni e l'esasperazione del personale già provato e stressato da una condizione lavorativa precaria, si aggiunge una modalità di controllo dello stesso che poteva essere senza dubbio più discreta e meno appariscente ma ugualmente efficace", conclude il sindacato.

Garante detenuti Ciambriello chiede chiarezza

"Intendo mantenere il più stretto riserbo sull'inchiesta in corso. Per quanto mi riguarda posso dire che abbiamo lavorato con massima scrupolosità e nel rispetto della nostra funzione di tutela e garanzia, segnalando alla magistratura episodi e denunce su cui è necessario, a garanzia di tutti, che si faccia chiarezza. Ciò nell'ambito del ruolo istituzionale che ricopro che mi impone di svolgere con terzietà e imparzialità la mia funzione di Garante delle persone ristrette". Lo scrive, in una nota, il Garante dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello in merito all'indagine per presunti pestaggi nella Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, che sarebbero avvenuti il 6 Aprile scorso . "Chi ha operato correttamente non ha nulla da temere, allo stesso tempo le carceri non devono essere luoghi oscuri sottratti al controllo della giustizia. Spetta alla magistratura, del cui lavoro abbiamo pieno rispetto, verificare fatti e responsabilità. Più volte ho manifestato apprezzamento per il lavoro svolto dagli agenti di polizia penitenziaria e non ritengo che siano venuti meno gli elementi su cui ho da sempre fondato il mio giudizio", aggiunge Ciambriello. "Nell'interesse di tutti esprimo la mia fiducia nell'operato della Magistratura - conclude - e confido nell'accertamento della verità, condizione essenziale per il rafforzamento della giustizia."

Per il Sipp è spettacolarizzazione, modalità plateali

Parla di "spettacolarizzazione fuori luogo" e di "carceri allo sbando in cui comandano i detenuti" il segretario generale del Sipp Aldo Di Giacomo, recatosi al carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per portare solidarietà ai poliziotti penitenziari, cui questa mattina i carabinieri hanno notificato gli avvisi di garanzia per i presunti pestaggi dei detenuti avvenuti il 6 aprile scorso. Le notifiche sono avvenute con posti di blocco all' esterno del carcere, mentre affluivano anche i familiari dei detenuti. "È negativo il segnale lanciato con quest'operazione così spettacolare, perché evidenzia anche mancanza di rispetto verso gli agenti della penitenziaria, e dà maggior forza ai detenuti, che ormai comandano. Al nuovo capo del Dap che ha parlato bene dell' associazione 'Antigone' - aggiunge Di Giacomo - dico che né quest'ultima, né il garante per i detenuti, hanno preso posizione contro le proteste di inizio marzo in tutte le carceri italiane, che costarono 14 morti e 24 milioni di euro di danni".

Antigone, Covid 19 scaricato su detenuti

"Quanto accaduto al carcere dell'Ucciardone è l'ultimo episodio, in ordine di tempo, che scarica la tensione accumulata sul personale della polizia. Non saranno atteggiamenti restrittivi a migliorare le condizioni generali del carcere. Servono, ora, subito, strutture alternative al carcere per i detenuti con problemi psichiatrici". Lo scrive in una nota, Pino Apprendi, presidente Antigone Sicilia commentando la notizia dell'aggressione nei confronti di un agente della Polizia Penitenziaria all'interno del carcere dell'Ucciardone. "A Palermo il Comitato Esistono i Diritti, presieduto da Gaetano D'Amico, da tempo chiede che venga approvato il regolamento per l'istituzione del garante dei detenuti dell'area metropolitana" rileva Apprendi segnalando che durante il Covid-19 "le tensioni, la sofferenza, la mancanza di ogni attività trattamentale, la mancanza dei colloqui con i familiari e gli avvocati, l'assenza di tutto il mondo del volontariato, ha complicato e complica la vita a chi il carcere lo vive ogni giorno". E poi conclude: "Il carcere é stato caricato sulle spalle e sulla pelle dei detenuti , della polizia penitenziaria , di assistenti sociali e psicologi. Una situazione esplosiva".

La ricostruzione di Antigone

Su questi episodi - si spiega in una nota - sono state ricevute numerose segnalazioni, tutte congruenti tra loro, "sulla base delle quali, dopo una serie di approfondimenti, l'associazione ha potuto ricostruire quanto sarebbe avvenuto, inviando una nota al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e presentando un esposto alla competente Procura della Repubblica". Da quanto ricostruito da Antigone ci si troverebbe di fronte ad episodi di violenza generalizzata, scaturiti dopo la protesta dei detenuti avvenuta a seguito del diffondersi della notizia che uno dei reclusi del reparto "Nilo", addetto alla distribuzione della spesa, sarebbe stato posto in isolamento con febbre alta, affetto da Covid-19. La notizia generò paura e ansia, e queste generano in una protesta che coinvolse circa 150 reclusi. La protesta si sarebbe spenta alla sera, con la promessa di un colloquio con il Magistrato di Sorveglianza che si tenne effettivamente il giorno successivo. Una volta andato via il Magistrato, però, tra le 15 e le 16, decine di agenti sarebbero entrati nel reparto in tenuta antisommossa, con i volti coperti dai caschi, e lì, in gruppi, sarebbero entrati nelle celle prendendo i detenuti a schiaffi, calci, pugni e colpi di manganello. Altri detenuti sarebbero invece stati fatti uscire dalle celle e denudati per delle perquisizioni. Una volta spogliati sarebbero stati insultati e pestati. Per questi fatti Antigone, con il suo avvocato Simona Filippi, ha chiesto alla Procura di indagare ai sensi dell'art. 613bis che punisce gli episodi di tortura. "E' importante che su questi fatti sia fatta piena luce da parte della magistratura, nel cui lavoro Antigone confida" dichiara Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione. "Se, come è emerso in queste ore, tra i capi di imputazione dovesse esserci anche quello di tortura, crediamo questo rappresenti un fattore importante, anche per poter svolgere con maggiore serenità le indagini visti i tempi di prescrizione più lunghi. Era questo un reato di cui Antigone ha chiesto per tanti anni l'introduzione nel codice penale ed è importante che i giudici ne facciano uso in casi come quelli su cui sta indagando la Procura di Santa Maria Capua Vetere", continua Gonnella.

Arriva Salvini in visita al peniteziario: vicino agli agenti, occorrono pistole elettriche

"Oggi ho chiuso l'ufficio, ho disdetto gli appuntamenti, perche' non si possono indagare e perquisire come delinquenti 44 servitori dello Stato". Cosi' il segretario della Lega, Matteo Salvini, prima di entrare nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), per una visita all'istituto di pena dopo l'inchiesta che coinvolge 44 guardie del penitenziario indagati per presunti pestaggi ai danni dei detenuti avvenuti lo scorso 6 aprile durante una protesta dei reclusi. "Puo' capitare che uno su mille -possa sbagliare", aggiunge, e se uno su mille sbaglia, paga. Ma non esiste ne' in cielo ne' in terra, davanti ai parenti dei detenuti venire a perquisire dei poliziotti. Adesso vado dentro a capire. Per quello che mi riguarda, visto le rivolte non e' che le tranquillizzi con le margherite, pistole elettriche e videosorveglianza prima arrivano e meglio e' per tutti", aggiunge rivolto agli agenti di polizia penitenziaria che lo ascoltano all'ingresso dell'istituto di pena. "La rivolta la facciamo noi, tutti i carceri sotto sopra", urla qualcuno.

"Non si possono indagare e perquisire come delinquenti 44 servitori dello Stato". Così il leader della Lega, Matteo Salvini, all'esterno del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), dove si è recato per portare la sua solidarietà agli agenti di polizia penitenziaria, che questa mattina hanno ricevuto, da parte dei carabinieri, avvisi di garanzia per presunti pestaggi avvenuti lo scorso 6 aprile. Il segretario del Carroccio, sottolinea di aver disdetto tutti gli appuntamenti "ho chiuso l'ufficio e disdetto gli appuntamenti perché non si possono indagare e perquisire come delinquenti servitori dello stato. Io che sono stato ministro dell'Interno, posso dire che se uno su mille sbaglia, è giusto che paghi, ma non esiste, né in cielo né in terra, venire a perquisire dei poliziotti davanti ai parenti dei detenuti, anche perché mi domando voi domani come lavorerete lì dentro". "Ora vado dentro a capire, è certo però, per quello che mi riguarda, che le rivolte non le tranquillizzi con le margherite, quindi pistole elettriche e videosorveglianza devono arrivare quanto prima" conclude Salvini.

 
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