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DELITTO KATIA TONDI: DNA ANTICIPATO DA DIFESA. LA PATERNITA' E' DI EMILIO

SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta) - 20 Ottobre 2013 - «Paternità attribuita»: questo il risultato dell’esame del Dna anticipato dal pool investigativo della difesa di Emilio Lavoretano, il gommista di Santa Maria Capua Vetere indagato a piede libero di omicidio volontario nei confronti della moglie, Katia Tondi, trovata strangolata nell’appartamento coniugale di San Tammaro lo scorso 20 luglio. Stando a voci diffuse mediaticamente, provenienti da una sorta di supertestimone, sarebbe stata indicata come strada da percorrere la traccia della reale paternità del bambino della coppia. L’indagato, pur potendosi sottrarre, ha aderito alla richiesta degli inquirenti a sottoporsi all’esame del Dna fissato per il 22 ottobre prossimo.
DNA ANTICIPATO DALLA DIFESA - Nel frattempo, la difesa del marito di Katia – rappresentata dagli avvocati Natalina Mastellone (nella foto) e Raffaele Gaetano Crisileo, con la consulenza del criminologo Carmelo Lavorino – ha chiesto a Emilio Lavoretano di anticipare la prova del Dna per dimostrare al cento per cento che il piccolo Giovanni Ivan è suo figlio. Un risultato che sconfessa chi aveva insinuato sulla paternità e che fa venire meno eventuali moventi collegati a questa pista. «Il risultato del Dna anticipato dal nostro consulente, il professor Lavorino – spiega l’avvocatessa Mastellone - non ci sorprende più di tanto perché nessuno della famiglia dubitava della paternità di Emilio e del bambino avuto da Katia. Il motivo per cui l'esame del Dna è stato anticipato rispetto all'accertamento disposto dal sostituto procuratore – prosegue il legale - è finalizzato a mettere a tacere, in tempi brevi, le maldicenze che a seguito di un accertamento così mirato, si sono diffuse su una donna la cui vita risulta essere assolutamente trasparente. Emilio Lavoretano non hai mai dubitato della moglie Katia e immediatamente, pur potendosi sottrarre, ha aderito alla richiesta di essere sottoposto al Dna. Ciò non solo evidenzia l'assoluta collaborazione con gli inquirenti, ma rafforza la mancanza di un movente per il marito della vittima. Gli inquirenti, nel cercare l'assassino di Katia, dovranno seguire altre piste».
IL PROFILO DELL’ASSASSINO SECONDO IL CRIMINOLOGO - «Il profilo dell'assassino – spiega il professor Lavorino - a livello comportamentale, ideativo, immaginifico, creativo, emotivo, espressivo e comunicativo appare coincidere guarda caso - con quello del «supertestimone» che avrebbe dichiarato che Emilio Lavoretano non è il padre del bambino: una strana coincidenza. Bene hanno fatto gli inquirenti a disporre la prova del Dna». In questi giorni è stata anche formalizzata la consulenza tra l’ex generale dei Ris dei carabinieri, Luciano Garofano (oggi investigatore) e la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Un rompicapo giudiziario sfociato in questi mesi anche in molte illazioni come quella di un possibile testimone che avrebbe visto Lavoretano ed il padre (ex maresciallo dei carabinieri) nei pressi dell’abitazione. Si tratta del titolare di un’attività di frutta e verdura che nei giorni scorsi è stato anche erroneamente indicato come vittima di un pestaggio e di minacce. Nulla di più falso, sia perché l’uomo non ha mai presentato denuncia su questo episodio, sia perché la circostanza è stata negata successivamente dallo stesso fruttivendolo che ha parlato di una rapina subìta mentre si trovava con la fidanzata.

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