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CAMORRA, IL 'PASSAPAROLA' LETALE DEI CASALESI: 2 MORTI, 9 ARRESTI

Campania, Caserta, 10 aprile 2012 (Casertasette) . Ci sarebbe stato il «passaparola» di una frase pronunciata dalla vittima contro l’uomo-simbolo dei Casalesi – Francesco «Sandokan» Schiavone – riportata poi da un terzo, oggi collaboratore di giustizia, dietro il duplice omicidio di Antonio Salzillo e Clemente Prisco, avvenuto a Cancello ed Arnone il 6 marzo 2009 i cui nove indagati, responsabili a vario titolo, sono stati raggiunti ieri da un’ordinanza cautelare in carcere. «Casale era una zona bellissima e quella merda di Sandokan l'ha rovinata»: questa la frase pronunciata da Salzillo, buttata lì senza preoccuparsi della vicinanza di Salvatore Caterino (attualmente collaboratore di giustizia) all’epoca sodale del gruppo Russo-Schiavone. Secondo i magistrati della Dda che hanno coordinato le indagini dei carabinieri di Caserta e Casal di Principe - supportate dalle dichiarazioni di diversi pentiti – tra le pieghe del movente ci sarebbero anche altri motivi. Tra questi, un astio mortale tra l’ex latitante Michele Zagaria ed il primogenito di Sandokan, Nicola Schiavone (volevano uccidersi a vicenda) oltre che il ritorno «non autorizzato» di Salzillo a Cancello ed Arnone dove aveva iniziato a vendere auto usate. Salzillo, nipote di Antonio Bardellino, assassinato in Brasile nel maggio 1988, dopo anni di esilio era rientrato nel suo paese su spinta di Zagaria per far assassinare Schiavone jr. Un progetto criminale non andato a buon fine che prevedeva successivamente la stessa eliminazione di Salzillo. Oltre a Schiavone Jr. ci sono altri sei destinatari dei provvedimenti (tutti già detenuti) e una coppia di coniugi che ospitò il commando ai quali Schiavone regalò una Mercedes Classe A. Gli esponenti del clan già detenuti sono Franco Bianco, Michele Ciervo, Carmine Morelli, Massimo Russo, Francesco Salzano e Pasquale Giovanni Vargas mentre Ernesto Arrichiello e Teresa Massaro sono i coniugi arrestati ieri. Gli esecutori del duplice delitto furono «premiati» con diecimila euro e una dose di 50 grammi di cocaina. Millecinquecento euro invece andarono a Bianco che ospitò i killer dopo il duplice delitto. Dall’inchiesta emerge una sorta di mediazione di Antonio Iovine, altro ex boss latitante, tra Zagaria e Schiavone Jr.

 
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