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DELITTO DI PIETRAMELARA (CASERTA): A UCCIDERE SAVIANO FU RUMENO. SVOLTA INDAGINI

Preso in Romania l'assassino dell'assicuratore settantreenne Antonio Saviano, ucciso a dicembra dopo un'azione brutale di un rumeno scovato nella sua nazione. Da ieri nel carcere di Rebibbia


SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta), 28 febbraio 2012 (da Casertasette - Rassegna Stampa / Presstoday) - Legato mani e piedi con le lenzuola del suo letto, malmenato e bloccato con un ginocchio sul torace schiacciato dalla forza del peso. Così fu ucciso Antonio Saviano, un anziano di Pietramelara ucciso lo scorso dicembre da un rumeno che avrebbe anche prelevato del danaro dall’abitazione della vittima. L’autore del delitto è stato rintracciato in Romania e trasferito in Italia dove lo hanno preso in consegna, all’aeroporto di Roma, i carabinieri di Caserta a conclusione di un’indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. I dettagli dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Giuliano Caputo, alla quale hanno partecipato i militari dell’Arma casertana con il maggiore Carmine Rosciano; il capitano della compagnia di Capua, Giovanni De Risi ed il comandante della stazione di Pietramelara, Pasquale Mariano sono stati resi noti ieri nel corso di una conferenza stampa tenuta dal procuratore aggiunto Luigi Gay. Secondo gli inquirenti, ad uccidere Saviano - che gestiva anche una sub agenzia assicurativa della Sai – fu Petrus Florin Dascalu, 34 anni, accusato di omicidio doloso pluriaggravato e rapina. A suo carico, soprattutto il Dna dell'anziano estratto da tracce di sangue trovate su pantaloni dello straniero sequestrati durante una perquisizione dei carabinieri presso la sua casa di Pietramelara. Importante anche la testimonianza dell'allora suo coinquilino e connazionale del presunto omicida, perché l'uomo, sebbene privo di occupazione, avrebbe mostrava poco prima del suo ritorno in Romania una insolita disponibilità di contante. «E' possibile che ci sia stato un basista, un complice – ha spiegato il pm Luigi Gay - ma stiamo ancora indagando a riguardo». Fondamentale, sulla base del trattato di Shengen, è stata la collaborazione con la polizia giudiziaria e gli inquirenti rumeni. Di certo Dascalu sapeva che in casa di Saviano vi era denaro e anche di ingenti quantità. Stando alle indagini, il rumeno sarebbe riuscito a portar via dalla villetta dell'uomo solo una piccola parte del denaro nascosto in casa, utilizzata, tra l'altro, per fuggire in Romania, dove i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, lo hanno individuato. Proprio ieri, infatti, è stata eseguita l'estradizione e la notifica della misura cautelare nel carcere di Rebibbia dove è stato già interrogato. La morte di Saviano fu denunciata la mattina del 19 dicembre dello scorso anno dai parenti di Saviano che lo attendevano per il pranzo domenicale. Fu subito chiaro ai militari della locale stazione che si trattava di una rapina sfociata in omicidio: la porta di casa era stata forzata dall'esterno e all'interno tutto era a soqquadro. Dascalu, hanno accertato gli investigatori, si era introdotto nella villetta perché contava di trovare parecchi soldi frutto dell'attività di assicuratore del settantatreenne. Dopo aver sorpreso Saviano nel sonno, il rumeno lo avrebbe legato e colpito con calci e pugni e, pur di farsi indicare il luogo in cui teneva nascosti i soldi, gli era salito con le ginocchia sul torace fino a provocarne lo sfondamento. Su Dascalu si erano immediatamente concentrate le indagini: i carabinieri avevano infatti appreso dai membri della comunità rumena della sua repentina fuga in patria, la notte stessa dell'accaduto, segno che aveva disponibilità di liquidi. Nel corso della conseguente perquisizione domiciliare erano stati poi rinvenuti dei jeans sporchi di sangue, inviati per gli esami scientifici al Ris di Roma; quel sangue era risultato appartenere proprio a Saviano. A incastrare Dascalu anche le immagini di una telecamera posta all'esterno della villetta dell'anziano, e le dichiarazioni dei suoi stessi connazionali, che lo hanno descritto come un violento, dedito a rapine, furti ed estorsioni; tra l'altro il 34enne, si è scoperto, nel 2009 era già stato arrestato dai carabinieri di Pietramelara perché raggiunto da un ordine di carcerazione emesso dalle autorità romene per reati contro il patrimonio; era tornato in patria a scontare la pena, quindi di nuovo in Italia dove ha continuato ad arrangiarsi violando la legge. Quello di Saviano è uno dei 27 omicidi (di matrice non camorristica) commessi dal 2008: solo quattro delitti, allo stato, sono ancora senza un colpevole». «In tre anni – conferma il procuratore aggiunto Luigi gauy – abbiamo risolto oltre il novanta per cento dei casi, un risultato che rende sicuramente più sicuro il territorio, almeno sotto il profilo della criminalità comune».

 
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