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DA UN'INTERVISTA TELEFONICA IL PROFILO DEI CONSUMATORI CAMPANI


Si sente solo, non rappresentato da nessuno, preoccupato più per la crescita dell'inflazione che per il futuro lavorativo, pondera e soppesa le spese quotidiane, sceglie accuratamente i generi alimentari preferendo quelli tipici e, piuttosto che per l'abbigliamento, preferisce spendere per computer e internet. E' l'identikit del consumatore campano delineato nel rapporto "Consumi e stili di vita a Napoli e in Campania" redatto da Censis, Findomestic Banca e sponsorizzato da Confcommercio Campania, presentato oggi a Napoli. L'indagine è stata realizzata a marzo, attraverso interviste telefoniche su un campione di 800 persone dai 18 anni in su, stratificato rispetto alla provincia di residenza, all'ampiezza demografica del proprio comune, all'età, al sesso, al titolo di studio e alla condizione economica degli intervistati. La Campania, secondo il segretario Generale del Censis Giuseppe De Rita, è un crogiolo di stili di consumo differenti, con una tendenza a sdrammatizzare le situazioni più complesse. In linea con il più classico dei luoghi comuni sui napoletani, il consumatore partenopeo vive talvolta alla giornata, ambisce a migliorare il proprio standard di vita, lasciandosi andare, quando possibile, anche al superfluo, ma quest'ultimo è un atteggiamento comune più agli uomini che alle donne. Il 95,5% dei consumatori campani ha detto che le spese sono condizionate soprattutto dalla paura che l'inflazione continui ad aumentare mentre poco più della metà, il 52,1%, dalla poca sicurezza sul futuro lavorativo e l'84% dalla difficoltà a tutelare i risparmi. I campani sono preoccupati anche della scarsa sicurezza dei prodotti alimentari e dal rischio di attentati terroristici. Il clima di incertezza e il bisogno di rassicurazioni è evidenziato anche da un altro dato: il 45,5 per cento dei campani non si sente rappresentato da nessuno, solo il 9 per cento da parlamento e governo, il 13 per cento dalla Chiesa e il 4 per cento si identifica con i partiti politici. Come risposta a queste incertezze, in Campania sono state decurtate le spese ritenute superflue, si sono effettuate piccole rinunce, si sono ponderate di più le spese, esaminando con più attenzione le offerte speciali. L'80% del campione ha infatti dichiarato di aver ridotto recentemente le spese per il tempo libero, quasi il 50% ha rivisto il paniere dei consumi alimentari eliminando qualche prodotto costoso e sostituendolo con qualche prodotto di marca commerciale e il 63% ha iniziato ad intaccare parte dei propri risparmi per far fronte ad alcune spese quotidiane. Autovettura, cellulare, computer, internet sono beni presenti in quasi tutte le famiglie campane in media con i dati nazionali. Nei prossimi mesi l'attenzione delle famiglie campane sarà orientata all'acquisto di prodotti di alta tecnologia. Il profilo del consumatore campano può definirsi autoreferente nelle scelte d'acquisto, attento ai messaggi pubblicitari, fedele alle marche industriali, ma sempre più propenso ad avvicinarsi ai prodotti meno costosi di marca commerciale e legato più ai piccoli negozi specializzati o di quartiere che a quelli di grande distribuzione, soprattutto per l'acquisto di beni durevoli dove il consumatore preferisce essere consigliato dal negoziante. E' molto attento ai messaggi dei depliant e delle riviste mentre la marca non viene più vissuta come status symbol, ma come garanzia di qualità dei prodotti che vengono acquistati. Dando uno sguardo alle province Napoli si caratterizza per la modernità e per la propensione all'innovazione su uno sfondo di generale attendismo; Avellino invece per un equilibrato benessere materiale ; Benevento per uno sguardo al futuro; Caserta per la rincorsa al benessere, Salerno per la ricerca della qualità. Nell'istantanea scattata dal Censis, Guido Arzano, presidente di Confcommercio Campania, individua una vivacità di stili difficile da trovare altrove ma che è smorzata da una pressione fiscale troppo forte, per questo propone l'abbattimento delle aliquote fiscali anche dovendo rinunciare ad incentivi. "La situazione - spiega Arzano - negli anni ha risentito anche dell'indebitamento delle famiglie in seguito alla rottamazione delle automobili, della spesa per il superenalotto e gli altri giochi di Stato, e del passaggio dalla lira all'euro".

 
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