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CASERTA, CAMORRA:ARRESTI CLAN CASALESI. C'E' SOLDATESSA ALLIEVA CASO MELANIA


CASERTA, 14 GIUGNO 2011 (Casertasette) - Ancora alla ribalta della cronaca, nera, il 235/o Reggimento Piceno, dove presta servizio Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore dell'esercito vedovo di Melania Rea, la giovane donna originaria di Somma Vesuviana trovata uccisa ad aprile in un bosco del Teramano. Nella stessa caserma è stata arrestata oggi la soldatessa 25enne Laura Titta, tra le 11 persone arrestate questa mattina dai carabinieri di Aversa (Caserta) con l'accusa di favoreggiamento nei confronti del boss Giuseppe Setola e del suo gruppo. La soldatessa prestava servizio al Rav da 10 giorni. Considerata un'insospettabile, avrebbe avuto un ruolo importante nella logistica del clan prestandosi a fare da autista nello spostamento dei latitanti e a consegnare loro i pasti. Del Reggimento Piceno si era parlato, sempre in relazione al caso Rea, per via di una relazione extraconiugale di Parolisi con una soldatessa che era stata sua allieva, Ludovica P.. Insomma, non c'è pace per il Rav. Giorni fa aveva spezzato una lancia in suo favore il sindaco di Ascoli Guido Castelli, incontrando nella caserma Clementi le 400 volontarie che hanno appena iniziato l'iter addestrativo. «Le soldatesse del 235/o Rav - aveva detto - sono un vanto per la città di Ascoli perchè rappresentano un modello culturale e dei valori di riferimento cui ci sentiamo particolarmente vicini». Il reggimento dell'Esercito è stato il primo ad aver aperto le porte alle reclute femminili. Presso il 235/o reggimento Piceno di Ascoli, la soldatessa Laura Titta aveva svolto l'addestramento tra il 2009 e il 2010, quando si era arruolata per la prima volta nell'esercito. Lo hanno accertato i carabinieri della stazione di Parete (Caserta), che questa mattina hanno prelevato la giovane nel capoluogo marchigiano per trasferirla al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Dopo l'addestramento, che si concluse nel marzo del 2010, Laura Titta fu trasferita in una caserma napoletana, dove rimase fino al congedo. Presentò quindi una domanda di riammissione, in seguito alla quale stava frequentando da una decina di giorni un corso nella stessa caserma.

A PARLARE UN EX LATITANTE, OGGI PENTITO CHE HA INGUAIATO I SUOI EX FAVOREGGIATORI

Undici presunti fiancheggiatori del boss, attualmente collaboratore di giustizia, Emilio Di Caterino, sono stati arrestati all'alba di oggi dai carabinieri del gruppo di Aversa in base ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice delle indagini preliminari presso il tribunale di Napoli su richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho. Gli indagati sono accusati di favoreggiamento personale aggravato dall'art. 7 per avere agito allo scopo di favorire il clan di riferimento. Le indagini sono state avviate nel maggio del 2008 ed erano dirette all'arresto di Di Caterino inserito nell'elenco dei cento latitanti più pericolosi in ambito nazionale. Di Caterino, ritenuto il vice del capo dell'ala stragista del clan dei Casalesi Giuseppe Setola, fu poi arrestato mentre da latitante si trovava a Terni con moglie e tre figli. L'attività investigativa iniziata tre anni fa ha consentito di individuare la rete di fiancheggiatori e singoli ruoli operativi e logistici che gli undici indagati avevano nel periodo della latitanza di Di Caterino. Fanno notare dalla Procura antimafia che durante l'ultimo periodo di libertà «Di Caterino aveva militato in posizione di rilievo alle dirette dipendenze gerarchico-funzionali del capoclan Giuseppe Setola».

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