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CASTELVOLTURNO (CASERTA): CONDANNATO E ARRESTATO PIZZAIOLO CHE UCCISE COMPAGNA

Federica Sciarelli, conduttrice di Chi l'ha Visto, programma che si è occupato vario volte della vicenda


SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta), 13 gennaio 2011 (Casertasette) - SANTA MARIA CAPUA VETERE – Novemila pagine di atti processuali (seimila solo di intercettazioni), una rogatoria in Polonia, due denunce e una serie di reperti tra cui alcune registrazioni audiovisive. Dopo sette anni di indagini (e undici anni dall’accaduto) è arrivata ieri la sentenza della prima sezione della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere che ha condannato a 24 anni (la richiesta era stata quella dell’ergastolo), Giuseppe Cervice, accusato del delitto della sua compagna, Katiuscia Gabrielli, 25 anni, originaria del Napoletano, ma trapiantata a Castelvolturno. L’uomo, che è stato arrestato nel tarod pomeriggio, dopo la sentenza, non era mai stato detenuto ma soltanto incriminato sulla scorta di una serie di meri indizi – come sostiene il suo difensore Ferdiando Trasacco – era accusato di omicidio e occultamento di cadavere: reato, quest’ultimo, che è andato in prescrizione e che insieme alle attenuanti gli ha evitato la condanna dell’ergastolo. Ad emettere la sentenza è stata la corte presieduta da Elvi Capecelatro (giudice a latere Maria Francica) dopo il rinvio a giudizio dell’uomo che era indagato inizialmente con il padre ed un carabiniere che avrebbero coperto la vicenda (entrambi usciti dal procedimento per l’intervenuta prescrizione). Quando Katiuscia scomparve da Castelvolturno era l’8 settembre del 1999: indossava un paio di pantaloni neri, un top grigio, una maglietta bianca e dei sandali neri. Occhi e capelli neri, alta un metro e 55, la giovane donna si sarebbe allontanata intorno alle 6,30 del mattino, a seguito di una discussione avvenuta la sera prima. A riferirlo fu lo stesso suo convivente dalla quale ebbe avuto due figli. Agghiaccianti le presunte modalità: Katia sarebbe stata gettata nel forno della pizzeria dove sarebbe morta carbonizzata. Secondo il racconto del convivente, la donna – a seguito di un ‘ennesima lite scoppiata questa volta sull’organizzazione della festa di compleanno del loro piccolo – dopo avere minacciato di andare via subito portando con sé i due figli, si sarebbe convinta a restare, ritirandosi nell'abitazione al piano superiore della pizzeria dove entrambi lavoravano. L'uomo avrebbe trascorso la notte nei locali della pizzeria e avrebbe rivisto Katiuscia solo il mattino dopo, verso le sei, prima che lei si incamminasse a piedi lungo la Domitiana mentre lui saliva al piano superiore, dove il figlio si era svegliato e stava chiamando i genitori. Ma i familiari della donna scomparsa, assistiti dall’avvocato Raffaele Russo, non hanno mai creduto a questa versione, come hanno ribadito anche in passato davanti alle telecamere della trasmissione Rai «Chi l’ha Visto». I genitori di Katia, infatti, sono sempre stati convinti che in quel racconto c’erano delle contraddizioni. Convinzioni emerse dopo il racconto del figlio più grande della coppia che durante la notte avrebbe cercato invano la madre trovando solo il conforto della baby sitter ucraina. Quest'ultima, prima irreperibile poi interrogata in Polonia per rogatoria, avrebbe detto ai carabinieri che la Gabrielli non era più in casa già alle quattro di quella notte. Secondo l'accusa, convivente di Katia avrebbe assassinato la giovane donna dopo una violenta lite. Poi, con l'aiuto del padre, avrebbe fatto sparire il corpo. Il carabiniere indagato, amico di Giuseppe, avrebbe cercato invece di ritardare le indagini sulla scomparsa.

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