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CINEMA: IN CONCORSO OGGI A CANNES FILM GIRATO A CASERTA CON SERVILLO


L'unica cosa frivola che possiede è il nome, Titta Di Girolamo. Per il resto, il misterioso personaggio delle 'Conseguenze dell'amoré di Paolo Sorrentino, oggi in concorso al festival di Cannes, è un mostro di abitudinarietà. "Volevo raccontare la storia di un uomo - dice il regista napoletano alla seconda opera dopo l'apprezzato 'Uomo in piu'' - che ha scarsa dimistichezza con gli affetti e la semplice possibilità di intravederne lo pone in condizione di pericolo". Otto anni chiuso in un albergo dello stesso colore dei suoi abiti e del cielo che lo sovrasta, ossia grigio, il fantomatico uomo d'affari, "ha una sua direzione di vita preordinata, poi per una ragione dettata dal caso cambia completamente direzione, prende una strada opposta". Così il suo sfidare insensatamente la mafia, alla quale ha sottratto una valigia piena di dollari dopo avere per anni sotto ricatto collocato il denaro sporco nel caveau di una banca svizzera, "fa di lui - aggiunge Sorrentino - un piccolo eroe". Napoletano, 34 anni, Sorrentino cita Kieslowski e il suo ritmo narrativo per trovare padri nobili alle 'Conseguenze dell'amoré. Quanto alla storia, la mafia vista dal di dentro, "é frutto di invenzione dopo essermi tanto documentato, letto le intercettazioni dei mafiosi, scoperto che magari al telefono discutevano per ore sul Grande Cocomero di Francesca Archibugi. Sapere come si muovono, si vestono, come si alzano al mattino, penetrare nelle loro biografie quotidiane, non è facile. Mi sono stati utili più che la letteratura a riguardo, i colloqui che ho avuto con giornalisti esperti del settore e che avevano incontrato i pentiti". Il suo commercialista, interpretato da Toni Servillo, solo, antipatico, enigmatico "é uno dei tanti esempi di manager d'affari che popolano strani alberghi" e per citare un caso fa riferimento alla storia di Michele Sindona. Titta Di Girolamo è un fiancheggiatore suo malgrado, la cui variabile impazzita è lo sguardo della barista (Olivia Magnani) che lo fissa senza ricevere neppure un saluto. "Scrivevo questo film pensando già che Toni Servillo fosse l'ideale protagonista, per bravura, stima e amicizia. Andare d'accordo con il tuo attore, dovendoci trascorrere molto tempo sul set, non è elemento da sottovalutare". Emozionato? "Abbastanza - dice Sorrentino di poche parole come il suo personaggio - quanto alle aspettative, è già tanto essere qui". Girato tra Lugano, Treviso (dove è l'albergo del protagonista) e Caserta (la cava dove muore nel cemento), il film ha "un'atmosfera metafisica. La stessa sensazione che ognuno ha quando passa per la Svizzera italiana". Ogni tanto si sorride nel film: "spazi per la commedia non ce ne sono, ma certo il contrasto tra la solitudine e l'essere quieto del personaggio lo pongono ad una tale distanza dal mondo che inevitabilmente è a rischio di micro gaffe". Il produttore del film, Domenico Procacci, che lo ha realizzato con la Indigo film e Medusa, annuncia che "intanto ha già una distribuzione francese, la Ocean, e che molti altri francesi erano interessati". Un bel segnale, sostiene Procacci, e un augurio che "non venga condivisa l'interpretazione che ho letto su alcuni giornali italiani, ossia che l'invito al concorso sia un eccesso di cinefilia, una predilezione per film minori o etnici dallo scarso futuro di popolarità". Procacci racconta che Fremaux, il direttore del festival, ha deciso con grande convinzione di prendere il film di Sorrentino in concorso: "é un film moderno - aggiunge Procacci, che lo farà uscire nelle sale a settembre - lontano dal cinema italiano storicamente conosciuto nel mondo".

 
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