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ANCHE A CASERTA PIANGONO LA SCOMPARSA DELL'ATTORE ALDO GIUFFRE'


CASERTA, 27 GIUGNO 2010 - Il primo e grande maestro per lui fu Edoardo De Filippo, con il quale studiò e lavorò in una lunga gavetta con il fratello Carlo: ma Aldo, attore versatile come sapeva essere attraversò ogni mezzo espressivo, dalla radio, al cinema, alla tv passando dai ruoli comici a quelli drammatici. Nato a Napoli il 10 aprile del 1924, e scomparso nella notte a Roma, debuttò in teatro nel 1942 con la compagnia di Eduardo De Filippo in Napoli milionaria. Esordì poi come annunciatore radiofonico non ancora ventenne, e dai microfoni di Via Asiago annunciò, il 25 aprile 1945, la fine della guerra. Aveva una bellissima voce che all'inizio degli anni ottanta però, in seguito ad un'operazione alla gola perse il suo bel timbro pastoso napoletano ma non gli impedì di continuare nella recitazione. Fino alla fine degli anni Cinquanta lavorò soprattutto in teatro, con qualche pausa cinematografica da caratterista di lusso. Al cinema esordì nel 1947 in Assunta Spina di Mario Mattioli in una ruolo drmattico, poi recitò in Ieri oggi e domani di De Sica, o Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone, ma partecipò anche negli anni settanta nelle commediole a sfondo erotico. Ma non si negò nemmeno alla fiction televisiva (La figlia del capitano) e sul piccolo schermo raggiunse la popolarità anche come conduttore di varietà come Senza rete nel 1973. Nel 1972 il fratello Carlo lo convinse a recitare insieme: nacque così la compagnia dei due Giuffré che collezionò una lunga serie di successi, molto dei quali provenienti dal grande repertorio classico napoletano. In 15 anni misero insieme, tra l' altro, Francesca da Rimini, Pascariello surdato congedato di Petito, A che servono questi quattrini di Curcio, La Fortuna con l' effe maiuscola di De Filippo e Curcio. Di nuovi divisi nel 1987, sono tornati a calcare le scene insieme nel 1994 in un'occasione storica come la riapertura del Teatro Verdi di Salerno per recitare La fortuna con la F maiuscola. E' stato, tra l'altro, anche scrittore ed autore di romanzi come quello dedicato ai guitti Coviello, in un logorante cammino teatrale nella provincia italiana che Giuffré aveva conosciuto dal 1947, quando iniziò la sua carriera di attore. A sessant'anni da quel debutto Aldo Giuffré, con inesauribile vivacità continuava a guardare avanti e scrivere: "I teatranti Io sono uno di loro. Questo è certo. Quei difetti sono i miei difetti, quelle ingenuità sono le mie ingenuità, quelle fatiche hanno visto anche il mio sudore, quelle delusioni hanno visto anche le mie amarezze. Sono riuscito solo a star lontano da certe umane miserie: dalle invidie e dai complessi d'inferiorità. Per il resto sono e rimango un teatrante".

 
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