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CASO NEONATO RAPITO, LA MADRE: LA PERDONO, NON STA BENE. PREGHERO' PER LEI


SALERNO, CAMPANIA, 8 MAGGIO 2010 - La perdona. Annalisa perdona la donna che le ha portato via il figlio appena nato, la donna che è entrata ieri nella sua stanza rassicurandola, perfino accudendola, per poi rapire il neonato per fingere di avere partorito lei quel maschietto. Annalisa ha i capelli biondi sciolti, il viso bello delle mamme, lo sguardo provato, gli occhi lucidi sempre pronti a piangere. I postumi del taglio cesareo e di una paura mai provata così in una vita intera. Sorride e fa sì con la testa: é moglie di un militare dell'esercito, il cui pane quotidiano é la guerra. Il maresciallo della brigata Garibaldi Fabio Cioffi appena rientrato dal Libano, che oggi chiede di "riavere la sua normalità". Ma ieri Annalisa ha avuto più paura di sempre. "Ho pregatò, pregato e quando uscirò da qui andrò da San Gerardo", al santuario. Oggi è dolorante e traumatizzata quando racconta come una signora vestita di bianco sia entrata in stanza per prendere Luca, tre ore dopo la nascita. Con i gesti naturalissimi e credibili di chi in un reparto ospedaliero è abituata a stare. Felice e fragilissima piange silenziosamente, mentre ripercorre quello che è accaduto subito dopo il parto: "Finalmente è finita è andato tutto per il meglio. Mio figlio è nato due volte. Ringrazio tutti". Non ce l'ha con nessuno Annalisa. Non se la prende con i medici e con l'ospedale che non ha sorvegliato la sua degenza: "Sarebbe potuto accadere ovunque", dice. Non se la prende con chi le ha mentito scaraventandole l'inferno addosso mentre era appena uscita da una operazione. Anzi, la voce è carezzevole quando descrive quella donna: "E' entrata. Si è comportata in modo assolutamente normale. Aveva il camice bianco. Non tremava", ricostruisce la scena. "Un'infermiera, un'infermiera dolcissima", aggiunge. Che è riuscita a ingannarla con la naturalezza che le conferiva l'esperienza professionale al Cardarelli di Napoli, dove la donna è infermiera al pronto soccorso. "Mi ha aggiustato il catetere, mi ha aggiustato la flebo. E poi mi ha parlato, dicendo che era un peccato che certe donne abbandonano i figli", dice rivelando dettagli che rendono ancor più incredibile il gesto di chi aveva studiato un rapimento. E' in Procura che si scoprono altri particolari di quell'incontro fra Annalisa e Annarita, la madre e la finta infermiera dell'ospedale di Nocera Inferiore. "Ho due figlie femmine, vorrei tanto un maschietto - ha detto pure la donna prendendo Luca per portarlo con sé chissà dove - Magari se lo trovassi bello e fatto sarei disposta ad allevarlo". "Mi dispiace molto per questa persona - ha detto oggi la signora Cioffi - perché molto probabilmente non sta bene, non la odio, non provo niente. Sì, la perdono". La incontrerà? La risposta è un rifiuto dell'idea espresso solo con gli occhi, "non ce la faccio a pensarci", aggiunge solo. Poi però tiene a sottolineare: "Stava bene, stava benissimo quando è arrivato. Lo ha fatto pure mangiare". Era mezzanotte e venti, quindici minuti dopo il blitz di polizia e carabinieri che ha riportato il piccolo dalla sua mamma. "Me l'hanno portato qui, l'ho tenuto in braccio, proprio qui", dice Annalisa indicandosi il petto. E in quel gesto c'é tutto l'amore, e il sollievo ancora incredulo, di una madre uscita dal più terribile degli incubi.

 
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