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OPERAZIONE FRUTTA E CLAN: NEL 2006 ANCHE UN PATTO ARMI CON LA BOSNIA


CASERTA, 10 MAGGIO 2010 (Casertasette) - A disposizione del `cartello' criminale che si suppone detenesse il monopolio del trasporto dei prodotti ortofrutticoli del centro-sud Italia vi era anche un gran numero di armi, soprattutto da guerra, provenienti dalla Bosnia. E' quanto emerso nel corso delle indagini condotte dalla Dia di Roma e dalla Squadra Mobile di Caserta su mandato della Dda di Napoli. Le armi, comuni e da guerra, parte delle quali provenienti dai Paesi balcanici e custodite da persone insospettabili e a disposizione dei vari affiliati erano destinate soprattutto per imporre il controllo assoluto del mercato e del business dei trasporti su gomma. E' stata, infatti, dimostrata non solo l'esistenza di varie organizzazioni che, nel tempo, si sono contese "fette di territorio in cui insistevano mercati ortofrutticoli ma anche un progressivo e sempre crescente ricorso da parte delle ditte di autotrasporti gestite - si legge in una nota congiunta del procuratore capo Giandomenico Lepore e dall'aggiunto Federico Cafiero de Raho - dalle organizzazioni criminali all'uso della violenza, delle intimidazioni e delle armi per accaparrarsi gli utili derivanti dal monopolio". Ne è un esempio il rinvenimento e il sequestro di un vero e proprio arsenale composto da kalashnikov, lanciarazzi, bombe a mano, tritolo e pistole avvenuto nel luglio 2006 a San Marcellino (Caserta) nell'abitazione e nel garage di Vincenzo Palermo, un carabiniere in pensione legato ai Casalesi. Si trattava di armi provenienti dalla Bosnia trasportate con un furgone militare a un carabinieri del X Battaglione di Napoli in missione nei Paesi balcani, condannato a nove anni di reclusione per trasporto di armi da guerra e destinate ai casalesi. Le intercettazioni video ambientali hanno consentito di accertare il protrarsi del traffico di armi anche dopo il sequestro dell'arsenale nell'estate 2006. Un ingente carico di kalashnikov custodito in casse di legno è stato, infatti, osservato attraverso le video riprese in una notte del dicembre dello stesso anno mentre gli affiliati al clan dei Casalesi lo occultavano in un'intercapedine ricavata tra la motrice e il rimorchio di uno dei numerosi autoarticolati.

 
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