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MEDICINA E LINGUA STRANIERA: TRADURRE LA SCIENZA, IL LIBRO DELLA CERRATO


MILANO, aprile 2010 - “Translation is a cruel necessity”: questo è l’assunto con il quale ha inizio la attenta analisi e riflessione linguistica di Mariantonia Cerrato, autrice di “Tradurre la Scienza – Profili Teorici e Pratica”, edito nel 2009 dal Gruppo Edicom (Milano). Il palese intento del libro sopra menzionato è comparare la traduzione italiana di un testo medico al suo originale, “Psychiatry for Primary Care Practioners" di Howard J. Ilvivky, per sottolinearne le divergenze linguistiche a livello testuale, morfosintattico, lessicale e stilistico. Nonostante oggi l’inglese abbia raggiunto lo status di lingua franca, ovvero di lingua veicolare per eccellenza, il volume della traduzioni non è affatto diminuito. Anzi, esse diventano sempre più indispensabili per le strutture sanitarie, le case farmaceutiche, gli enti di ricerca del campo medico, i corsi di aggiornamento e l’editoria del settore medico e farmaceutico. Quindi, chi non concorda con Mariantonia Cerrato sul fatto che oggi “Translation is a cruel necessity”? Il libro si divide in due parti: nella prima si espongono concetti e teorie generali riguardanti la traduzione, l’ESP (English for Special Purposes),e la linguistica testuale; nella seconda parte si analizza la strategia traduttiva, prima in forma analitica e poi in forma espositiva con una procedura top-down, ovvero dal livello testuale più alto del testo e del discorso, al livello intermedio della morfosintassi, a quello più basso del lessico. Significativamente il saggio si apre con una definizione del concetto di traduzione, seguita da un excursus sulle numerose definizioni e distinzioni tra traduzione tecnica e letteraria e dalla introduzione della nozione di testo connotativo e denotativo, indispensabile ai fini di una corretta traduzione. Viene, così, evidenziato come una traduzione letteraria poco accurata al massimo possa far torto all’autore, mentre nel caso della traduzione tecnica tale rischio comporterebbe ben più gravi danni. Anche per questo motivo, l’autrice non trascura l’evidenziare gli ostacoli che il traduttore deve superare e la “cassetta degli attrezzi” di cui dovrebbe munirsi! Nell’esaminare il testo medico tradotto, l’autrice smentisce alcuni luoghi comuni. Infatti, sottolinea quanto sia importante per il traduttore conoscere bene la lingua di arrivo (l’italiano) piuttosto che quella di partenza (l’inglese), avere una buona conoscenza del tema della traduzione, confrontare testi paralleli (testi simili per contenuto nella lingua d’arrivo). Inoltre, sono in molti a ritenere che i testi specialistici siano più difficili da tradurre a causa della “elevata presenza di termini dal significato oscuro e incomprensibile per chi non sia un esperto in materia. Va, invece, posto in rilievo il vantaggio, ai fini di una traduzione efficace, implicito nel lessico di questi testi, risiedente nel suo essere esatto, unico, sistematico, neutrale e privo di ogni fonte di ambiguità”. Per concludere, il testo è stato anche dotato di un utile glossario, in cui sono stati riportati i concetti e i termini prettamente linguistici. Per ciascun termine è stata fornita una definizione e degli esempi, per agevolare i non addetti ai lavori. In appendice, invece, sono stati riportati gli estratti dal saggio "Psychiatry for Primary Care Practioners" di Howard J. Ilvivky, sia in lingua inglese che italiana. A mio parere, questo agevole manuale può essere un valido sostegno didattico per tutti coloro che studiano l'inglese, la comunicazione specialistica, la traduzione dall'inglese all'italiano e in particolare l'inglese medico.

 
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