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PER GIUDICI APPELLO INAFFIDABILE PENTITO COCAINOMANE CHE ACCUSO' COSENTINO


CAMPANIA, NAPOLI, CASERA, 19 MARZO 2010 - «Assumevo droga e, insieme a una partita di vino del costo di duemila euro che mi imposero di acquistare, chiesi anche la consegna di 50 grammi di cocaina. Solo che fecero arrivare in albergo oltre trecento casse, più di quanto avevo bisogno, pretendendo undicimila euro che pagai con due assegni a distanza di quattro o cinque mesi dalla consegna, di cui uno di seimila euro insoluto». Parole di Gaetano Vassallo, imprenditore e già titolare del Park Hotel Vassallo di Castelvolturno, accusatore del sottosegretario Nicola Cosentino. Il collaboratore di giustizia è stato smentito dalla Corte di Appello di Napoli Che ha assolto due fratelli – i Carobene – accusati di estorsione e condannati in primo grado. Sia per il pg – che aveva chiesto l’assoluzione per i due fratelli, che per la Corte presieduta dal giudice Merlino, non si trattava di un reato. Cosi sono stati assolti i fratelli trentolesi Luigi e Vincenzo Carobene dall’accusa di estorsione e associazione camorristica. La principale fonte di accusa era Gaetano Vassallo, che nel processo era parte offesa, e che proprio sulla denuncia dell’estorsione subita dai Carobene su mandato del capozona bidognettiano Luigi Guida a marzo del 2008 aveva fondato la sua credibilità di camorrista intrinsecamente pentito. Il pentito Vassallo (che ha accusato Cosentino in alcune dichiarazioni) alla vigilia delsuo pentimento denunciò finanche i suoi dieci fratelli. Lo ha raccontato al processo di primo grado a Santa Maria Capua Vetere dove ha raccontato – rispondendo alle domande della difesa, alcune delle quali basate relative al suo status di tossicodipendente - della costruzione dell’albergo costata un milione e mezzo di euro e realizzata dall’impresa di Bernardino Cirillo (imparentato al boss Francesco Bidognetti detto «Cicciotto e Mezanotte»), oltre alla sua posizione giudiziaria di indagato di associazione a delinquere aggravata dal favoreggiamento camorristico del clan Bidognetti sin dagli anni Ottanta in poi («sono stato però assolto in diverse circostanze», precisò dal sito remoto).

 
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