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CAMORRA E CARNI, ARCHITETTO ASSOLTO DA 416 BIS


Prime condanne, ma anche una clamorosa assoluzione, al processo con rito abbreviato a carico di 18 degli 85 indagati coinvolti in un’inchiesta della Dda scattata nel dicembre di due anni fa riguardante gli affari del clan dei casalesi nell’ambito della commercializzazione delle carni. Estorsioni, ma anche alcuni tentati omicidi al centro del processo conclusosi ieri davanti al gup Barone del Tribunale di Napoli. Irrogati cento anni complessivi di pene: tra le condanne esemplari spiccano quelle comminate ai pentiti Giovanni Ferriero (15 anni e 4 mesi) e Giuseppe Quadrano (12 anni); ai boss Francesco Biondino e Andrea Autiero (12 anni a entrambi) e a Carlo Del Vecchio (8 anni). Alcuni degli imputati condannati sono stati però assolti in relazione a diversi capi di imputazione. Clamorosa l’assoluzione di un giovane architetto, all’epoca laureando, Nicola Di Bello, difeso dall’avvocato Giuseppe Stellato. Finì nelle maglie del blitz e per lui furono dieci giorni infernali: ammanettato dai carabinieri, tradotto e detenuto nel carcere di Secondigliano, interrogato dai giudici e poi, finalmente, la libertà dopo dieci giorni. Il giovane per pagarsi gli studi aveva lavorato come autista e ragioniere per conto di due commercianti del settore delle carni ritenuti in ordore di camorra (Antonio Giglio e Antonio Munno). In più, abitava nella stessa strada del presunto boss Carlo Del Vecchio. Di Bello è stato assolto dall’accusa di associazione camorristica ipotizzata nei suoi confronti dal pm Francesco Curcio in quanto «non poteva non sapere» con chi lavorava. Nel processo sono stati impegnati anche gli avvocati Paolo Trofino, Maria Lampitella, Paolo Caterino e Giovanni Cantelli.

 
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