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CASSIOPEA IN PRESCRIZIONE...E POI DANNO LA COLPA AL PROCESSO BREVE

Giuristi veri e fasulli si strappano i capelli per evitare il varo del processo breve. 'Si prescrivernno tutti i processi...gridano preoccupati?. Non c'è bisogno della legge sul processo breve, anzi quella sì che farebbe velocizzare i dibattimenti. Come si può notare, è a rischio prescrizione quello denominato Cassiopea: tantissimi imputati, quasi cento e altri indagati. La riprova che i maxi-processi o i processoni che fanno tanto notizia con i blitz, alla loro nascita, vanno sistematicamente in letargo fino al rischio prescrizione. Se non è il primo grado...sarà il terzo. Ben venga il processo breve allora


CASERTA, 6 DICEMBRE 2009 - (F. Geremicca - Corriere del Mezzogiorno) - Cassiopea, ennesimo flop: ancora una volta al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere è stata rinviata l'udienza preliminare a carico di 98 imputati. Quello che era il processo simbolo contro le ecomafie - l'operazione giudiziaria fu raccontata con grande clamore da tutti i giornali e Roberto Saviano ha dedicato a quell'inchiesta pi di una pagina, nel romanzo Gomorra - si è da tempo trasformato nell'icona stessa della giustizia che non riesce proprio a funzionare. Per la terza volta consecutiva il giudice dell'udienza preliminare - stavolta era Giovanni Caparco - ha preso atto che non erano stati notificati gli atti a tutti gli imputati. Ne mancavano ventitré all'appello. Inevitabile e desolante il nuovo rinvio, a gennaio. Se nel frattempo il Tribunale non riuscirà a spedire gli atti alla residenza di quei ventitré indagati, il gup sarà in qualche modo costretto a stralciare la loro posizione e a celebrare lo stesso l'udienza preliminare. E' una vicenda ormai ai limiti del grottesco, quella del procedimento penale nei confronti di Apolloni Valeria pi 97, scaturito dall'inchiesta del pm Donato Ceglie. Le indagini preliminari furono avviate il 27 ottobre 1999. Gli imputati, secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere, avrebbero sversato un milione di tonnellate di rifiuti pericolosi, soprattutto nelle province di Napoli e di Caserta, trasportati a bordo di centinaia di tir che provenivano dal nord. Polveri residuate dall'abbattimento dei fumi delle industrie siderurgiche e metallurgiche del nord, ceneri da combustione di olio minerale, morchie oleose e di verniciatura, pitture e vernici di scarto che contenevano solventi, fanghi da trattamento delle acque di depurazione delle industrie chimiche, melme acide. Tutto seppellito nelle campagne della nostra regione, vicino ai campi coltivati, nelle cave, a un passo dai corsi d'acqua. La prima richiesta di rinvio a giudizio fu presentata il 26 maggio 2003. L'udienza preliminare inizi il 26 novembre di quello stesso anno a Santa Maria - gup Silvio Marco Guarriello - e proseguì per undici udienze. In quella conclusiva, era il 13 aprile 2005, Guarriello individu nella contestazione gli estremi del reato di associazione mafiosa. Per competenza, gli atti furono dunque trasmessi al Tribunale di Napoli, dove ha sede la direzione distrettuale antimafia. Dove, per , il pubblico ministero Alessandro Milita, ritenne che non fosse sostenibile in giudizio l'accusa di associazione mafiosa. Ne richiese dunque l'archiviazione il 25 luglio 2005. Il gip l'accolse il 24 ottobre 2005. Come nel gioco dell'oca, si torn alla casella iniziale. Gli atti d'indagine furono infatti restituiti alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere il 22 novembre 2005, quando ormai erano già trascorsi sei anni dall'inizio delle indagini preliminari. La nuova richiesta di rinvio a giudizio, formulata dal pm Ceglie, pervenne alla sezione gip del Tribunale il 5 febbraio 2008, 27 mesi pi tardi. L'udienza preliminare fu fissata dal gup Antonio Pepe per il 17 ottobre 2008. Salt per difetto di notifica. Idem quella del 17 aprile 2009. Stesso discorso per quella di qualche giorno fa. Rinvio dopo rinvio, la prescrizione ha già cancellato alcuni dei reati contestati agli imputati, per esempio getto pericoloso di cose. Restano in piedi quelli pi gravi, come l'avvelenamento delle acque. Di questo passo, per , nulla garantisce che il tempo non cassi anche questi, prima del terzo grado di giudizio. Si comprende bene, dunque, lo sconforto di Maurizio Montalto, l'avvocato che rappresenta nel procedimento Legambiente, costituitasi parte civile.

 
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