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CONOSCERE IL CARCERE (DENTRO): UN SIMULACRO IN PIAZZA A NAPOLI


NAPOLI, 28 NOVEMBRE 2009 - Una cella simile in tutto a quelle in cui, in condizioni di disagio e sovraffollamento, vivono i detenuti delle carceri italiane: spazi angusti, un letto a castello a tre livelli, le sbarre alla finestra, gli arredi consunti. E all'ingresso agenti (veri) della polizia penitenziaria che simulano le procedure applicate nei primi momenti della detenzione: perquisizione, prelievo delle impronte, foto segnaletica e infine l'accompagnamento in cella. Oltre 250 persone, in maggior parte giovani, hanno vissuto oggi questa esperienza entrando nel simulacro di carcere allestito a Napoli, in piazza dei Martiri (il cosiddetto salotto buono della città) nell'ambito della "Giornata per la legalità della pena". Una iniziativa - alla quale hanno aderito varie associazioni, tra cui la Camera penale di Napoli e "Il carcere possibile onlus" - promossa per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle difficili condizioni affrontate quotidianamente negli istituti di pena italiani da oltre 65mila reclusi di cui 18mila ancora in attesa di un giudizio definitivo. L'iniziativa, denominata "Detenuto per un minuto", ha suscitato l'interesse dei napoletani accorsi numerosi nonostante la giornata di pioggia. "Un minuto che è sembrato un'eternità ", ha commentato un ragazzo all'uscita della "cella". La kermesse sulla questione carceraria è poi proseguita nel pomeriggio con un dibattito al teatro Politeama. "Esiste un'emergenza carceri e nonostante vi sia la consapevolezza di questa emergenza nulla o poco viene fatto per lenire le sofferenze dei detenuti che inevitabilmente si estendono alle loro famiglie", ha spiegato l'avvocato Michele Cerabona, presidente della Camera penale di Napoli. L'avvocato Riccardo Polidoro, presidente del "Carcere possibile" (un'associazione che da anni si batte per migliorare le condizioni carcerarie), ha sottolineato come la protesta, sfociata ieri anche in una astensione dei penalisti dalle udienze, sia "contro l'inerzia del governo". Il carcere "é un problema di tutti", ha detto Polidoro chiamando in causa "il disinteresse totale della politica". Per il presidente del "Carcere possibile", i problemi principali sono rappresentati soprattutto dal sovraffollamento, dal mancato rispetto del diritto alla salute e dalle condizioni igienico-sanitarie "disastrose". Ed ha ricordato, come esempio, il caso di un recluso di Poggioreale al quale per gravi motivi di salute i magistrati riconobbero l'incompatibilità con le detenzione carceraria e che dovette comunque aspettare quattro mesi per essere sottoposto a un intervento chirurgico. Altri disagi denunciati riguardano l'insufficienza dei colloqui con i familiari, le carenze di personale (vi è un educatore ogni 1000 detenuti e i vincitori di un concorso del 2004 non sono ancora entrati in servizio per mancanza di stanziamenti) e le difficili condizioni in cui lavorano gli agenti della polizia penitenziaria. Il cappellano di Poggioreale don Franco Esposito ha letto un messaggio del cardinale di Napoli Crescenzio Sepe che ha sottolineato, tra l'altro, la necessità di rispettare la dignità del detenuto e la rieducazione che deve accompagnarsi all'espiazione della pena. Per Egle Pilla, segretario della sezione di Napoli dell'Associazione magistrati, i giudici devono "vedere il momento carcerario come momento ultimo, come estrema ratio" senza essere condizionati dalle sollecitazioni di un'opinione pubblica che spesso chiede ai magistrati di "buttare la chiave".

CARCERI SOVRAFFOLLATE: INTERVENTO OSAPP

ROMA, 28 NOVEMBRE 2009 - Stretti in celle sempre più sovraffollate, i detenuti protestano in numerose carceri italiane: le manifestazioni - rende noto il sindacato penitenziario Osapp, che lancia l'allarme "crisi penitenziaria" - si sono allargate a Milano San Vittore, Roma Regina Coeli, Reggio Emilia e Napoli Poggioreale. l'allarme di una grave crisi penitenziaria>>. "I detenuti - afferma Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp - stanno manifestando con tutto quanto possa produrre disagio, intralcio, intoppo al lavoro svolto dai nostri colleghi in servizio anche con lancio di bombolette trasformate in veri e propri ordigni esplosivi". A San Vittore i detenuti sono arrivati a più di 1.500, a fronte di una presenza regolamentare di 800 posti letto; a Napoli-Poggioreale, la situazione è "assurda" - denuncia l'Osapp - perché "si contano presenze intorno al numero di 2.700 unità quando i detenuti dovrebbero essere al massimo 1.400 e ci sono camerate da 15 posti che ne ammassano 40 con letti a castello fino al quarto piano". Gli agenti impiegati in sezione a Poggioreale sono non più di 50 per turno, e a Milano non superano i 30, ma - aggiunge Beneduci - "del carcere si continua a parlare solo in chiave di violenza e di maltrattamenti" . Il sindacato denuncia la "palese inerzia della politica e delle istituzioni" nell'affrontare l'emergenza carcere e fa notare come la morte di Stefano Cucchi abbia "scatenato un effetto a catena, in tutta Italia" per cui "i reclusi al primo segno di malore si rifiutano di stare in cella, e i medici, non volendo più assumersi la responsabilità, provvedono al ricovero immediato all'esterno della struttura con ulteriori poliziotti penitenziari incaricati del piantonamento in ospedale".

SUCIDI IN CARCERE 2009

ROMA, 28 NOV - Centosessanta detenuti suicidi dall'inizio dell'anno a oggi. Ad aggiornare il tragico dato è l'Osservatorio permanente sulle morti in carcere, che raggruppa i Radicali Italiani e le associazioni Il Detenuto Ignoto", Antigone, A Buon Diritto", Radiocarcere e Ristretti Orizzonti. Il suicidio di Massimiliano Menardo, 36 anni, avvenuto l'altro ieri nel carcere di Sondrio, porta a 66 il numero dei detenuti suicidi dall'inizio dell'anno, avvicinando sempre più il drammatico picco di 69 casi registrati nel 2001, mentre il totale dei morti 'di carcere' sale a 160. "Mai come in questo momento appare necessaria e inderogabile una riflessione sulle cause che determinano il maggiore sovraffollamento delle carceri nella storia della Repubblica, non dovuto ad un aumento della criminalità - sottolinea l'Osservatorio in una nota - quanto piuttosto all'utilizzo della custodia cautelare come vera e propria 'anticipazione della pena' (dovrebbe essere una misura eccezionale, i detenuti in attesa di processo erano invece oltre 31mila al 30 settembre), ma anche ad una minore concessione di misure alternative alla detenzione (fino al 2006 il numero di detenuti e quello degli ammessi a misure alternative era pressoché uguale, oggi abbiamo oltre 65mila detenuti e 13mila persone in misura alternativa)". Dunque, "le carceri sono strapiene anche perché vi si trovano troppi imputati - il 40% dei quali è destinato ad essere assolto (dal 2002 al 2007 lo Stato ha speso 212 milioni di euro come riparazione per le ingiuste detenzioni) e troppi condannati con condanne minime (quasi 10mila hanno meno di un anno di pena residua) che potrebbero scontare in misura alternativa". Le morti sono più frequenti tra i carcerati in attesa di giudizio, rispetto ai condannati, "in rapporto di circa 60 a 40: mediamente, ogni anno in carcere muoiono 90 persone ancora da giudicare con sentenza definitiva e le statistiche degli ultimi 20 anni dicono che 4 su 10 sarebbero stati destinati ad una assoluzione, se fossero sopravvissuti. In definitiva - conclude l'Osservatorio - ogni anno 30-35 dei morti in carcere erano probabilmente innocenti".

 
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