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L'AMMIRATO (DA SINISTRA) PRESIDENTE NAPOLITANO 'BACCHETTA' MAGISTRATI


Roma, 27 novembre (agenzia internet Velino) - Un fermo richiamo alla magistratura arriva dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo l'intervento di ieri di Silvio Berlusconi durante l'ufficio di presidenza del Pdl, in cui denunciava il tentativo di far cadere il governo e la "deriva eversiva" di parti della magistratura, e l'annuncio di un membro del Csm, Mario Fresa, di voler "acquisire" le parole liberamente pronunciate dal premier in una riunione del suo partito. I magistrati "si attengano rigorosamente allo svolgimento delle loro funzioni"; "nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza del Parlamento"; "spetta alle Camere esaminare misure di riforma volte a definire corretti equilibri tra politica e giustizia". Questi alcuni dei moniti che giungono dal capo dello Stato. "L'interesse del Paese, che deve affrontare seri e complessi problemi di ordine economico e sociale - ha dichiarato il presidente a margine di una cerimonia al Quirinale - richiede che si fermi la spirale di una crescente drammatizzazione, cui si sta assistendo, delle polemiche e delle tensioni non solo tra opposte parti politiche ma tra istituzioni investite di distinte responsabilità costituzionali". Ecco il testo integrale della dichiarazione di Napolitano: "L'interesse del Paese - che deve affrontare seri e complessi problemi di ordine economico e sociale - richiede che si fermi la spirale di una crescente drammatizzazione, cui si sta assistendo, delle polemiche e delle tensioni non solo tra opposte parti politiche ma tra istituzioni investite di distinte responsabilità costituzionali. Va ribadito - continua il capo dello Stato - che nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza del Parlamento, in quanto poggi sulla coesione della coalizione che ha ottenuto dai cittadini-elettori il consenso necessario per governare. E' indispensabile che da tutte le parti venga uno sforzo di autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche, e che quanti appartengono alla istituzione preposta all'esercizio della giurisdizione, si attengano rigorosamente allo svolgimento di tale funzione. E spetta al Parlamento - ha concluso il presidente Napolitano - esaminare, in un clima più costruttivo, misure di riforma volte a definire corretti equilibri tra politica e giustizia". Il presidente, al termine dell'udienza con l'Anmil al Quirinale, ha chiamato a sé i cronisti spiegando di sentire il "bisogno di dire qualcosa in questo particolare momento". Dopo la giornata di ieri, dunque, dal capo dello Stato giunge sia una ferma difesa del governo voluto dai cittadini (che "nulla può abbattere", se gode della fiducia della maggioranza) e della democrazia parlamentare (cui spetta esaminare la riforma della giustizia), sia un severo richiamo rivolto a "quanti appartengono alla istituzione preposta all'esercizio della giurisdizione" a rimanere all'interno dei confini della loro "funzione". "Funzione", è stato il termine usato da Napolitano, a sottolineare che quella esercitata dalla magistratura è per la nostra Costituzione una "funzione" e non un potere. Confini che ieri Mario Fresa, consigliere togato del Consiglio superiore della magistratura in quota alla corrente di sinistra "Movimenti riuniti", sembra aver oltrepassato, dichiarando a caldo, dopo che le agenzie avevano da poco battuto alcune parti dell'intervento di Silvio Berlusconi alla direzione del Pdl, di voler chiedere alla prima commissione del Csm di "acquisire" le ultime dichiarazioni del premier, "anche riportate attraverso gli organi di stampa", nell'ambito di una "pratica a tutela" dei pm di Milano e di Palermo già aperta. Associandosi alle parole di Fresa, un altro consigliere togato, Livio Pepino, osservava che "certamente la gravità della situazione non sfuggirà al capo dello Stato". E infatti non è sfuggita a Napolitano, ma non nel senso auspicato dal consigliere Pepino, quanto piuttosto nel senso delle parole pronunciate, sempre ieri sera, dal vicepresidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli: "Le affermazioni del dott. Mario Fresa sono una intimidazione chiara e forte nei confronti del presidente del Consiglio e del Pdl. Mi aspetto che sia il capo dello Stato, in quanto presidente del Csm, a convocare il Consiglio per acquisire le dichiarazioni rese dal dott. Fresa". Le parole di Fresa e Pepino sono duramente contestate da Michele Saponara, consigliere laico del Csm indicato dal Pdl. "Le parole del dottor Fresa come quelle del dottor Pepino - ha spiegato Saponara al VELINO - sono la plastica conferma che alcuni settori della magistratura sono fuori da ogni regola costituzionale. Un ordine, qual è quello giudiziario, tenta di farsi 'potere' e contestare ogni giorno il potere assegnato dalla Costituzione alla politica. Avevo guardato con molta fiducia alle precise indicazioni venute dal capo dello Stato nella sua qualità di presidente del Csm a proposito delle pratiche a tutela, ma si sta cercando già di adattarle a seconda delle convenienze. Minacciare a nome del Csm di 'acquisire' le dichiarazioni, vere o presunte, fatte da un politico, da uno qualsiasi (e ancora peggio se fatte dal presidente del Consiglio e capo di una forze politica), in una sede di partito, significa far saltare ogni regola democratica. Significa - sostiene Saponara - mettere sotto 'tutela giudiziaria' il bene più sacro di una nazione che è quello del dibattito politico, del più acceso". Saponara indovinava nel prevedere che "anche questa volta l'equilibrio del capo dello Stato Giorgio Napolitano non consentirà che si faccia strame delle regole e della Costituzione".

 
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