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ANNIVERSARI: IL 23 NOVEMBRE DEL 1980 IL TERRIBILE TERREMOTO IN CAMPANIA


CAMPANIA, 22 novembre 2009 - Domenica, 23 novembre 1980. Ore 19,34. All'improvviso la terra si scuote. Scatta verso l'alto. Lancia un boato. Poi mostra tutta la sua violenza. Un sussulto, un altro sussulto, un altro ancora. Ruggisce come mai nessun animale. E sembra non debba smetterla piu'. Un terremoto. Non piu' di un minuto, troppo lungo comunque. E indimenticabile. La scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter parte da 30 chilometri di profondita', stravolge dall'Irpinia al Vulture, stritola al suo passaggio un'area da Avellino a Salerno, fa sentire il suo cupo muggito in tutta Napoli e fino a Potenza. Non piu' di un minuto ma quando smette resta la devastazione. Case che sono solo macerie, 2.914 morti, 8.848 feriti, 280.000 sfollati. Non piu' di un minuto ma di Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Baronissi non rimane piu' nulla. A Balvano il terremoto non si ferma nemmeno davanti alla messa che si sta celebrando nella chiesa di S.Maria Assunta. Non si ferma e schiaccia 77 persone, 66 sono bambini e ragazzini che stanno pregando. A Napoli, in Via Stadera, nel quartiere di Poggioreale la scossa inghiotte un palazzo: 52 morti. Dei 679 comuni che costituiscono le otto provincie di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia cui passa addosso il sisma, ben 506, il 74%, sono danneggiati. Poi, dopo aver contato i morti, inizia la conta dei danni. Il terremoto dell'Irpinia costa al Paese 30 miliardi di euro. Una cifra riferita a stime del 1980 che se prova a fare i conti con l'inflazione alza e di molto gli effetti economici. Per quelli umani c'e' gente che ancora piange. Per questo, a distanza di 29 anni da quella sciagurata notte, e a soli sette mesi dal terremoto che ha colpito l'Abruzzo il 6 aprile scorso, geologi ed esperti da tutto il mondo si riuniscono domani a Napoli per non dimenticare. Ma con questo incontro scienziati e tecnologi vogliono soprattutto dire che si puo' e si deve costruire e sviluppare un territorio in modo diverso da oggi. E che lo si deve fare quando si e' costretti a convivere con il rischio sismico.

 
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