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DETENUTI, MALATTIE E MANCATE CURE: UN CASO CUCCHI ANCHE A CASERTA


SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta), 2 novembre 2009 - ore 15:05 - La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha prorogato di sei mesi i termini di un’indagine che vede indagati 18 medici casertani i quali non avrebbero diagnosticato un tumore a un giovane detenuto del carcere di Santa Maria Capua Vetere, Antonio Rengoni, 31 anni, deceduto lo scorso agosto dopo aver beneficiato degli arresti domiciliari nel dicembre del 2008. Nella denuncia presentata dal legale dei familiari del giovane sammaritano – la cui storia ricalca a tratti quella di Stefano Cucchi, il tossicodipendente romano deceduto per disidratazione nel corso di una detenzione a Regina Coeli – si parla di lesioni colpose. Rengoni, che si trovava fino al dicembre del 2008 rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere con l’accusa di reati legati alla droga, a seguito di continui malori accusati, e su sua richiesta, avrebbe ricevuto per dieci mesi le visite da parte dei medici che non sarebbero riusciti ad accertare la presenza di un tumore. Il giovane detenuto, rimasto paralizzato agli arti, avrebbe chiesto più volte – anche tramite il locale giudice di Sorveglianza - di essere sottoposto ad un esame di risonanza magnetica senza successo. Di qui lo sciopero della fame e, dopo il peggioramento delle sue condizioni di salute, il trasporto presso l’ospedale di Vallo della Lucania dove nel settembre del 2008 fu operato per una “estesa neoplasia maligna da asportare”. Intervento alla quale sarebbero dovute seguire 22 sedute di chemioterapia durate fino all’agosto di quest’anno, quando però Rengoni è deceduto mentre si trovava agli arresti domiciliari.

 
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